Libero, 25 gennaio 2020
I reati in Italia sono ai minimi storici
Alleluja, brava gente! Il 2019 ha dato molti guai agli italiani, ma ne ha procurati parecchi alla criminalità. Il formidabile blitz con 330 arresti di ’ndranghetisti dello scorso dicembre, dimostra che la repressione funziona. Ma il dato che impressiona, e che qui mettiamo a fuoco, si riferisce alla prevenzione. L’anno appena concluso è stato quello che ha registrato il minor numero di reati degli ultimi dieci anni. Per dirla con le parole del comandante generale dell’Arma, il generale Giovanni Nistri: «Il 2019 segna il più basso tasso di reati degli ultimi 10 anni». Non solo. Anche la capacità di indagarli, senza lasciare riposare le denunce nei cassetti, e di individuare i (presunti) colpevoli, ha raggiunto livelli da record. Riferendosi ai “suoi”, il generale Nistri ha annunciato: «I carabinieri hanno perseguito il 73% di tutti i reati denunciati, scoprendo il 63% dei casi risolti da tutte le Forze dell’ordine». Salvo errori, sono i dati migliori del millennio in corso. La notizia, valutata la fonte, è di qualità certificata. Non viene dai politici che si incoronano con l’alloro anche quanto i loro concittadini sprofondano, ma dal livello militare più alto dell’Arma, rivolgendosi agli allievi dell’Accademia, ma anche a noi tutti. E ci fidiamo. I carabinieri sono l’istituzione della quale la storia e la cronaca, nonché la vita quotidiana, ci hanno insegnato a credere. Sono «usi a obbedir tacendo». Quando parlano bisogna dar loro retta. Alziamo i calici, almeno dell’aperitivo, alla Benemerita. Se ci sono stati questi risultati, ne hanno certo merito. Come del resto Polizia e Guardia di Finanza. I numeri dicono allora che la direzione è giusta. Quale? Salvo l’ultimo trimestre (senza voler trascurare l’operato della ministra Luciana Lamorgese), i primi tre sono stati caratterizzati dalla gestione dell’ordine e della sicurezza da parte di Matteo Salvini. La partita della sicurezza, anche dopo aver lasciato il Viminale, ha per forza di cose mantenuto l’inerzia – come dicono i telecronisti istruiti – impressa dal Capitano. Non è un’opinione. Lo dimostrano le cifre. Il più comodo per capire la svolta è confrontare i dati tra il primo semestre del 2018, clima Gentiloni, e analogo periodo del 2019, clima Salvini: calo del 15% dei delitti. Ho rintracciato un’agenzia del mese di luglio scorso: «I dati della direzione centrale della Polizia criminale registrano con il segno meno quasi tutte le percentuali nel confronto con l’anno precedente. Meno omicidi, furti, rapine e reati informatici e soprattutto sono in forte calo gli stupri». Esempi? Omicidi -12,2%, tentati omicidi -16,2%, violenze sessuali -32,1%. Questo dato a quel tempo gli fu persino rimproverato. Si disse e si scrisse: si vergogni Salvini a instillare paura, quando i dati sono tranquillizzanti; la smetta di insistere con i riottosi grillini nel volere una legge che consenta ai cittadini aggrediti di difendersi senza temere la galera. I
MERITI DI MATTEO
La formula tipica per dargli del sobillatore irresponsabile era quella di contrapporre la criminalità percepita rispetto a quella reale, accusando Matteo di manipolare il termometro con i suoi allarmi. Vedrete: si ripeterà la stessa sceneggiata. Ci permettiamo a questo punto un’osservazione che sappiamo già resterà isolata. E se la paura, e il clima di ansia, la cui propagazione viene attribuita come un peccato mortale a Matteo Salvini (e a Giorgia Meloni) avesse spaventato i delinquenti, inducendoli a frenare le proprie incursioni banditesche, assai più del popolo confortato, nei suoi timori, dalla vicinanza dell’autorità politica? Esiste un livello della paura che è salutare, ce lo insegna l’etologia, per cui è bene che mamma cerva metta un po’ di apprensione in Bamby: circolano lupi, alza gli occhi. Coincide in antropologia con la vigilanza delle persone perbene, le quali premono perciò sui pubblici poteri perché provvedano a rafforzare prevenzione e repressione. Facendo regredire con parole e opere la sfacciataggine dei briganti a livelli tali da indurli a soppesare meglio i rischi della professione. In questo senso i dati non sono una sconfessione della necessità, anche culturale, di dar peso massimo alla sicurezza proprio indicando le piaghe visibili delle presenze malavitose anche con gesti eclatanti. Salvini da ministro, esibendo insegne delle Forze dell’ordine, si è reso visibile accanto a carabinieri e polizia, mostrandosi nei quartieri, a ridosso dalle aree problematiche per frequentazioni di facinorosi, segnalati dalle cronache dei giornali come piazze di spacciatori, o come giungle di palazzi popolari o privati occupati da gang incallite di extracomunitari o antagonisti da centri sociali a cui la sinistra, le Sardine, e purtroppo persino certa gerarchia ecclesiastica, forniscono copertura ideologica e protezione di carità pelosa. Un po’ di paura fa bene a noi, cittadini tendenzialmente perbene. E fa male ai malintenzionati. Non è un gioco di parole, ma la realtà della vita.
ZONE FRANCHE
Salvini sbaglia o no a insistere nel gironzolare nelle zone malfamate, adesso che non è più ministro? Certo puntare il dito contro i singoli, come ha fatto lui, sulla base di indicazione della gente del posto non si fa. La vox populi spesso ha ragione, ma i linciaggi scattano così, e nascono di solito per sospetti manipolati. Però diciamolo: a uno che avrebbe diritto alla casa, e non gliela danno, accompagnerebbe volentieri Salvini, ma anche Zingaretti, e persino Beppe Sala a suonare al citofono, e magari a bussare alla porta di chi occupa appartamenti di edilizia popolare che spetterebbero loro e invece sono loro rapinati dagli abusivi. Le denunce ci sono. È di ieri l’evidenza di un intero quartiere di Milano, zona San Siro, di cui Libero ha documentato la trasformazione in una casbah islamica: è nelle mani schifose di una banda di egiziani (208 appartamenti!) che tutti conoscono bene. E le case restano occupate. Perché le denunce ci sono, ma farlo è complicato. Poi gettano i materassi dalle finestre, usano i bambini come ostaggi. Suonare i campanelli? No, meglio la sirena della polizia.