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 2020  gennaio 25 Sabato calendario

I Benetton cercano soci e fondi

Il fallimento di Autostrade per l’Italia? Possibile. Il contagio del debito di 38 miliardi di euro in capo alla controllante Atlantia e un maremoto finanziario su scala planetaria? Possibile. La rottura del patto con il costruttore spagnolo Florentino Perez, che ha condotto alla acquisizione del 50% di Abertis da parte di Atlantia? Possibile. La decisione di separarsi da parte degli eredi dei fondatori Carlo e Gilberto (morti entrambi lo scorso anno), Giuliana e Luciano, e dunque sciogliere la cassaforte comune chiamata Edizione Holding, da cui dipende un impero che al 31 dicembre 2018 era forte di attivi per 87,5 miliardi, con un net asset value di 10,2 miliardi e utili netti per 197 milioni? Sì, anche questo è possibile.
Ma rispetto a tutte queste evenienze sono in corso azioni di contrasto. I prossimi sei mesi saranno decisivi, per capire quale volto assumerà la presenza della famiglia veneta sul piano dell’economia. Decisiva la composizione del prossimo board di Edizione, in scadenza a giugno. Decisiva la strategia che gli azionisti assegneranno al prossimo amministratore delegato. Decisiva la conferma o meno dell’attuale presidente, Gianni Mion, grand commis alla corte di Ponzano Veneto dal 1986. Ma più a breve, determinante appare l’epilogo del braccio di ferro con il governo: se dovesse essere mantenuto l’impianto del decreto mille proroghe, entro fine febbraio Aspi di sicuro restituirà le concessioni e chiederà l’annesso miliardario indennizzo. Ovvio immaginare contenziosi senza fine, altrettanto scontato il default della società schiacciata dal peso di 10,5 miliardi di debito e dalla fisiologica richiesta di rimborso da parte dei sottoscrittori dei bond (tra questi anche Cdp e Bei con 2,2 miliardi garantiti da Atlantia). Se transiterà indenne attraverso Scilla (i bond holder) e Cariddi (M5S e il premier Conte), allora la nave prenderà rotte del tutto nuove. Finita la stagione dei Benetton dominanti in tutte le società di cui sono azionisti, subentra il tempo della ricerca di soci finanziari compagni di strada. 
Si comincia con Aspi, che è la madre di tutte le questioni. Da almeno un anno e mezzo pende l’ipotesi di un ingresso di Cdp nel capitale, più probabile appare che entri F2i per il suo profilo più operativo. Ma quel che conta è la dichiarata volontà di voltare pagina: ne sono segni il radicale cambio di management, il piano straordinario di manutenzioni e nuove infrastrutture per 7,5 miliardi, l’apertura del capitale e il maggior coinvolgimento di soci finanziari del calibro di Allianz e del fondo dello Stato cinese Silk Road.
La parola chiave del nuovo corso in casa Benetton è «condivisione». La condivisione con il governo di un percorso di superamento della emergenza post Morandi è la premessa di ogni altra mossa. Ma i contatti sono in corso per ridefinire radicalmente geografia e peso specifico di Edizione in un impero che nel nome di Atlantia - primo gruppo al mondo nel settore autostradale e tra i maggiori nel campo delle infrastrutture al mondo - ha il suo perno. Le porte dell’impero sono state aperte ai piani inferiori, a partire come detto da Aspi. La data room per accogliere nuovi soci in Telepass è aperta. 
Atlantia sta selezionando tra grandi fondi di investimento e uno dei maggiori operatori aeroportuali europei i partners che entreranno in Aeroporti di Roma (AdR). La crescita per acquisizioni di Cellnex comporterà ingentissima finanza, di cui i soci Adia e Gsi dispongono; i Benetton potrebbero a diluirsi nei prossimi aumenti di capitale. La società che gestisce il patrimonio immobiliare accumulato in 50 anni di crescita arrembante intraprenderà una stagione di joint venture. Perez rumoreggia da Madrid, poiché ritiene che le condizioni di annessione di Abertis in Atlantia siano state tradite dal tracollo post Morandi, e vorrebbe ridiscutere pesi e ruoli. Si chiama governance e dipende anche dalla reputazione, oltre che dai denari. In tema di reputazione i Benetton hanno una montagna da scalare a mani nude, e lo sanno. Nel passato il nome Benetton generava simpatia e fiducia, oggi avviene l’inverso. Così non viene esclusa nemmeno la riapertura di un confronto con Perez per Abertis. Anche perché la fusione tra Atlantia e Abertis non è quasi partita, basti guardare la divisione che permane delle rispettive attività autostradali in Cile e pure in Italia. Abertis, intanto, sta partecipando alla gara per la concessionaria autostradale portoghese Brisa, segno che c’è vita nell’impero.
Torniamo ad Atlantia. Il nuovo amministratore delegato, Carlo Bertazzo, uomo di fiducia da un quarto di secolo della famiglia e di Mion, ha un mandato semplice da dire: non deve più fare il gestore delle autostrade, ma sovrintendere alla holding e accompagnarla alla natura di public company, coinvolgendo a fondo i soci attuali e i futuri. Di futuri molto importanti alla porta ve ne sono a iosa. Perché Atlantia ha lo status per affermarsi ancor più come operatore mondiale nel campo delle infrastrutture e dunque non solo autostrade e aeroporti, ma anche reti elettriche, logistica, energia.
Fondi pensione e fondi sovrani dei maggiori sulla scena internazionale stanno guardando Atlantia per tre ragioni: i fondamentali del patrimonio sono importanti; i valori post Morandi sono interessanti; i Benetton sono disposti a condividere e a diluire le loro quote. Qui sta il cambio radicale di orientamento strategico. 
Anche per Autogrill dovrà ripartire il tempo delle acquisizioni e integrazioni, sapendo per esempio che per esplorare il campo della ristorazione urbana occorrerebbe un socio che vi abbia specifica competenza. Resta fuori dal perimetro delle aziende da condividere con altri soci solo United Colors, da cui tutto ebbe origine. Perché qui il fondatore Luciano Benetton ha in corso il tentativo di recuperare la formula del mito e del successo antico.
Naturalmente occorrerà vedere come sapranno stare assieme i figli dei quattro fondatori, che hanno saputo creare dal nulla il loro impero colorato essenzialmente sulla fiducia e sui silenzi; i figli dovranno parlarsi e condividere, magari non andranno a mangiare una pizza assieme per favorire il dialogo e però dovranno imparare a condividere. Esercizio complicato, essendo appena quattordici.