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 2020  gennaio 25 Sabato calendario

Il British Museum: «Il tantra non è il sesso alla Sting»

Introdotta dal pudore della morale vittoriana, figlio di un’epoca in cui i celebri mutandoni in realtà li indossava soprattutto la regina che vi diede il nome, e confermata dal titolo di una vecchia commedia, l’espressione «niente sesso, siamo inglesi» è uno degli stereotipi più duri a morire. Basta passare un po’ di tempo in Inghilterra per rendersi conto che è completamente falso: gli inglesi fanno sesso probabilmente come e più degli altri popoli, senza freni inibitori o precauzioni, anche a giudicare dalle statistiche sulle gravidanze minorili, in cui sono in testa in Europa.
A testimoniare il vigore perlomeno di alcuni di loro fra le lenzuola viene spesso citato un parere autorevole: quello di Sting a proposito del sesso tantrico, che il cantante affermò di praticare con la moglie Trudie in sessioni della durata «di sette ore».
Ebbene, è una diceria anche quella. Primo, perché Sting, stanco di sentirselo attribuire, anni dopo chiarì di averlo detto in stato di ubriachezza: dunque si trattava di una battuta. Secondo, perché l’idea che l’aggettivo “tantrico” definisca soltanto una travolgente passione sessuale è fuorviante. La precisazione proviene da qualcuno che se ne intende: Imma Ramos, curatrice di “Tantra enlightenment to revolution”, grande mostra sull’argomento in programma al British Museum di Londra dal 23 aprile al 26 luglio prossimo. La prima rassegna del genere allestita in un museo britannico «non sarà sul piacere tanto per il piacere, né sulle presunte maratone amorose di sette ore di Sting», spiega la curatrice. Il tantra è una filosofia nata nell’India del Sesto secolo che mira a «imbrigliare il desiderio con l’obiettivo ultimo di trascenderlo e abbraccia ogni aspetto del corpo, inclusa la sensualità, per generare potere», avverte infatti Ramos. In Occidente viene solitamente equiparato al kamasutra o allo yoga, mentre va inteso come una ben più ampia «teoria della trasgressione».
Beninteso, ci sono sia sesso che yoga negli oltre cento oggetti della mostra. Ma il lato più importante della rassegna, specifica il museo, è sottolineare l’importanza del potere divino femminino e smentire la percezione della femminilità come docile e passiva. Non per nulla l’allestimento comprende una statua del nono secolo della dea Chamunda che danza sul cadavere di un uomo e una terrificante scultura del 1890 della dea Kali, simbolo del movimento anticoloniale indiano contro l’Impero britannico, con indosso una ghirlanda di teste d’uomo decapitate.
«Il tantra ha cambiato il mondo», conclude Hartwig Fischer, direttore del British Museum. «Negli anni ’60-’70 fu interpretato come un movimento anticapitalistico e per il libero amore, ma è fortemente incompreso da noi occidentali. Potere femminile, fluidità di genere, pluralismo religioso, tutto questo ha a che fare con la disciplina tantristica». Troppo poco considerarla una sorta di afrodisiaco per Sting.