Corriere della Sera, 24 gennaio 2020
Trump ferma i visti Usa alle donne incinta
WASHINGTON Visto respinto, causa gravidanza. La Casa Bianca annuncia che «a partire dal 24 gennaio il Dipartimento di Stato non concederà più permessi di ingresso temporanei agli stranieri che cercano di entrare negli Stati Uniti per “il turismo delle nascite”». È uno strappo importante alla regola dello Ius soli, introdotta nel 1868 dal 14esimo Emendamento della Costituzione: chi nasce nel Paese acquisisce automaticamente la cittadinanza.
La stretta interesserà i permessi di ingresso per turismo, affari o cure mediche (i cosiddetti B-1 e B-2). Di fatto i consolati Usa si dovranno trasformare in una specie di consultorio o di gabinetto ginecologico. I funzionari porranno domande molto personali alle donne incinte, per esempio da quanto dura la gestazione, quanto tempo hanno intenzione di fermarsi, se hanno già programmato il parto altrove e così via. L’obiettivo dell’amministrazione, si legge nel comunicato della Casa Bianca, «è chiudere una falla legislativa che ha consentito abusi diventati endemici, con un sovraccarico per i nostri ospedali, per i soldi dei contribuenti».
Il Washington Post cita le cifre elaborate dal Center for Immigration Studies, un think tank di area conservatrice. Ogni anno circa 33 mila donne straniere entrano con un visto turistico e partoriscono negli ospedali di Houston, Miami, New York e altre città. Poi tornano a casa, con un neonato born in the Usa e che da adulto potrà entrare negli Stati Uniti senza alcun problema.
Sono numeri marginali rispetto ai circa 47 milioni di migranti che già vivono in America. Ma l’amministrazione di Washington punta molto sulle azioni dimostrative. Anche se talvolta sembrano in contraddizione tra loro. Nel caso specifico: Trump da una parte blocca le gestanti alla frontiera, dall’altra oggi parteciperà alla marcia degli anti-abortisti in programma nella capitale. È il primo presidente a intervenire di persona a una manifestazione organizzata dai «pro-life», un movimento capace di mobilitare migliaia di persone e di pesare nella politica. Un esempio: il gruppo Susan B. Anthony ha già stanziato 52 milioni di dollari per sostenere la campagna elettorale di «The Donald».