ItaliaOggi, 24 gennaio 2020
Periscopio
L’enciclopedia del buon senso non si acquista a dispense settimanali. Dino Basili. Uffa news.
Bettino Craxi mi disse: «Se solo annunciassi l’intenzione di scrivere un libro sulle mie memorie finirei morto impiccato sotto ponte Milvio, come il povero Calvi». Augusto Minzolini. Il Giornale.
Se persone come Gad Lerner e Michele Santoro sono state fatte fuori dallo stesso pubblico che per anni li ha osannati, un motivo ci sarà. Ma Lilli Gruber fa finta di non saperlo. Stefano Bini. Libero.
Alle primarie del Pd in Puglia, per indicare il candidato presidente alle prossime elezioni regionali, hanno partecipato quasi 60 mila persone in meno rispetto a cinque anni fa. Giuliano Foschini. la Repubblica.
Se il problema e l’oggetto delle attenzioni di tutti è solo Salvini, si rischia di cadere nella trappola di chi sostiene che Bonaccini non conta nulla, proprio come la Borgonzoni. A quattro giorni dalla fine della campagna elettorale. Non mi sembra un gran risultato. Pier Ferdinando Casini. Corsera.
Se il governo ci propone di votare una schifezza come la riforma Bonafede, che è stata varata dall’esecutivo gialloverde di Lega e M5S, la risposta di Italia Viva resta: no. Ed è triste che invece i Dem si siano allineati: la vera novità di oggi, purtroppo, è vedere il Pd a rimorchio della cultura giustizialista di M5s. Questo fa male e fa male a chi vede nel Pd la casa dei riformisti e non dei giustizialisti. Matteo Renzi. Laura Cesaretti. Il Giornale.
Il disprezzo ostentato degli M5s per le competenze è coerente con le esigenze di un pubblico (in costante crescita) che esce, impreparato e ignorante, da certe scuole. Il loro giustizialismo infine, si sposa a meraviglia con le esigenze di quella Repubblica giudiziaria sbocciata ai tempi di Mani pulite e tutt’ora imperante. Questo per dire che i 5 Stelle, checché se ne creda, dispongono di un’identità forte. Il Pd invece, dal punto di vista identitario, non è carne né pesce. È probabile che una parte della base del Pd si senta attratta dai 5 Stelle. È meno probabile il contrario. Angelo Panebianco. Corsera.
Al cospetto di Conte, Di Maio o Gualtieri mi levo il cappello, incerto se ammirarne più il coraggio o l’improntitudine. Nessuno di loro è all’altezza del compito perché i ruoli non si improvvisano. Infatti, alternano buchi nell’acqua a disastri. Ma è magnifico come recitino gli incarichi ricevuti, parodiando i grandi che li ricoprirono in passato. Il fazzoletto a tre punte di Conte, il taglio prussiano del pomiglianese Di Maio, le impettite sfilate d’onore, i compunti alzabandiera, il tu compiaciuto ai leader del mondo. All’origine, la mai sopita tendenza italica di prendere tutto sottogamba. Giancarlo Perna. LaVerità.
Sono affetto da una degenerazione retinica in alta miopia. La retina insomma invecchia precocemente. È come se il mio occhio, oggi, non avesse la mia età bensì 130 anni. All’inizio è stato sconvolgente. Perdevo le forme e poi i colori. E ora, mi dicevo, che cosa faccio? Poi un bel giorno ho deciso di non piangermi più addosso. E ho capito che dal disastro potevo estrarre qualcosa di prezioso. Anche la sfiga, come spiegai a una platea di ragazzi, può essere motrice di creatività. Sergio Staino, disegnatore satirico, creatore di Bobo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Questo è un periodo felice sul piano dell’ispirazione. Ma con un limite: quando ci sono queste stagioni di crisi, i politici fanno e disfano tutto da soli, incluse le battute via Twitter. Mi sono accorto che per Repubblica ho disegnato otto vignette di seguito con dentro Salvini. Non mi era capitato neppure con Berlusconi. Questo significa che non puoi fare a meno di vederli perché non c’è altro. E allora vuol dire che siamo messi malissimo. Altan (Simonetta Fiori). la Repubblica.
DARIA BIGNARDI, 3 – Prima Le invasioni barbariche, ora L’assedio. Gli ascolti sembrano in linea con i titoli bellici che la conduttrice predilige per i suoi programmi: un cumulo di macerie fumanti. Alla puntata di esordio, appena 281 mila spettatori, pari all’1,3% di share. Va in onda sul Nove, ma è da sottomultiplo: tre. Per le prossime stagioni suggeriamo Waterloo o Caporetto. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
C’era un benefattore sorpreso dalle forze dell’ordine mentre usciva dalla finestra di una villa con un sacco di refurtiva. «Ho sentito dei rumori sospetti e mi sono infilato dalla finestra aperta», spiegò ai carabinieri. «Appena mi hanno visto, i ladri sono scappati e io ho raccolto il sacco per portarlo in caserma da voi, ma per fortuna siete già qui!». Massimo Gramellini. Corsera.
Giorgio, vieni a Varese, andiamo da Zamberletti, giochiamo a scopa d’assi a due. Dopo, ti rilascio un attestato: «In data … Giorgio Dell’Arti ha giocato (e perso) a carte con il sottoscritto. Avendo il sottoscritto per anni e anni giocato con Piero Chiara… avendo Piero Chiara giocato per anni con un Giuseppe Prezzolini novantenne e passa… avendo Giuseppe Prezzolini giocato in diverse occasioni in giovane età con Giosuè Carducci… si attesta che il predetto Giorgio Dell’Arti oggi si colloca a quattro partite di scopa da Giosuè Carducci…». Mauro della Porta Raffo a Giorgio Dell’Arti. Alle 5 della sera di Cesare Lanza.
Le critiche al presidente Ceausescu non venivano consentite. Chi lo faceva rischiava di finire in carcere e anche in un manicomio. Ceausescu ripeteva sempre: «Solo un pazzo non ama il comunismo». I più pericolosi, per il regime, venivano inviati in un penitenziario della Transilvania. Ad Ajud abbiamo trovato nei registri i nomi di 689 prigionieri politici arrestati tra il 1965 e il 1989. Marius Oprea, presidente dell’Istituto per la ricerca dei crimini del comunismo (Aldo Forbice). LaVerità.
Era sufficiente andare a caso, camminando lentamente per assaporare ancora una volta la grandezza delle minime cose. Così gli capitò di girare per un vicolo stretto e scuro, appena fuori dalla via principale, con le mani nelle tasche dei pantaloni e il respiro teso al profumo del caffè che si sentiva uscire forte da un minuscolo negozio di torrefazione a due passi da lì. Franco Moro Bolzoni, Le parole che si dicono di notte. Albatros, 2019.
L’Erzieher apre la porta e lo butta fuori sulla neve, con un gelo tale e il didietro fuori, e deve tornare a palazzo da solo, senza nemmeno una slitta, un landò, un bucintoro, delle renne, degli elefanti, un vin brûlé. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1969.
Com’è pesante la conversazione con la gente leggera! Roberto Gervaso. Il Messaggero.