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 2020  gennaio 23 Giovedì calendario

La Samp in vendita e l’assedio dei creditori a Ferrero

Il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero è ormai assediato dai creditori. L’8 gennaio il tribunale di Padova ha dichiarato il fallimento di una società del gruppo, dopo aver rispedito al mittente, con una certa durezza, il piano di rimborso ai creditori firmato dalla figlia di Ferrero. Mercoledì 15 gennaio una delle holding più importanti del gruppo, la Eleven Finance, proprietaria tra l’altro del cinema Adriano a Roma, ha alzato le braccia chiedendo la protezione dai creditori (uno dei quali aveva presentato domanda di fallimento) e lo ha fatto depositando il ricorso in tribunale a Roma per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo.


Rischio Sampdoria?
Due segnali inequivocabili che il nodo dei debiti e del deficit patrimoniale è ormai al pettine. Le società sono insolventi e le gravi difficoltà in cui versa il gruppo potrebbero ripercuotersi anche a Genova, sponda blucerchiata del calcio cittadino. Quanto meno sul potere negoziale: dopo il naufragio (definitivo?) delle trattative con la cordata Vialli, la vendita del club è tornata d’attualità, anzi potrebbe diventare rapidamente necessaria. Tanto più che agli atti c’è già la notizia (anticipata da Mf a fine novembre) che la compagnia aerea Lufthansa ha presentato un’istanza di fallimento da 1,66 milioni di euro nei confronti della Farvem Real Estate, un’altra società dell’arcipelago personale del vulcanico imprenditore. Anche la Farvem ha dovuto rivolgersi al tribunale per tentare un concordato preventivo.


I due Ferrero
Il rischio di un cross default, cioè una sorta di contagio di gruppo, è improbabile per ora. Ma il rischio si farebbe sempre più concreto se i concordati non dovessero procedere o venissero respinti (come a Padova), le istanze di fallimento aumentassero e, soprattutto, se Ferrero non trovasse rapidamente i soldi per tamponare i buchi patrimoniali e rimborsare una folla di fornitori, banche e professionisti. Il club calcistico, tuttavia, ha bilanci in utile (grazie alle plusvalenze nella compravendita di giocatori) e si colloca nel ramo più sano del gruppo. Ma è impensabile che il ramo possa reggere a lungo se il resto della pianta si incendia. Oggi, paradossalmente, da una parte c’è il Ferrero che da tempo non paga artigiani, professionisti, dipendenti (alcuni per questo anche in seria difficoltà); dall’altra c’è il Ferrero estroverso protagonista che calca le scene e gli stadi del calcio multimilionario di serie A.


Crac a Padova
Ma che cosa è successo a Padova? I giudici non hanno dato credito al piano di salvataggio che la figlia di Ferrero, Michela, e i professionisti incaricati avevano presentato per la Abaco 101-Cineplex. E così l’azienda ha fatto crac. L’asset principale di Abaco è la proprietà di cinema multisala a Padova. È un dissesto da pochi milioni di euro, e per questo assai eloquente, con le banche che avevano già portato a sofferenza e rivenduto i loro crediti. Il piano concordatario prevedeva un rimborso intorno all’8% per la maggior parte dei crediti, erariali e previdenziali compresi, «degradati a chirografo», cioè il livello più basso della tutela. Intanto i bilanci indicavano in 102.691 euro lo stipendio annuo del liquidatore: la figlia di Ferrero. La Holding Max della famiglia (l’80% è in mano a Vanessa, l’altra figlia) avrebbe dovuto fornire «nuova finanza esterna», apportando un terreno che avrebbe funzionato da parcheggio per il multisala. In realtà ci voleva ciò che è sempre scarseggiato in casa Ferrero: i capitali. E il tribunale, respingendo la proposta di concordato, ha sottolineato una carenza di fondo: nessuna «analisi critica e motivata dei profili di responsabilità dell’organo gestorio» (da ultimo il liquidatore), cioè la possibilità di avviare azioni risarcitorie, anche perché la società, incredibilmente, «versa in una condizione di scioglimento fin dal marzo 2012». Inutile dire che l’organo gestorio era targato Ferrero.


Sos a Roma
Fallita la Abaco a Padova, gestita da Michela Ferrero, è arrivato l’sos a Roma per la ben più strategica Eleven Finance guidata da Vanessa Ferrero e in liquidazione da maggio 2019. La Eleven è proprietaria di una serie di immobili-cinema a Roma tra cui l’Adriano, Atlantic, Reale, Ambassade, Excelsior e altri. Il bilancio 2018 si era chiuso con 55 milioni di perdita e 120 milioni di debiti ma tutti scaduti il 31 dicembre scorso. Nel documento depositato martedì Ferrero ammette lo “«stato di crisi» e la «tensione finanziaria» che però «ritiene di poter superare in un congruo lasso di tempo» con un concordato che «preservi il valore del patrimonio e assicuri il migliore soddisfacimento dei creditori». Tra cui, in maniera rilevante, l’Agenzia delle Entrate.


Il fisco chiede il fallimento
E proprio dalle Entrate, a quanto risulta, è stata spedita ai Ferrero l’ennesima istanza di fallimento. Ma il vulcanico Viperetta, com’ è soprannominato, è uomo dalle mille risorse. Come quando nel 1995 - si legge nella biografia sul suo sito web - «su incarico del Governo Cubano, progetta e crea il Cinema di Stato a Cuba che si concretizzerà poi con la costituzione del ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos)». E pazienza se l’Icaic venne in realtà creato - secondo la Treccani - nel marzo del 1959, quando Ferrero aveva 8 anni.