la Repubblica, 23 gennaio 2020
I misuratori domestici dello smog
La qualità dell’aria è discreta. Lo dice il sensore, comunicandolo attraverso la app. Il bello? Che parla di quella esterna, analizzata l’ultima volta che è stata aperta la finestra. Lui infatti, il sensore, si trova dentro la valvola smart per termosifoni della tedesca Tado. Durante l’allarme rosso di Roma, che ha portato ad un blocco del traffico di quattro giorni, registra livelli di polveri sottili non basse ma nemmeno preoccupanti. La finestra del resto non affaccia su una strada e poi nella capitale, se si abita in un palazzo con qualche secolo di età, i pericoli possono essere altri. Il Wave Plus della norvegese Airthings è fra i pochi a rilevare anche la presenza di gas radon. Radioattivo, inerte, presente in rocce vulcaniche come il tufo, abbonda negli edifici vecchi. Si accumula nelle cantine e nei piani bassi, ma si può trovare anche in quelli più alti, e può portare al cancro polmonare stando all’Istituto Superiore di Sanità.
«A Roma ci sono le radiazioni da radon, al nord invece un livello di inquinamento dell’aria che in certe zone è spaventoso». La confessione risale ad un paio di anni fa, la fece uno dei due fondatori della startup pisana Nuvap che all’inizio produceva un apparecchio di misurazione per abitazioni private. Ne avevano venduti in tutta Italia, cominciando a raccogliere dati sulla qualità dell’aria all’interno delle case.
Oggi sul mercato ad offrire il controllo delle polveri sottili, umidità e temperatura, ci sono diversi dispositivi. Pochi però scendono in profondità come fa la Tado distinguendo fra PM 10 e PM 2,5 (manca però il PM 5 ), monossido di carbonio, ozono, biossido di azoto e zolfo. Ancor meno quelli che hanno anche il radon. La maggior parte si limita ad una generica classificazione del livello di inquinamento assegnando un punteggio e controllando nel tempo l’andamento nel tempo. «Connettere un dispositivo al Web, poco importa che sia un sensore o un’automobile, è la nuova normalità», racconta Christian Deilmann, tra i fondatori della Tado. «Lampadine, altoparlanti, serrature, videocamere sono solo alcuni esempi. Quello del controllo climatico e della qualità dell’aria è una delle aree più importanti dove però non si può improvvisare». In pratica secondo Deilmann se si produce sia termostati smart, sia videocamere e citofoni, è difficile che si riesca a fare tutto con la stessa cura.
Stando alla Allied Market Research, il mercato delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria in aree pubbliche dovrebbe toccare i 6,8 miliardi di dollari nei prossimi due anni, mentre quello dei sensori domestici si prevede arrivi a 4,6 miliardi secondo la Markets and Markets. Cifre basse, per ora. Gli altoparlanti intelligenti, fra gli oggetti connessi più popolari, hanno un giro di affari otto o dieci volte maggiore. Salvo che le previsioni fin qui fatte non avevano tenuto conto di un’emergenza climatica.
Oltre alla Tado, che riesce a scattare la fotografia più accurata dell’aria che respiriamo, c’è anche la francese Netatmo. Il suo sensore rileva in aggiunta il livello di inquinamento acustico, ma per il resto ha una lettura abbastanza generica come quella dello Xiaomi Mijia costruito in Cina. Fa meglio l’inglese Awair.
Bisogna tener presente che si tratta di dispositivi che a volte costano meno di cento euro, pretendere una precisione da laboratorio sarebbe quindi ingenuo. Le cose però stanno cambiando e di generazione in generazione buona parte di questi apparecchi si fanno più completi, proprio perché l’aria che respiriamo in città come a casa peggiora di pari passo.