Corriere della Sera, 23 gennaio 2020
In mostra i fascicoli sui beni confiscati agli ebrei
Le leggi razziali del novembre 1938 ebbero un forte impatto sui beni patrimoniali ebraici, poiché la normativa impose di non possedere immobili, terreni o beni di valore superiore a un limite prefissato. L’eccedenza venne incamerata dallo Stato attraverso un ente di nuova formazione, l’Egeli (Ente gestione e liquidazione immobiliare), che affidò la gestione delle pratiche agli istituti di credito fondiario: in Lombardia il Credito Fondiario della Cariplo. Dal 30 novembre del 1943 scattò inoltre la confisca di tutti i beni degli ebrei che venivano deportati. Analogamente si operò per circa 500 «beni nemici», ovvero quelli dei cittadini di Paesi in guerra contro l’Italia.
I documenti del Fondo Egeli, che testimoniano la sottrazione di questi beni in Lombardia, sono custoditi nei sotterranei delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo in piazza della Scala, dove da oggi ne sono esposti una gran parte nella mostra Storie Restituite. I documenti della persecuzione antisemita nell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo (Gallerie d’Italia, sino al 23 febbraio).
«L’archivio Egeli è costituito da 300 faldoni per 70 metri lineari dei circa 4 chilometri che occupano i documenti dell’Archivio Cariplo», spiega Barbara Costa, responsabile dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo. «Parte dal 1939, con l’inizio della liquidazione dei beni ebraici e va fino al ’57, data in cui sono già stati quasi tutti restituiti». La mostra, curata dalla Costa e da Carla Cioglia, giunge a conclusione di un progetto biennale che ha realizzato il riordino e l’inventariazione del fondo. È stato fatto un regesto di ognuno dei 2.000 fascicoli confrontandosi con il Cedec (Centro di documentazione ebraica) per aggiungere immagini delle persone citate nei documenti.
L’inventario delle carte e tutta la documentazione del fondo sono messi ora a disposizione di familiari e discendenti delle persone colpite dai provvedimenti, di studiosi, delle scuole, dei cittadini interessati ad approfondire questa vicenda. L’archivio digitale, con regesto dei documenti e immagini, è disponibile in mostra su touch-screen. Il solo inventario è anche disponibile on line (https://asisp.intesasanpaolo.com). Per gli studiosi interessati agli originali la consultazione è normalmente disponibile nella sala studio di via Morone 3.
I beni sottoposti al sequestro sono dettagliatamente descritti nei verbali di presa in consegna stilati dai funzionari della Cariplo. Fra la documentazione figura anche la corrispondenza con i proprietari dei beni o i loro eredi, all’atto della restituzione; fra queste carte spesso ci si imbatte nella storia dei perseguitati. La mostra ricostruisce, in particolare, sei storie esemplari scelte tra gli oltre 1.500 fascicoli nominativi. Sono quelle di Rinaldo Jona (dipendente Comit e tessera fascista), Aurelia Josz (docente di pratiche agricole), Gino Emanuele Neppi (medico a Baggio), Alfredo e Piero Sonnino (titolari di un cotonificio di Besozzo) e Schulim Vogelmann, già tipografo presso l’editore Olschki e inserito nella celebre Schindler List.
C’è poi quello del pensatore Eugenio Colorni: nato a Milano il 22 aprile 1909, si laureò nella metropoli lombarda con una tesi su Leibniz e insegnò all’Istituto Carducci. Antifascista, in contatto con i fuoriusciti, fu condannato al confino nell’isola di Ventotene. Qui con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi preparò il famoso Manifesto di Ventotene per un’Europa libera e unita. Liberato dal confino, il 27-28 agosto 1943 partecipò a Milano alla fondazione del Movimento federalista europeo. Impegnato nella Resistenza a Roma, Colorni morì il 30 maggio 1944 per le ferite inflittegli dai fascisti della banda Koch, pochi giorni prima della Liberazione della capitale.
Spulciando tra i beni sottoposti a sequestro, emergono anche quelli di Giuseppe Segre, nonno della senatrice a vita Liliana. Il sequestro dei suoi beni inizia nel 1943. Si tratta di sei appartamenti e tre negozi in corso Buenos Aires, arredi ed effetti personali nell’appartamento di corso Magenta 55 e «somma di denaro in contanti». Tra i beni confiscati anche quadri di Carnielli, Lentini, Muzzi, Rossi Vezzani, arazzi, statue e statuette. Al nonno della senatrice viene sequestrata anche la ditta di tessuti Segre & Schieppati, che aveva sede in via Illica. Nel ’44 la ditta risultava «inattiva» e le attrezzature furono vendute dall’Esattoria Civica in due aste nella primavera del ’44. La somma ricavata non fu, tuttavia, spesa, ma «versata su un libretto postale depositato presso la Pretura di Milano, che venne riconsegnato all’erede Amedeo Segre».
Per Michele Coppola, direttore di Progetto Cultura, questa iniziativa «testimonia l’importanza della custodia dei documenti per la trasmissione della memoria e arricchisce lo sforzo di Intesa Sanpaolo nel sostegno dell’attività culturale»; il direttore del Cedec, Gadi Luzzatto Voghera, sottolinea l’importanza della «collaborazione tra archivi per ricostruire storie personali», mentre Elisabetta Pallata, direttore della Fondazione 1563 (che si occupa della valorizzazione dell’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo) ricorda che anche a Torino i fondi Egeli sono stati schedati.
In occasione della mostra è stata anche realizzata una pubblicazione intitolata La Banca Commerciale Italiana di fronte alle persecuzioni antisemite (1935-1945), dove viene evidenziato l’impegno della banca guidata da Raffaele Mattioli per il salvataggio di molti dei suoi impiegati ebrei (di imminente pubblicazione online).