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 2020  gennaio 22 Mercoledì calendario

QQAN20 Prima lezione di scrittura creativa da Arbasino

QQAN20

«Si comincia sempre con molti appunti presi qua e là, in giro. Poi vengono diverse stesure successive a casa, fra pareti di libri pronti per la consultazione e divani comodi ove stendersi a leggere. Buona musica di fondo: ha influenze stupende sulla struttura del fraseggio, mentre la telefonata di una vociaccia ha il potere di far sprofondare nella volgarità. Ma nessuna stesura è definitiva! Si cerca di migliorare con ogni riscrittura. E niente di peggio che lavorare a orario fisso: si produce solo scrittura burocratica. I risultati migliori, alla fine di una giornata, dipendono dall’aver incominciato quando si aveva davvero voglia, e smesso quando il desiderio era passato: come col mangiare, il bere e il sesso».

Alberto Arbasino su come scrive, in un’intervista a Grazia Cherchi pubblicata su Panorama nel 1991 e poi nel suo libro, Scompartimento per lettori e taciturni

Alberto Arbasino è nato a Voghera il 22 gennaio del 1930 e oggi compie 90 anni. È uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, oltre che giornalista, critico teatrale e poeta; è stato anche deputato come indipendente per il Partito Repubblicano Italiano, tra il 1983 e il 1987.

È famoso per una scrittura umoristica che prende in giro perfidamente e bonariamente costumi e vizi, fondendo narrativa e saggistica, mescolando generi letterari, espressioni popolari, vocaboli raffinati, e che si appoggia su un atteggiamento generalmente divertito, scherzoso, borghese e leggero nella forma come nel contenuto.

Il suo primo libro, Le piccole vacanze, uscì per Einaudi nel 1957, con l’editing di Italo Calvino: è una raccolta di racconti ambientata ai tempi della guerra, sulla vita in provincia di chi passava il tempo in attesa che la guerra finisse; molti erano stati scritti quando Arbasino aveva poco più di vent’anni e dimostrano già un’impressionante sapienza nella scrittura.

Altri capisaldi sono il romanzo epistolare L’Anonimo lombardo, uscito per Feltrinelli nel 1959; Fratelli d’Italia, pubblicato nel 1963, poi riveduto nel 1967 e poi ancora nel 1991: usa come gancio le avventure di due omosessuali che girano l’Italia e l’Europa per ritrarre l’ambiente culturale e artistico italiano dell’epoca; Super Eliogabalo del 1969, la sua opera più surrealista, definita pop, kitsch, camp e quant’altro, che racconta il weekend di un giovane e contemporaneo imperatore romano tra ville, orge, spettacoli folli a Ostia, nel tentativo di fuggire famiglia, debiti e responsabilità.

Lo stile di scrittura di Arbasino, il suo gusto e il suo sguardo sulla società hanno fatto scuola e ora sono in molti – sia romanzieri che giornalisti di cronaca e di costume – a considerarlo un maestro e a imitarlo.