ItaliaOggi, 22 gennaio 2020
Periscopio
Puntare il binocolo verso il vicolo cieco. Dino Basili, Uffa news.
Non ho amici politici e non me lo posso permettere. Enrico Bertolino, comico, Circo Minimo.
La guerra serve per fare la pace. Altrimenti è follia criminale. In Italia tutto ciò non è ovvio. Consideriamo guerra e politica come attività opposte. Lucio Caracciolo. Repubblica.
Carlo Calenda, grande avversario del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulle questioni Ilva e Tap ha detto: «Alle regionali pugliesi io voterò per Raffaele Fitto, l’unico competente in circolazione». Giuliano Foschini. La Repubblica.
Il futuro di Berlusconi deve essere l’accordo con Salvini, ma dobbiamo stare con lui per correggere quello che Salvini non può fare, il partito della cultura, della bella Italia, dei valori di conoscenza e competenza. Di essere padano mi vanto. Non come Bossi, però, ma come Verdi, il Parmigianino, Antonioni, Nicolò dell’Arca. Vittorio Sgarbi, candidato Fi alle regionali dell’Emilia Romagna (Luca Fazzo). Il Giornale.
La Securitate, che era la Polizia segreta comunista rumena aveva alle sue dipendenze un vero e proprio esercito di informatori:136 mila addetti, su un totale di 400 mila poliziotti e funzionari; solo gli ufficiali erano 15 mila. Controllavano tutto e tutti,nei luoghi di lavoro, nei paesini più sperduti, nelle città, nelle case contadine e nei palazzi affollati di famiglie. Marius Oprea, presidente dell’Istituto per la ricerca dei crimini del comunismo (Aldo Forbice). La Verità.
All’aeroporto di Ciampino (Roma) non c’era nessuno, salvo un paio di soldati che tenevano in braccio la mitraglietta come un bebè. Ai tassisti sfaccendati, chiedo: «Chi è primo?». «Io», fa uno. Gli dico: «Piazza Fiume, centro di Roma. Niente tassametro, tariffa fissa». Mi riferivo a quella comunale: 30 euro da Ciampino al centro città. Il tassista si ferma di botto e dice: «Non sono sicuro di essere il primo». Ammicca al collega e fa: «Me sa che er primo sei tu». «So l’urtimo», replica l’altro e si rivolge a un terzo del branco: «Prendilo tu sto Piazza Fiume. Tanto devi annà ar Muro torto a du’ passi». Quello non risponde e tutti cominciano a fischiettare. Non vogliono me: cercano il tacchino cui fare la festa. Giancarlo Perna. la Verità.
Nel 2008 giro Le ombre rosse. A proposito di fallimenti politici, quel film li mette bene in mostra. Dedicai questo film a Sandro Curzi. Con lui siamo stati amici fin dalle elementari. Morì poco prima che il film uscisse nelle sale. Andai con la sceneggiatura a trovarlo in ospedale. Era prostrato nel letto. Gli raccontai la trama e lui disse: «Citto mio, che cazzo di finale. Cambialo! Non puoi non dare una speranza a chi ha creduto in un’idea!». Seguii il suo consiglio. Citto Maselli, regista (Antonio Gnoli), la Repubblica.
FRANCO BATTIATO, 91/2 – Battiato Smagrito, lo sguardo spento, i capelli radi, afflitto da una male che da lungo tempo lo tiene lontano dalle scene, a 74 anni si congeda dal pubblico e lo fa a modo suo, senza parlare, cantando: «La vita non finisce, è come il sonno, la nascita è come il risveglio, finché non saremo liberi». Il brano s’intitola Torneremo ancora. Non se n’è mai andato, resterà per sempre. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Quello che oggi più mi spaventa è l’involuzione politica degli Stati Uniti. La loro sostanziale impotenza. Emilio Isgrò, pittore (Marco Bracconi) la Repubblica.
Per far ripartire un ciclo di crescita e di consumo consapevole bisognerebbe partire da uno stipendio minimo garantito di 1.500 euro. Basterebbe utilizzare i fondi che sono stati usati per finanziare quota 100 e reddito di cittadinanza. Oscar Farinetti, fondatore di Eataly.
L’inglese ha una potenza evocativa straordinaria. Per rendersene conto basta tradurre in italiano i testi di certe canzoni dei Beatles («Lei ti ama sì sì si – Lei ti ama sì sì sì»). Massimo Gramellini. Corsera.
Io ho le mie idee, si conoscono, ma il tentativo è di essere imparziali. Ciò che non sopporto è il concetto di due pesi e due misure, come succede in certi talk come quelli di Lilli Gruber o di Lucia Annunziata: se c’è un ospite di destra o se c’è Salvini viene massacrato di domande graffianti, invece si è più morbidi con uno di sinistra e questo non mi piace soprattutto da parte di giornaliste (la frecciata è diretta alla Gruber) elette in Parlamento europeo grazie a quella politica. Peter Gomez, conduttore di Sono le venti sul canale Nove, Discovery (Laura Rio). Il Giornale.
Quando su la 7 ci si imbatte nel programma Propaganda live condotto da Diego Bianchi, in arte Zoro, si ha l’impressione di essere in un magazzino abusivo, adibito a centro sociale, con musica che può piacere solo a chi frequenta quel contesto, con persone ideologicamente post-comuniste e ben indottrinate a ridere a comando. Stefano Bini. Libero.
Ho un’idea del potere come «possibilità del fare». Mio padre mi faceva spesso l’esempio degli scalpellini delle chiese medioevali, usi a fare statue perfette anche nel retro che le persone, dal basso, non potevano vedere, ma solo. Dio e i piccioni. Avevano l’idea delle cose ben fatte, perché le cose bisogna farle bene anche se non vengono viste. Eleonora Andreatta, figlia di Nino, direttore di Rai Fiction. La Repubblica.
Lo Zelig di Milano è stato una balera di periferia bombardata, sequestrata ai fascisti, ricostruita dai partigiani. Poi é diventato il tempio del rock. Ancora dopo, quel locale ha ospitato un teatro di avanguardia, e oggi è la casa dei comici di tutt’Italia. Sì in viale Monza 140. È lì sulla rive droite del Naviglio Martesana. Ma quando avrebbe voluto essere sulla riva opposta, a gauche, appunto, lo sanno solo Dio e Woody Allen, che a Zelig contano uguale. Gino Vignali, scrittore umoristico (Annarita Briganti), la Repubblica.
«Garcia Lorca ha il dolce accento andaluso, ma a differenza degli andalusi non si mangia la metà delle parole», annotava Silvio D’Amico, che lo conobbe nel ’35. Nello stesso anno lo incontra anche Indro Montanelli, il quale racconterà: «Non era quel bellissimo uomo che poi si è detto. Di media statura, di lineamenti piuttosto rozzi e pesanti, di fronte convessa, di folti neri e lisci capelli, tre sole cose aveva stupende: lo sguardo luminoso, la risata da bambino, e la voce», di «baritonale e calda gravità». Marco Cicala, scrittore. ilVenerdì.
Gli amanti ci dicono tutti le stesse cose. Anche per questo gli amori finiscono tutti allo stesso modo. Roberto Gervaso. Il Giornale.