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 2020  gennaio 22 Mercoledì calendario

Il più grande monastero buddista sui colli pisani

Le colline sono dolcissime anche qui, in quel tratto di Toscana che si interseca tra le province di Pisa e Livorno e che il Dalai Lama visitò e chissà forse guardò come un piccolo Tibet sperando che il progetto diventasse realtà. Ci è voluto più di un decennio ma ora le speranze dei buddisti stanno diventando realtà. Dopo lungaggini burocratiche, discussioni infinite e anche qualche polemica, a Pomaia, una frazione del Comune di Santa Luce (Pisa), nascerà il primo monastero buddista tibetano del Terzo millennio, il più grande d’Italia e probabilmente d’Europa. E, sostengono i monaci che da anni vivono in un vicino istituto, sarà l’esempio solenne di «karma positivo» (per i buddisti un’azione buona che apre sviluppi anch’essi benefici), non solo per i «tibetani», ma anche per le altre comunità e i piccoli gruppi zen che da anni seguono la filosofia del principe Siddharta.
A Pomaia da anni sorge un Istituto buddista (Lama Tzong Khapa) dove si svolgono seminari, conferenze, corsi di formazione per aprire le menti alla meditazione e, come dicono i monaci, «per diffondere la cultura dell’amore, della compassione e della saggezza insegnata da Buddha». Il via libera al progetto è arrivato, dopo chissà quante preghiere e mantra, non nell’istituto ma davanti a un tavolo al quale si sono seduti il sindaco di Santa Luce, il presidente della provincia e l’assessore regionale, per firmare la conclusione dell’iter burocratico che ha determinato anche una variante del piano regolatore. Che autorizza la costruzione del tempio in una ex cava, proprio il luogo che nel 2014 il Dalai Lama aveva visitato (con lui c’era anche Richard Gere) e benedetto come futura terra del monastero.
«Finalmente – commenta Massimo Stordi, rappresentante legale dell’onlus dei buddisti di Pomaia – inizierà la fase della realizzazione del monastero di cui si occupa l’associazione di monaci e monache Sangha Onlus. Sarà il primo monastero di tradizione tibetana in Italia e saremo molto attenti all’ambiente e alla sostenibilità. Sarà interamente green. Buddha sotto un albero è nato, ha avuto l’illuminazione ed è stato sepolto. Un messaggio ecologico che seguiremo. E non è un caso che saneremo un’antica cava per il nostro progetto».
I costi saranno finanziati dalla comunità buddista, senza contributi pubblici. Il terreno è già stato acquistato dai monaci che, per far diventare realtà il sogno, hanno fondato un’associazione monastica, la Sangha Onlus, separata dall’Istituto Lama Tzong Khapa fondato nel ’77 e visitato spesso dal Dalai Lama, ma composta dagli stessi religiosi. 
Il progetto, firmato da Gino Zavanella, uno dei più grandi architetti italiani, autore dello Juventus Stadium, e dall’architetto toscano Mauro Ciampa, è già pronto, con tanto di piano di fattibilità. Saranno compiute alcune modifiche per armonizzare l’edificio nel panorama delle colline pisane. L’archistar Zavanella, simpatizzante dei buddisti, ha accettato l’incarico anche per una questione di novità. Una volta inaugurata, infatti, la struttura sarebbe la prima in assoluto: in Italia ci sono da tempo centri di meditazione, ma non un monastero. 
In realtà i monasteri saranno due, anche se si può parlare di ali di uno stesso edificio. Quella dei monaci e quella delle monache e le cucine. Poi saranno realizzati il tempio, la biblioteca e la residenza dell’abate, il monaco responsabile. Tutto a piccoli lotti, in modo graduale, correggendo eventualmente alcune soluzioni per rendere il monastero ancora più integrato nel paesaggio. Anche l’istituto Lama Tzong Kapa, il centro attualmente in funzione, potrebbe essere interessato da un progetto di ampliamento con una grande sala dedicata alla meditazione. La prima fu distrutta da un incendio.