La Stampa, 22 gennaio 2020
Apre la villa di Albero Sordi
Nella Villa del Celio, in via Druso, affacciata sulle Terme di Caracalla, dove la convinzione di superiorità del cittadino romano doc appare come naturale conseguenza di quelle rovine uniche al mondo, Alberto Sordi viveva la parte più intima della sua esistenza. Proprio lì, nell’edificio Anni 30 progettato dall’architetto Clemente Busiri Vici e acquistato dall’attore nel ’54 (l’altro pretendente era Vittorio De Sica, ma pare che i fondi fossero sfumati al tavolo da gioco) sarà collocata (dal 7 marzo al 29 giugno) la sezione principale della mostra, curata da Alessandro Nicosia con Vincenzo Mollica e Gloria Satta, per il centenario della nascita. Un cammino affascinante, tra le memorabilia di un uomo notissimo di cui, in realtà, si sapeva pochissimo: «La Villa - dice Satta - era l’unico luogo del pianeta in cui il divo cedeva il posto all’uomo desideroso di privacy».
Gli altri due luoghi dell’esposizione, accolta con richieste record di prenotazioni (oltre 10mila da tutta Italia), sono il Teatro dei Dioscuri dove sarà riproposto Storia di un italiano, il programma tv Anni 70 che Sordi avrebbe voluto vedere inserito nei programmi scolastici, e la tensostruttura dove, accanto alla video-installazione di Roland Sejko, verrà proiettato il filmato su Sordi curato da Istituto Luce Cinecittà. L’obiettivo, spiega Nicosia, è «scoprire un Sordi speciale, benefattore, amante degli animali, collezionista d’arte, viaggiatore, fotografo appassionato. Chi compie la visita si sentirà come se fosse suo ospite».
Nel teatrino casalingo, completo di camerini professionali, saranno evocate con foto, oggetti e filmati infanzia e vita familiare, si ammirerà la collezione dei costumi di scena e degli abiti prediletti, giacche a quadri in testa, si potranno vedere testimonianze degli esordi nella rivista, conoscere le difficoltà degli inizi quando, a Milano, studente dell’«Accademia dei Filodrammatici», Sordi si sentì dire che non avrebbe avuto futuro per via dell’accento romanesco. E poi, ancora, sarà possibile ri-ascoltare i successi radiofonici e i doppiaggi celebri (compreso quello di Oliver Hardy nei panni di Ollio) e scoprire il «Sordi segreto» delle donazioni agli anziani, alle case di riposo e agli indigenti di cui non voleva si svelasse nulla, pur sapendo che la scelta avrebbe alimentato la leggenda dell’avarizia.
Rievocata anche l’esperienza di primo cittadino della capitale, con tanto di fascia tricolore, nel giorno dei suoi 80 anni. Alla fine del tour de force, rivolto al sindaco Francesco Rutelli, il divo era esploso: «A Rute’, nun gliela faccio più, non vedo l’ora di levarmi sta fascia, ho ereditato al 100% l’indolenza dei romani». Spazio anche per Sordi incallito sciupafemmine che non volle mai una moglie ma ebbe moltissime donne: «Una sera - raccontò una volta Monicelli - gli chiesi "ma come mai non ti sposi, non ti fa una famiglia?". E lui se ne uscì "E che faccio, mi metto un’estranea in casa?"».
Del comitato per le celebrazioni fanno parte, insieme al sindaco di Roma Virginia Raggi, Sofia Loren, Claudia Cardinale, Giovanna Ralli, Stefania Sandrelli, Franca Valeri, Ornella Muti, Carlo e Luca Verdone, Christian De Sica, Leonardo Pieraccioni, Enrico Vanzina e Catherine Spaak che racconta: «Nel film Io e Caterina ero una segretaria-amante abituata a eseguire ordini. Ero molto timida, non conoscevo Sordi e sul set, fin dall’inizio, ci trattavamo senza nessuna confidenza. Un giorno dovevo girare una scena in cui lo schiaffeggiavo, ero imbarazzata, ci davamo del lei, non ci riuscivo. Fu lui a mollarmi un ceffone per primo, risposi subito, ci siamo presi a schiaffi per una decina di minuti. Da allora siamo diventati grandi amici».
La mostra riporterà a galla fiumi di aneddoti, anche i più inattesi: «Jannacci era un fan sfegatato di Sordi - racconta Mollica - un giorno li ho fatti incontrare, Jannacci gli fece sentire una sua versione molto jazz di Nonnetta, alla fine Alberto mi disse all’orecchio "non la sa tanto bene, però è matto e mi piace"». Il 15 giugno, giorno del compleanno di Albertone, è in programma una grande festa nella Villa : «Fellini - ricorda Mollica - diceva che i comici sono benefattori dell’umanità. Sordi lo era, lo è ancora oggi, e, per me, non se ne è mai andato».