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 2020  gennaio 21 Martedì calendario

12QQAFM14 Intervista a George R. R. Martin, autore di Game of Thrones

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Ci accoglie sui tetti di Dublino, nella suite di un hotel di proprietà di Bono e The Edge degli U2. George R. R. Martin, autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco , il ciclo di romanzi da cui è tratta la serie tv Il Trono di Spade , è in Irlanda per un festival del fantasy. Molti appassionati forse preferirebbero che invece di apparire in pubblico finisse di scrivere i due ultimi volumi della saga, attesi da anni. Col suo berretto da marinaio e la barba grigia, l’americano settantunenne è un misto tra Capitan Findus e Buddha. Mentre parla tiene spesso le mani incrociate sulla pancia – non sembra turbato dal clamore che lo circonda: «Mi piace spaziare, invece di riscrivere sempre la stessa storia. Dalla fantascienza sono passato al fantasy, poi ai romanzi horror. Per un periodo ho fatto anche il critico. Ho insegnato giornalismo, dalla metà degli anni Ottanta scrivo sceneggiature. Dopo la conclusione del Trono di Spade sono alle prese con la serie tv prequel per Hbo, che tra l’altro mi ha dato l’incarico di produrre altre serie, non tratte dalle mie storie.
Può essere più preciso?
«Collaboro con la scrittrice Nnedi Okoraforall’adattamento cinematograficodelsuo romanzodi fantascienza Chi temela morte. La profezia di Onye . E sono proprietario diun piccolo cinemad’essai a Santa Fe, la mia città. Tutto questo assorbe moltotempo, mamipiace».
Mancano ancora due romanzi per chiudere il ciclo “Cronache del ghiaccio e del fuoco” e sono attesi da anni. Si sente sotto pressione?
«Vede, quando scrivo romanzi vado lento. Ho amici che riesconoa lavorare a tre, quattro progetti diversi contemporaneamente. La mattina scrivono un romanzo, il pomeriggio dei racconti e la sera una sceneggiatura. Io non ci riesco. Quando scrivo un romanzo mi immergocompletamenteinun mondo difantasiache riempie tutta lamia immaginazione,ècome vivere un’altra vita. Preparare un progetto, produrreunfilm, o semplicemente gestireun cinemaa confronto è facile».
"Il Trono di Spade" ha raccontato il finale delle sue storie prima che lei potesse farlo nei suoi libri. La mette in difficoltà?
«Lagenteconosce unfinale– nonil finale. Gli autori della serie tv mi hannoscavalcato, enon melo aspettavo. Quindi continuo a fare quelloche faccio da anni: cerco innanzitutto di terminare il prossimo libro, The WindsofWinter per passare poi al seguito, A DreamofSpring . Mi concentrosu questo. Poi si vedrà».
Ci riprovo: ormai sappiamo che fine fa la Madre dei draghi. Ha in mente una versione letteraria alternativa?
«Lerispondoconunadomanda: quanti figli aveva Rossella O’Hara?
Nelromanzodi Margaret Mitchell tre. Nel film tratto da Via col vento solouno. Quale versione vale?
Nessunadelle due, perché Rossella O’Hara non è mai esistita, è un personaggiofittizio, non una donna verache ha avutofigli veri. Oppure prendaLaSirenetta . Laconosciamo dallafavola omonima diHans ChristianAndersen e dal film Disney. Quale delle due è la veraSirenetta?
Lesirene non esistono, si può decidereliberamente in base ai propri gusti. Vale per qualsiasi adattamentocinematograficoo televisivo, le variazioni sono inevitabili, anche quando ci si attiene scrupolosamente all’originale, come nel Trono diSpade ».
Durante le riprese della stagione conclusiva della serie il creatore di "Star Wars" George Lucas è andato in visita sul set a Belfast.
«Nonlo sapevo, interessante».
Lo ha mai incontrato?
«No. Hoconosciuto Steven Spielberg e altri grandi registi contemporanei, comeQuentinTarantinoe Guillermodel Toro».
Nel 1977 "Star Wars" ha inaugurato il cinema delle saghe sfonda-botteghini. All’epoca lei scriveva soprattutto fantascienza.
Che influsso ha avuto "Star Wars" sul genere?
«Da un lato lo ha nobilitato, in fin dei contiha portato la fantascienza e il fantasy al successo mondiale. Tutti i grandi film e le serie televisive di oggi sono di fantascienza o fantasy. Da scrittore ho anche un’altra opinione, èuntemacomplesso».
Si spieghi meglio.
«Con la popolarità conquistata da
Star Wars nel 1977 molti autori pensarono che chiaveva visto ilfilm potesse sviluppareun interesse anche per la letteratura di fantascienza.Così non è stato».
Quando ha incontrato Tarantino di cosa avete parlato?
«Abbiamounacosaincomune, siamoentrambi proprietari diun cinema.Abbiamo parlatodelle difficoltà che dobbiamo affrontare.
Mipiacerebbe moltissimo avere occasione di collaborare con lui. È un genio.Un altro regista cheammiro moltoè Guillermo delToro. Darei un braccio per lavorare con lui. Il sinistro, il destro mi serve per scrivere» (ride) .
Uno dei due registi potrebbe dirigere la versione cinematografica del "Trono di Spade"?
«In realtàavevamo giàpreso in considerazione l’ipotesi: David Benioff e D. B. Weiss, i due autori della serie, avevano in effetti intenzione di concludere la saga al termine della settima stagione con tre grandi film. Il Tronodi Spade dovevafinire al cinema. Quattro o cinqueanni fane abbiamo parlato seriamente».
Perché il progetto non è andato in porto?
«Perché la Hbo non ha accettato. I responsabili ci hanno detto: noi produciamo serie tv, non film.
Ormai è tutto cambiato. Cos’è ancora cinema oggi? E cos’è televisione? E lo streaming? Netflix fa cinema o televisione? È tutto un miscuglio. Non si capisce più dove passa il confine tra cinema, offerta streaming e televisione. In ogni caso mi rattrista che sempre più sale cinematografiche siano costrette alla chiusura. Io amo i cinema. Qualche anno fa insieme a degli amici sono andato in auto da Santa Fe a San Antonio per la Worldcon, la fiera del fantasy.
Abbiamo preso strade secondarie che attraversavano dei piccoli centri e in tutte queste cittadine c’era un cinema chiuso. Certi sembravano chiusi da poco, altri erano già in rovina. Proprio accanto al cinema in genere c’era un ristorante, anche quello abbandonato o in vendita. Tutto morto. E sulle case attorno spuntavano ovunque antenne satellitari. Ci ho visto il simbolo di quello che è accaduto alla nostra società – che ha perso il senso della comunità. Oggi tutti se ne stanno seduti a casa, isolati. Mancano le esperienze condivise».
Il suo cinema in che condizioni finanziarie è?
«Mi piacerebbe poter dire che con un cinema a sala unica si possono guadagnare un sacco di soldi: il mio cinema non mi farà ricco».
©Die Welt/ LENA, Traduzione di Emilia Benghi