la Repubblica, 21 gennaio 2020
Ripensare gli hedge fund
Bisogna ripensare gli hedge fund. Anche nel loro anno migliore dal 2009, in cui hanno guadagnato 178 miliardi di dollari più le commissioni sui 3 mila miliardi di dollari gestiti, hanno perso malamente il confronto con i normalissimi indici azionari nel mondo. L’indice del comparto Hfri dei 500 maggiori fondi è salito del 10,4% nel 2019, contro il circa 30% di S&p 500, Dow Jones, Nasdaq e, senza andare così lontano, Piazza Affari. Certo è (molto) peggio la miniera: anche perché i gestori più sofisticati e alternativi, per solito remunerati con il metodo “2 and 20”, si vedranno presto bonificare dai loro clienti il 2% di commissione sulle masse gestite e il 20% delle performance ottenute. Sarebbe però bastato investire in fondi comuni, o peggio ancora in repliche passive degli indici azionari, per triplicare la performance media, e a costi nettamente inferiori. Gli Etf, ormai perno delle più diffusestrategie di investimento e sempre più padroni di Wall Street, dove valgono 6 mila miliardi di dollari, sono l’antitesi degli hedge perché totalmente passivi, e per questo hanno costi di gestione attorno allo 0,5%; che è fino a 10 volte meno delle commissioni pagate agli hedge.
È l’andamento attuale dei mercati, prima dell’eventuale bravura dei gestori, ad attentare a questi strumenti, nati nel 1949 negli Usa per ottimizzare i rendimenti rispetto a certe anomalie di prezzo, perseguendo strategie “decorrelate” e originali rispetto a quelle più diffuse. In un mondo in cui da dieci anni le Borse sono invase dalla liquidità profusa dalle banche centrali, e spesso l’andamento dei mercati è uniforme al rialzo o al ribasso, sempre più spesso guadagna chi sta nel gregge. «Gli hedge fund hanno archiviato la miglior performance annuale dal 2009, anno del rimbalzo dopo la crisi finanziaria (quando l’indice Hfri salì del 20%, ndr ) - ha detto il presidente di Hedge fund research, Kenneth Heinz, scegliendo di guardare il bicchiere mezzo pieno –. Il contesto resta dominato dalle strategie beta che hanno ottenuto i guadagni migliori». ‘Beta’, nel gergo finanziario, indica la correlazione con la volatilità dei mercati, all’opposto di ‘alfa’, che esprime la ricerca di rendimenti peculiari.
La grande diversificazione di stili e strategie dentro la nicchia hedge ha reso comunque possibile a diversi gestori di battere anche le generose Borse del 2019. A livello di settori il meglio lo ha dato l’indice hedge sulla sanità, cresciuto del 23,4%, ma sono state le strategie ‘attiviste’ (+18,3% il loro indice medio) a dare le soddisfazioni più intense. Il fondo newyorchese Pershing Square Capital Management, che l’ad Bill Ackman ha ristrutturato facendo «l’attivista su me stesso», ha realizzato un +58% dopo quattro anni deludenti, scommettendo su dossier caldi come Chipotle, Starbucks e Adp. I rivali di Jana Partners li tallonano con un +52%, incentrato sul balzo della partecipazione in ConAgra Brands. Anche il fondo britannico Tci, storico attivista in Europa e con un dossier aperto su London Stock Exchange, ha archiviato un +41%, la miglior performance in sei anni pari a 8,4 miliardi di dollari di profitti. Poco significativo invece il 2019 di Bridgewater, fondo del guru Usa Ray Dalio che nel 2018 fece fortuna puntando contro lo spread italiano e la fragilità dell’Europa politica, ma evidentemente è stato sorpreso dal rimbalzo dei listini europei 2019.
Le strategie attiviste, da parte dei fondi che diventano azionisti delle imprese per indurle a migliorarne governance e quotazione, appare sempre più in voga e diffusa: anche se l’annuale analisi dedicata da Lazard mostra che le aziende prese di mira nel 2019 sono scese a 187, -17% rispetto a un 2018 record. L’attenzione sull’Europa, che ormai rappresenta il 40% delle campagne attiviste, prosegue. Tuttavia, guardando in Italia all’andamento dei titoli Tim, Banca popolare di Sondrio e Retelit, oggetto delle principali campagne italiane, è improbabile che i vari attivisti Elliott, Amber e Svm abbiano tratto grandi profitti dai loro soldi su questi dossier.