Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  gennaio 21 Martedì calendario

I leoni abbandonati in Sudan

L’allarme è arrivato in ritardo. Non ce l’ha fatta uno dei cinque leoni rinchiusi in una gabbia del Parco Al-Qureshi a Khartoum, capitale del Sudan. Ieri mattina una femmina è morta di fame, la fine più atroce e umiliante per il re dei predatori. Issameddine Hajjar, uno dei responsabili del parco, ha raccontato che domenica alla leonessa erano stati somministrati medicinali con una flebo ma le sue condizioni erano troppo gravi. Migliora invece un altro leone malato di quelli ospitati nel parco. 
La salute dei cinque animali è peggiorata nelle ultime settimane a causa della malnutrizione. Hanno perso tre quarti della loro massa corporea e nelle foto diffuse sui social si vedono le ossa sporgere dalla pelle. Il loro caso è stato portato all’attenzione su Facebook con l’hashtag #SudanAnimalRescue che ha sollevato un’indignazione mondiale per lo stato pietoso in cui sono ridotti i grandi felini. 
Il Sudan si trova in una situazione sociale drammatica. Sconvolto da decenni da una guerra che ha portato all’indipendenza delle regioni meridionali e dal conflitto tribale-religioso nel Darfur che ha causato circa 2 milioni di profughi, lo scorso anno una rivoluzione ha messo fine al regime trentennale del presidente Omar al-Bashir, ricercato per crimini di guerra e genocidio dalla Corte penale internazionale e causa, per il suo sostegno a gruppi terroristi islamici, di vent’anni di embargo americano, terminato nel 2017. La svolta, che è avvenuta dopo una dura repressione che ha causato centinaia di vittime, non ha però risolto la devastante crisi economica di una delle nazioni più povere del mondo. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) il tasso di povertà è superiore al 50%. La crisi economica ha fatto schizzare alle stelle i prezzi degli alimentari anche nella capitale. Ma come talvolta capita, le immagini dei cinque felini pelle e ossa hanno colpito più delle notizie su una popolazione impegnata a sopravvivere. Ed è scattata la gara di solidarietà per i leoni che sono stati abbandonati. 
Il parco si trova in uno dei quartieri chic di Khartoum, i fondi sono gestiti dalla municipalità e in parte arrivano da contributi privati. Ma negli ultimi tempi gli animali hanno potuto essere nutriti solo con il cibo pagato di tasca propria dagli stessi guardiani. 
L’attivista Osman Salih, che ha lanciato l’allarme sui social, ha riferito che i leoni non soltanto sono ammalati e ridotti in uno stato raccapricciante, ma quelli ancora in grado di stare in piedi si aggirano smarriti tra pezzi di carne coperta da nugoli di mosche. 
Il numero dei leoni presenti in Sudan non è noto. Si stima che in tutta l’Africa in 20 anni la popolazione sia crollata del 43% e ne siano rimasti circa 20 mila esemplari. La difficile convivenza tra animali in libertà e popolazioni locali è confermata dalla decisione della Tanzania che sposterà 36 leoni presenti ai margini del Parco nazionale di Serengeti, patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco, dopo attacchi nei confronti di persone e bestiame. Undici sono già stati catturati e trasferiti nel più isolato parco di Burigi-Chato. Nello scorso settembre il governo tanzaniano ha declassato dodici zone protette e sette riserve per un totale di 7 mila chilometri quadrati – un’area grande come il Friuli-Venezia Giulia – destinandole a pascolo, coltivazioni e insediamenti abitati. 
L’Unione internazionale per la protezione della natura (Iucn) ha inserito il leone africano tra le specie vulnerabili: rischiamo seriamente di perderlo.