https://www.lettera43.it/negazionisti-riscaldamento-globale-argomenti/, 20 gennaio 2020
Come convertire un negazionista del riscaldamento globale
È già da un po’ che circola la notizia che il 2019 è stato il secondo anno più caldo della storia, dato che diventa ancora più allarmante se dalle temperature medie globali si passa a quelle europee, dove si trova addirittura al primo posto.
IL DECENNIO PIÙ CALDO DELLA STORIA
Il record appartiene al 2016, ma ci è mancato davvero poco che il 2019 non riuscisse ad aggiudicarsi il primato, dopo aver già scalzato il 2017 dal secondo posto. Si tratta di una competizione tutt’altro che felice, e, come possiamo constatare da questi semplici dati, tre degli ultimi quattro anni si trovano sul podio. Subito dopo vengono il 2015 e il 2018: gli ultimi cinque anni hanno registrato le temperature più alte di sempre, e, più in generale, il decennio che va dal 2010 al 2019 è stato il più caldo della storia. Anche in Italia.
EPPURE QUALCHE POLITICO CI SCHERZA SU
Si tratta di dati preoccupanti che mostrano in maniera inequivocabile l’avanzamento del riscaldamento globale. Ma i politici da tutte le parti del mondo ignorano la situazione e addirittura non mancano occasione di scherzarci sopra, di minimizzare o di alimentare le false credenze sul clima (per esempio: se fa così freddo in primavera, come si fa a parlare di global warming?).
TRUMP HA UNO SCETTICISMO CRONICO
Il New York Times nel gennaio 2019 si avventurò nel contare tutte le volte che Donald Trump aveva parlato pubblicamente del clima manifestando il suo scetticismo: più di 100 a partire dal 2011.
Donald Trump.
GRETA MANIPOLATA E ALTRE CONTRO-ARGOMENTAZIONI
A parte quelle del presidente americano, quali sono i classici argomenti utilizzati dai negazionisti? Qualche esempio: se nevica a maggio non può esserci alcun riscaldamento globale; non è la prima volta che cambia il clima e l’uomo è sempre riuscito ad adattarvisi; l’uomo non è responsabile del cambiamento climatico, l’aumento di Co2 è naturale; durante la prima rivoluzione industriale non c’erano tutti i controlli che ci sono ora, e nessuno allora parlava mai di riscaldamento globale; infine: Greta Thunberg è messa lì dai poteri forti e dalle grandi lobby finanziarie (che non c’entra nulla col clima, ma viene sempre chiamato in causa durante una discussione sul tema). Nonostante le prove contrarie fornite dalla scienza, su certe questioni non c’è proprio verso di convincerli. Dunque come far cambiare idea a un negazionista climatico?
Greta Thunberg.
È UN PROCESSO DI RESISTENZA AL CAMBIAMENTO
In un recente studio pubblicato sul Current Opinion in Environmental Sustainability, le ricercatrici Gabrielle-Wong Parodi e Irina Feygina hanno mostrato come le ragioni ideologiche siano strettamente correlate a quelle psicologiche. La negazione degli effetti causati dal riscaldamento globale, nonostante l’evidenza dei fatti e gli argomenti sostenuti dalla comunità scientifica, farebbe parte infatti di un processo più generale di resistenza al cambiamento. Secondo i risultati della ricerca, questa resistenza è riconducibile a quattro ragioni principali:
DIFESA DEL SISTEMA. Il bisogno di difendere e sostenere l’attuale sistema socioeconomico e le sue istituzioni. È un bisogno che dà sicurezza e stabilità, e di fronte alle minacce allo status quo si manifesta nella tendenza a razionalizzare l’ordinamento sociale esistente invece che aprirsi al cambiamento e all’innovazione.
IDENTITÀ. Il cambiamento climatico è diventato un fattore di forte polarizzazione sociale. Negli Stati Uniti, per esempio, chi si identifica con i democratici supporta la necessità di reagire al riscaldamento globale, chi invece si identifica con i repubblicani tende ad essere meno ricettivo del problema e a ignorarne le soluzioni. Come risultato, le persone non si formano le opinioni a partire dai fatti o dalle informazioni, ma dal loro bisogno di sentirsi accettati dal gruppo in cui si riconoscono.
CONVENZIONI SOCIALI. Il bisogno di essere in sintonia con gli standard e i valori dei vari gruppi a cui uno appartiene. Le norme sociali anticipano il nostro pensiero, stabilendo in partenza quali azioni e quali valori sono permessi o proibiti all’interno di un determinato gruppo sociale. Le persone tendono ad attarsi alle norme per evitare di essere giudicate o marginalizzate.
AUTO-AFFERMAZIONE. A essere minacciato dal cambiamento climatico è anche il senso dell’integrità personale. Ciascuno di noi ci tiene ad avere un’immagine positiva di se stesso, un’immagine di sé come persona moralmente forte, onesta e attaccata a sani principi etici. La responsabilità umana nel riscaldamento globale implica in qualche modo un errore nel proprio comportamento, una colpa, e questo cozza contro l’immagine idealizzata della propria integrità morale.
DIFFICILE AMMETTERE CHE IL PROPRIO STILE DI VITA SIA SBAGLIATO
Tutti noi possiamo constatare facilmente quanto questi fattori siano presenti nella nostra vita quotidiana. Facendo un esempio banale: se accuso qualcuno di non fare la raccolta differenziata, difficilmente questa persona riconoscerà le sue mancanze, ma cercherà invece delle giustificazioni che minimizzino la cosa: «Tanto non serve a niente», «il problema sono le grandi industrie, non la mia bottiglietta», «siccome è arrivata Greta Thunberg, adesso siamo tutti giustizieri». Dovremmo imparare a riconoscere che dietro questo atteggiamento di chiusura spesso si nasconde la percezione di essere minacciati nella propria integrità morale, piuttosto che l’adesione convinta a teorie anti-scientifiche. Nessuno è disposto ad ammettere tanto facilmente che ci sia qualcosa di sbagliato nel proprio stile di vita, qualcosa di non etico, e quando ci si sente aggrediti la prima naturale reazione è quella dell’autodifesa.
BISOGNA DISCUTERE SCENDENDO DAL PIEDISTALLO
La scienziata comportamentista Gabrielle Wong-Parodi ha detto una cosa interessante sul nostro modo di approcciarci ai negazionisti climatici: «Molte delle tattiche e delle strategie partono dal presupposto che ci sia qualcosa di sbagliato nei negazionisti climatici, invece di cercare di comprendere che anch’essi hanno una credenza e un’opinione che contano». Bisogna quindi scendere dal piedistallo e imparare a interessarsi veramente all’opinione dell’altro, senza partire dal presupposto di avere ragione e senza necessariamente condividerne il punto di vista. Quindi, nel caso dei negazionisti climatici, è importante saper dare spazio alla loro voce, incoraggiarli ad esprimere i loro valori, le loro credenze, i loro dubbi, e non aggredirli subito con informazioni di carattere scientifico che non lasciano più spazio ad alcuna risposta: in questo caso si ottiene il risultato opposto. Non essere presi sul serio in una discussione non fa piacere a nessuno, e chiunque preferirebbe evitare di interagire con persone che manifestano continuamente la loro presunta superiorità. Ascoltare l’opinione di un negazionista significa prima di tutto rispettarne la persona, e solo in questo è possibile avviare un dialogo costruttivo che possa soddisfare entrambe le parti.