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 2020  gennaio 20 Lunedì calendario

La fuga della Principessa d’Africa



Invidiata e odiata in patria, ricercata dalla giustizia e con il sogno di tornare a guidare l’Angola con la carica di presidente, seguendo le orme del padre. La storia di Isabel Dos Santos, la «Principessa d’Africa», considerata dalla rivista Forbes la donna più ricca del continente con un patrimonio superiore a 2 miliardi di dollari, rappresenta una possibile chiave di volta nelle storie di nepotismo e corruzione che hanno caratterizzato il continente africano nell’epoca post-coloniale. 
La magistratura angolana ha predisposto il sequestro delle proprietà e il congelamento dei conti correnti della figlia dell’ex presidente dell’Angola José Eduardo, l’uomo che, per 38 anni (1979-2017), ha governato con il pugno di ferro l’ex colonia portoghese, trasformandola in una delle grandi potenze economiche del continente grazie agli investimenti cinesi e alla scoperta di enormi giacimenti di petrolio. La magistratura accusa Isabel e il fratello di aver rubato dalle casse pubbliche 1,5 miliardi di dollari, una cifra che permetterebbe di togliere dalla povertà gran parte dei 30 milioni di angolani. Il denaro sarebbe stato sottratto dalla Sonangol, l’azienda di Stato petrolifera guidata da Isabel fino al 2017 e dal fondo sovrano, al cui vertice c’era il fratello José Filomeno. Quest’ultimo è già a processo per corruzione e, se condannato, rischia fino a 12 anni di carcere.
Alla tv pubblica portoghese Rtp, Isabel Dos Santos si è dichiarata innocente e ha accusato il nuovo presidente angolano, João Lourenço, di voler creare «un tribunale politico» con l’obiettivo di «neutralizzare gli avversari per non farli partecipare alle prossime elezioni del 2022». E uno di quegli avversari, magistratura permettendo, potrebbe essere proprio la «Principessa», pronta a tutto pur di vendicare il padre tradito e abbandonato. «Proverò la mia innocenza, difenderò e servirò il mio Paese» – ha detto Isabel Dos Santos all’emittente portoghese. Prima di cedere lo scettro al suo delfino João Lourenço, l’ex capo di Stato angolano, da buon padre di famiglia, si era raccomandato di avere un occhio di riguardo per i suoi due figli. Ma la recessione, i nuovi giochi politici e l’accordo lacrime e sangue per ripianare il debito con l’Fmi hanno spinto il nuovo presidente angolano a voltare le spalle all’icona dell’Angola post-coloniale. Tanto da aver dato mandato alla Banca centrale di sostituire le banconote con impresse l’immagine dell’ex presidente Dos Santos.
Un vento nuovo che, al contrario del fratello, la «Principessa» aveva già intercettato, tanto da abbandonare il Paese per «paura di ritorsioni». La rete di contatti e partecipazioni in importanti aziende del settore petrolifero, energetico e delle telecomunicazioni le permettono di vivere tra Londra, Lisbona e Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, Paese di origine del marito Sindika Dokolo, tra i maggiori collezionisti d’arte africana al mondo, finito anche lui al centro dell’indagine. «Mi sono costruita il patrimonio lavorando sodo, senza fondi statali», ha detto Isabel Dos Santos alla tv portoghese Rtp. È in Portogallo dove i magistrati sperano di trovare le prove dell’accusa. La figlia dell’ex Presidente angolano detiene importanti partecipazioni nella banca Eurobic e nella azienda petrolifera Galp. Ha proprietà anche in Italia: lei e il marito hanno acquistato una gioielleria di lusso a Porto Cervo, la De Grisogono, che vendeva diamanti provenienti dall’Angola. E un altro legame collega il nostro Paese con quello africano: il tesoriere della mafia siciliana, Vito Palazzolo, avrebbe avuto interessi nelle miniere angolane.