20 gennaio 2020
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Biografia di Plácido Domingo
Plácido Domingo, nato a Madrid il 21 gennaio 1941 (79 anni). Tenore. Baritono. Direttore d’orchestra • «Definirlo il re dell’opera è riduttivo. La carriera cinquantennale di Placido Domingo è la più ricca del mondo della lirica» (Andrea Affranchi Style, 20/6/2013) • «È già nella storia. Anzi, nella leggenda. Come lui, nessuno mai. […] Più di 4 mila recite cantate e 500 dirette, oltre 150 titoli in repertorio (nel Rigoletto, ha cantato tre parti: Borsa, il Duca e il protagonista, ennesimo record), più di cento incisioni di opere complete, 12 Grammy e un motto: «If I rest, I rust», se mi fermo arrugginisco» (Alberto Mattioli, La Stampa, 29/7/2019) • «Ha fondato un concorso, Operalia, che scova e lancia talenti. […] È artista tra i più conosciuti e influenti, attorno alla sua figura ha costruito un vero impero musicale, coniugando la propria intelligenza imprenditoriale con quella della moglie Marta, sempre al fianco. Un pezzo di storia della musica» (Piera Anna Franini, Il Giornale, 1/2/2016) • Ha esordito a vent’anni, nel 1961. Ha cantato in tutti i principali teatri del mondo. Uno dei Tre Tenori, assieme a José Carreras e Luciano Pavarotti. Si è esibito con loro dalla vigilia della finale dei mondiali di calcio 1990, a Roma, fino alla morte di Pavarotti, nel 2007 • Già direttore artistico dell’Opera nazionale di Washington (dal 1996 al 2011). Già direttore artistico della Los Angeles Opera (dal 2017 al 2019), si è dimesso perché accusato di aver molestato cantanti, attrici, ballerine e semplici impiegate nei teatri in uno strascico dello scandalo MeToo • «Mi accusano di cose non vere. Io non ho mai abusato di una persona, né approfittato della mia posizione. La mia coscienza e la mia mente sono tranquille» • «Domingo è sempre stato famoso per la solerzia e i ritmi che, con sua sorpresa ed evidente piacere, è stato in grado di mantenere ben oltre l’età in cui molti suoi colleghi si ritirano per dedicarsi all’insegnamento» (Michael Cooper, Panorama, 10/4/2014) • «L’Iron Man dell’opera» (Joseph Volpe, ex direttore generale del Met) • «Passionale e ardente» (Giuseppina Manin, Corriere della Sera, 27/10/2012) • «Ho la fortuna di poter dormire se e quando l’opportunità si presenta. Basta che io veda la poltrona di un aereo e m’addormento. Quindi magari dormo con orari irregolari, ma dormo. E poi faccio un lavoro che mi piace, e questo mi ricarica continuamente. Tante persone si alzano alle 5 del mattino, viaggiano per ore per fare mestieri che non amano. Io ho lo stesso entusiasmo di 50 anni fa. In tal senso, faccio un lavoro facile» (alla Franini).
Titoli di testa «Ho mosso i miei primi passi duettando con cantanti che avrebbero potuto essere mie nonne. Ora invece canto con le mie nipoti» (a Cooper)
Vita «Io in teatro ci sono nato. È la mia casa, la mia vita» (a Mattioli) • Suo padre, Plácido Francisco, aragonese, è baritono e suona il violino. Sua madre, Pepita Embil, di origini basche, è soprano, molto apprezzata all’epoca (qui Placido canta con la madre). Gente di teatro, specializzata nella zarzuela, una tipica operetta spagnola • «È un genere musicale che prevede anche i dialoghi, drammatico ma non troppo, alla fine non muore nessuno. È la prima musica che ho sentito, anche quando stavo nella pancia di mia mamma, che infatti si è esibita in palcoscenico fino a pochi giorni prima della mia nascita» (a Roberto Zichittella, Famiglia Cristiana, 6/8/2019) • «Quando mi viene fatto notare che esagero nella mia attività, rispondo che erano i miei genitori a lavorare troppo» (Cooper) • Plácido nasce nella capitale della Spagna franchista, nel Barrio de Salamanca, in calle Ibiza 34. Il suo nome completo è José Plácido Domingo Erbil • Fin da subito lavora con i suoi genitori. «“Da piccolo, nelle produzioni, cantavo ruoli di bambino; c’erano due rappresentazioni al giorno, e la domenica anche tre. Di sera, finito lo spettacolo, si provava per l’indomani”. Prendeva la cosa sul serio? “Era un modo per stare in famiglia. Io volevo fare il torero […] ma quello delle corride è un mondo per cui bisogna essere nati. E poi tutti i ragazzini spagnoli vogliono diventare toreri. O calciatori o toreri”. Quando capì che il canto sarebbe stato il suo mestiere? “Avevo poco meno di otto anni quando partimmo per un tour oltreoceano, salpando da Bilbao e arrivando in Messico, dove i miei decisero di stabilirsi”» (Leonetta Bentivoglio, la Repubblica, 15/4/2012) • «Da ragazzo ho fatto di tutto, zarzuelas, opere, pop, musical – e ho anche accompagnato cantanti pop al pianoforte» (alla Franini) • «Allenavo la voce tutti i giorni e intanto prendevo lezioni di pianoforte e armonia al Conservatorio di Città del Messico. Presi a fare sul serio» (Bentivoglio) • «Da giovane, Domingo era convinto di essere un baritono. Ma quando, adolescente, sostenne l’audizione per la National Opera di Città del Messico, si sentì riconoscere una tessitura tenorile. Con impegno ed esercizio ha sviluppato gli acuti» (Cooper) • Plácido si sposa a sedici anni, con tale Ana María Guerra Cué, pianista, tre anni più di lui. Con lei ha il primo figlio, che si chiama José Plácido anche lui, ma i due divorziano neanche dieci mesi dopo • Al conservatorio conosce Maria Ornelas, soprano, appena votata «cantante messicana dell’anno». Se ne innamora. Si apposta sotto il balcone di lei e le canta serenate molto struggenti. Intona, per esempio, Luna de plata: «un beso de caramelo, dulce y espeso». Rischia di finire in prigione per disturbo della quiete pubblica. «“Deve aver funzionato... Nel giro di qualche mese Maria era mia moglie. E dopo 50 anni siamo ancora insieme”. Ma con una voce come la sua, chi mai aveva osato lamentarsi? “I vicini di casa. Maria abitava a un terzo piano, per farmi sentire dalla strada dovevo alzare il volume. E c’era sempre qualcuno che chiamava la polizia. Gli agenti arrivavano e io li supplicavo di lasciarmi finire. Loro capivano, chiudevano un occhio, anche un orecchio... Per me quelle serenate erano vitali: oltre all’innamorata mi servivano anche a conquistare la futura suocera”» (Giuseppina Manin, Corriere della Sera, 27/10/2012) • «Quali erano le sue aspettative da giovane tenore? “Ho sempre cercato di fare il mio meglio, anche quando, all’inizio, facevo il comprimario. Mi sono sempre impegnato a calarmi nel personaggio”. Di fatto, è passato subito ai ruoli di primo piano. Placido Domingo è sbocciato presto... “Sì, è vero. Ho iniziato ad avere i ruoli principali già a 20 anni» (Franini) • Gli offrono un apprendistato all’Opera di Tel Aviv. «Cantai duecentottanta recite di dodici opere tra il 1962 e il 1965, pagato l’equivalente di trecento dollari al mese» (Bentivoglio) • «Io e mia moglie Marta ci siamo sposati a 21 anni. Non avevamo soldi. […] all’opera di Israele ci pagavano pochissimo. Così, quando Marta cantava, io stavo a casa a cucinare e a lavare i piatti. Lei faceva lo stesso quando cantavo io. Eppure sono stati i miei anni più felici! Non dobbiamo dimenticare mai come abbiamo cominciato» (a Barbara D’Urso, Domenica Live, 17/9/2017) • «Quando si è reso conto di essere diventato Placido Domingo? “Sono sempre stato fortunato. […] In due anni e mezzo [in Israele, ndr] ho cantato 280 recite. Potevo uscirne distrutto o artista completo. Beh, diventai un artista completo. Poi andai alla New York City Opera a cantare Don Rodrigo di Ginastera, una parte tremenda. Avevo 25 anni, fu un trionfo. È iniziato tutto lì”» (Mattioli) • Nel 1969 debutta in Arena. «Facevamo Turandot. Il coro invocava la luna pallida proprio mentre Armstrong ci stava arrivando. La luna non era più vergine. Magia, appunto» (Mattioli) • Poi è la volta della Scala, con l’Ernani, diretto dal maestro Antonino Votto. «Avevo 28 anni […] Non potevo crederci che tutto questo stesse succedendo a me prima ancora dei trent’anni. Mi ricordo la prima prova. Quando Ernani entra quasi all’inizio, canta un’aria e una cabaletta. Sentivo i tenori del coro, mi sentivo piccolo. Dopo che ebbi cantato, Votto mi disse. “Ragazzo la sento stanco”. Io gli risposi: “Maestro, deve capire che sono molto emozionato, con lei, con questa orchestra, in questo teatro”. Quella cosa ruppe il ghiaccio e poi fu un bellissimo debutto. Poi sono tornato molte volte, anche per la prima a Sant’Ambrogio. Vi ho anche diretto dei concerti e spero di continuare questa collaborazione» (Paolo Valentino, Corriere della Sera, 2/12/2019) • «E Otello? Il suo mitico Otello? “Quando lo feci per la prima volta ad Amburgo, qualche saccente disse che mi avrebbe rovinato. Avevo trentaquattro anni: pochi per un ruolo così pesante. Al debutto ci furono cinquantotto chiamate alla ribalta. Oggi, dopo averlo cantato centinaia di volte, posso testimoniare che la mia salute vocale non ne ha risentito. Certo è arduo: la tessitura è impervia, sono numerosi i passaggi esposti, richiede potenza e dolcezza... Esige un controllo pazzesco della voce, oltre a una gran resistenza fisica ed emotiva”. Partecipa ogni volta? Si commuove? “Non solo partecipo, ma soffro. Più un personaggio prova dolore e meglio canto. Spesso le opere sono percorse da emozioni estreme. Si fondono amore e tragedia, e questa combinazione mi spinge a trovare il punto più intimo dei personaggi”» (Bentivoglio) • «Risponda d’impulso: dovesse scegliere la serata della vita, una sola, quale sarebbe? “L’ho già citata: 7 dicembre 1976, prima della Scala con Otello, Kleiber, Zeffirelli, Freni, Cappuccilli. E la prima diretta televisiva di un’opera, Verdi che entra nelle case di tutti. Magnifico”» (Mattioli) • Diventa famoso. Dice: «Spetta solo al pubblico incoronare le star. È una faccenda misteriosa» • Nel 1990, alle Terme di Carcalla, si esibisce per la prima volta con Carreras e Pavarotti. «Fu un gesto che facemmo per Carreras, che aveva appena superato la leucemia. Fu molto divertente la scelta del programma, fra noi non ci fu davvero nessuna rivalità. Fuori dal palcoscenico Luciano e José giocavano a poker, io guardavo, ma non giocavo. Di quei giorni ricordo anche le grandi mangiate che si facevano sempre insieme a Luciano» • Nel 2019 festeggia i cinquant’anni dal suo esordio all’Arena: «Dio mio, come passa il tempo» • «Com’è cambiato da allora il mondo dell’opera? “Più che cambiato, è cresciuto. Oggi l’opera si fa in Paesi dove mai avremmo immaginato che arrivasse. In Cina, in Corea, in Giappone c’è un pubblico incredibile, appassionatissimo. Le opportunità sono maggiori per tutti”. E le voci? “Non so se fossero migliori quando ho iniziato io, però sono sicuro che le grandi voci ci sono sempre state e ci saranno sempre. […] oggi i cantanti sono più preparati e stanno meglio in scena. Anche perché sono cambiati anche gli spettacoli, per la verità non sempre in meglio”. Ma un nuovo Domingo oggi c’è? “Forse di tenori non ce ne sono tanti come prima, ma quattro o cinque di gran livello, sì. Vuole i nomi?” Certo. “Beczala, Sartori, Kaufmann, Meli”. Sono quattro. “Aggiungiamo Michael Fabiano” […] L’Italia è ancora il Paese dell’opera? “L’opera oggi è un fenomeno globale. Ma il pubblico italiano è ancora il più esigente. Soprattutto alla Scala e soprattutto per Verdi”» (Mattioli) • Invecchiando, aggiunge ruoli di baritono al suo repertorio. Fa anche il direttore d’orchestra • «Fascinoso, geniale, articolato, musicista nell’anima e conscio della sua voce duttile e splendente. Come la Callas, è destinato a incarnare una leggenda. E dopo la scomparsa di Pavarotti, e l’uscita dalle scene della lirica di Carreras, è lui il massimo tenore in circolazione […]. Placido lo sa. Capisce quanto vale. Non ha tempo per i giornalisti, e a volte neppure per dormire» (Bentivoglio) • Dice: «La gente si stupisce perché posso provare in palcoscenico a New York la mattina, dopo aver viaggiato da Los Angeles passando la notte in bianco. Può succedermi, forse, una volta a settimana. Ma cantando non mi accorgo della stanchezza» • «Anche Dio si è accorto che lui è indistruttibile» (Daniel Barenboim) • «Placido Domingo è la prova dell’esistenza degli alieni» (Enrico Stinchelli)
Vita privata Vive a New York con la moglie Maria Ornales. Di lei dice: «Poteva avere una magnifica carriera ma ha rinunciato per me e per la famiglia. A casa nostra cantano tutti, i miei figli, i miei nipoti... Spesso facciamo karaoke tutti insieme. Ma Maria non si unisce quasi mai. Difficile convincerla a cantare. Ma quando succede, non c’è un occhio che resta asciutto. Una voce straordinaria intrisa di un sentimento anche più grande»
Figli José Placido (n. 1958), dal primo matrimonio. Plácido Francisco (n . 1965), noto come Plácido Domingo Jr., compositore, e Alvaro Maurizio (n. 1968), dal secondo.
Denari «Che rapporto ha con i soldi? “Ricordo sempre la battuta di Federico Fellini quando gli fecero questa domanda: ‘Quanto mi paghi per rispondere?’ Scherzi a parte, uno degli aspetti belli dell’avere una carriera fortunata è che posso lasciare la gestione dei soldi agli altri. Non ho alcun talento in questa materia» (Franini).
Razzismo «Della sua Aida, Tamara Wilson, che non vuole truccarsi da nera che dice? “Che è un tema delicato. Otello è moro, Butterfly giapponese, Calaf tartaro, e da lì non si scappa. Mettiamola così: un soprano bianco deve truccarsi per fare Aida, mentre un tenore nero ha tutto il diritto di restare com’è se canta Manrico”» (Mattioli)
Molestie Nell’agosto 2019 l’Associated Press riporta le parole di nove donne, otto cantanti e una ballerina, tutte agli esordi all’epoca dei fatti, che lo accusano di averle molestate tra gli anni Ottanta e gli anni Duemila. Una di loro dice che Domingo le infilò una mano sotto la gonna, tre che furono da lui forzate in un bacio con la lingua. Due ammettono di aver ceduto alle sue avances perché intimorite dalla sua fama. Le altre sette dicono che, dopo avergli detto di no, le loro carriere sono naufragate. Nei giorni seguenti emergono una quarantina di altre testimonianze: musicisti, cantanti, ballerine, comparse che l’hanno visto comportarsi in modo inappropriato con le donne • Lui dice di non aver molestato proprio nessuno, di aver avuto solo rapporti consensuali. Anna Netrebko e Andrea Boccelli prendono le sue parti • «Le accuse […] hanno spaccato il mondo della musica. In tanti l’hanno difeso, altri hanno preso le distanze. La divisione è stata quasi geografica: i teatri americani hanno troncato i rapporti, non solo San Francisco e Filadelfia, ma anche Dallas e soprattutto il Metropolitan di New York dove doveva fare Macbeth […] In Europa ha continuato a esibirsi, è stato acclamato a Salisburgo, Zurigo, Vienna e tutti i suoi impegni sono stati confermati» (Valentino) • «Come non tollero i preti cristiani che rinnegano Cristo, non sopporto le cantanti liriche che rinnegano Don Giovanni: se non credete più, trovatevi un altro mestiere. Oggi incolpano Placido Domingo di impersonare Don Giovanni seriamente e non per nulla il numero di queste Donne Elvire è da catalogo mozartiano: undici o forse centoundici se non milleundici... “Mi toccò nel camerino!”. “Mi invitò a cena anche se sposato!”. “Mi chiese un bacio promettendo un ingaggio!”. Il tenore delle accuse è proprio da opera buffa» (Camillo Langone, Il Foglio, 6/9/2019).
Donne «Ah! la mia lista / doman mattina / d’una decina / devi aumentar!» (da Il dissoluto punito ossia Il Don Giovanni, musica di Mozart, libretto di Lorenzo Da Ponte, 1787).
Curiosità È alto un metro e 91, pesa 84 chili • Ha fatto una comparsata nella serie tv Mozart in the Jungle e nel film Moulin Rouge • Il suo unico rimpianto è non essere riuscito a cantare con la Callas • Non interpreterebbe mai Jago. Offenderebbe Otello. Gli piace troppo quel personaggio per recitare nei panni del suo antagonista • Nel 1991, proprio con l’Otello, a Vienna, raccolse 80 minuti di applausi e 101 chiamate alla ribalta. È nel Guinnes dei Primati • «Cosa fa, finita la recita, per liberare la mente? “Di solito vado a cena perché mangio poco o niente prima di cantare e mi distendo poco a poco”» (Franini) • «Yesterday per me è una delle canzoni più belle del mondo. Sono cresciuto con i Beatles, la colonna sonora della mia giovinezza» • Gli piacciono anche i tre tenorini de Il Volo, Paolo Barone, Ignazio Boscetto e Gianluca Ginoble, lanciati da Antonella Clerici a Ti lascio una canzone. Glieli ha fatti conoscere uno dei suoi nipoti • Tifosissimo di calcio: «dopo la musica, la più grande passione della mia vita» (a Federica Cocchi, la Gazzetta dello Sport, 20/5/2014). Tiene per il Real Madrid, è sua la voce dell’inno ufficiale della squadra. Segue anche la Serie A italiana • Stile classico nel vestire. Porta sempre un completo (grigio o blu scuro). In valigia ha sempre smoking e frac • Il suo marchio preferito è Ermenegildo Zegna • «Se non fosse una celebrity come userebbe i social network? “Per comunicare con famiglia e amici. Non mi piace l’idea di rendere pubblica la vita privata, ma forse è un modo di pensare della mia generazione”. Si può riassumere un’opera in un tweet? “Il Ring di Wagner: se pensi di avere dei problemi, spera di non essere Wotan. Il Samson et Datila di Saint-Saëns: scegli il tuo barbiere con molta attenzione”» (Laffranchi) • Nel 2010 è stato operato per un carcinoma del colon-retto, nel 2013 è stato colpito da un’embolia polmonare • «Un profilo pubblicato nel 1972 sul New York Times chiedeva: “Plácido Domingo continuerà a distinguersi tra i tenori? Oppure, a 31 anni, rischia di esaurirsi e diventare anch’esso una vittima dell’opera, come altri suoi predecessori?”» (Cooper) • «Ho diversi progetti in mente. Non so quanti ne riuscirò a realizzare. A mancarmi non saranno certamente le idee, forse il tempo» (ibidem) • «Come organizzerà il suo ritiro dalle scene? Quando ci pensa, che sensazione prova? “Spero che quando non potrò più cantare riuscirò comunque a continuare a dirigere e a fare l’amministratore. Quindi un ritiro totale dal mondo lirico non lo prevedo”» (Franini).
Titoli di coda «Non è pessimista sul futuro dell’opera? “No, perché l’opera è immortale”» (Franini).