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 2020  gennaio 19 Domenica calendario

QQAN40 La lettera inedita di Craxi da Hammamet a 20 anni dalla morte

QQAN40

Il 19 gennaio del 2000 moriva ad Hammamet, in Tunisia, Bettino Craxi, all’anagrafe Benedetto. Fu l’epilogo di una parabola umana e politica che ha segnato la storia della Prima Repubblica. Amato e odiato, la sua memoria è ancora un punto dolente del nostro Paese.

BIGLIETTI, MEMORIALI, SMENTITE E FAX Da quando era in terra tunisina Craxi iniziò a scrivere biglietti, missive, memoriali, smentite, fax a direttori di giornali. Tra le carte inedite degli archivi della Fondazione Craxi c’è questa lettera, scritta un anno prima della sua morte, datata gennaio 1999.

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SAPEVA CHE LA FINE ERA VICINA Il leader socialista sapeva che la sua fine era vicina e aveva deciso di scrivere ai suoi amici e dedicare loro queste righe.

Ecco la riflessione della senatrice Stefania Craxi, figlia di Bettino, per Lettera43.it.

«ERA LA SUA BATTAGLIA DI VERITÀ» «Si è detto e scritto tanto su Bettino Craxi negli anni del suo esilio. Celebri sono diventati i suoi fax – i cosiddetti “Fax di Hammamet” – con i quali il leader socialista ha tentato, spesso vanamente, di proseguire la sua “battaglia di verità” e con i quali ha cercato, fino agli ultimi giorni della sua vita, di far sentire la sua voce sui principali fatti e accadimenti che interessavano una politica nazionale sempre più imbarbarita e uno scenario europeo e internazionale nel quale l’Italia arrancava, perdendo posizioni e credibilità.

«ISPIRATO, LUCIDO E CHIARO» Ricordo alcuni commenti. Dicevano: “Craxi non è più lucido”. Ebbene, basta leggere queste poche righe per comprendere la falsità di tali dichiarazioni, tese a proseguire una campagna di denigrazione, fatta di bugie e falsità, che è la rappresentazione plastica di una stagione infame e infausta come Tangentopoli. Ma non solo. In questa lettera, al pari di tanti suoi scritti dall’esilio, Craxi è meravigliosamente ispirato. Legge il presente con sguardo lucido e chiaro. Ma, ancor più, delinea con fare profetico gli scenari futuri.

«VISIONE PROSPETTICA DELL’ITALIA E DEL MONDO» Pur vivendo in quella terra tunisina che ebbe a definire “straniera ma non estranea”, in una condizione non certo ottimale per ricevere notizie, confrontarsi e dibattere come abituato a fare per tutta la sua lunga vita, l’esule di Hammamet mantiene una lucidità e una visione prospettica sul futuro dell’Italia e del mondo.

Stefania Craxi durante la registrazione della trasmissione televisiva Porta a Porta dedicata al film Hammamet su Bettino Craxi. (Ansa) «UNA VOCE FUORI DAL CORO» Cosa stesse diventando il nostro Paese, quale fosse la condizione del nostro sistema democratico, lo stato di salute delle nostre istituzioni non era allora tema di discussione. La “nuova” Repubblica era rappresentata come il “paradiso terrestre”. Craxi era una voce fuori dal coro. Fastidiosa, insolente e, secondo alcuni, financo rancorosa.

«IMBARBARIMENTO DELLA VITA POLITICA» La realtà – come il tempo e i fatti si sono incaricati di dimostrare – era ben diversa dalla narrazione del tempo, e oggi, le condizioni in cui versa il Paese, sono sotto gli occhi di tutti. L’imbarbarimento della vita politica, la deriva giudiziaria, la sudditanza della politica verso poteri terzi – verso certo mondo economico e verso certo potere finanziario – tengono in ostaggio il futuro dell’Italia e, su più ampia scala, il destino della stessa Europa.

«È UNA LETTURA SUL NOSTRO PRESENTE» Rileggere Craxi a 20 anni dalla sua scomparsa non è pertanto un esercizio di accademia. I suoi scritti, i suoi appunti, il suo lascito ideale e il suo bagaglio culturale, rappresentano non un libro di memorie, una mera pagina di storia, ma una lettura sul nostro presente, una chiave con cui poter interpretare un domani tutto da decifrare e tutto da costruire. 

«NODI INSOLUTI ANCHE OGGI» Sono almeno quattro – alcune contenute in questo bell’appunto – le tematiche che Craxi, inascoltato, pose da Hammamet all’attenzione dell’opinione pubblica e che rappresentano dei nodi insoluti dell’oggi. Spaziamo dall’Europa, il suo processo di integrazione con i suoi tempi e le sue modalità, i trattati capestro e la discussione sull’euro, al rapporto politica-magistratura e politica-finanza, passando per la “questione” istituzionale e l’irrisolto tema del finanziamento e dei costi della politica, fino agli effetti di una globalizzazione selvaggia. Craxi riposa nel piccolo cimitero cristiano ai piedi della Medina. Ma in fondo, come capita ai grandi della storia, continua a vivere.

Paolo Cirino Pomicino. (Ansa) L’ex ministro della Democrazia cristiana, Paolo Cirino Pomicino, ha commentato così per L43:

«ATTUALITÀ SCONCERTANTE» «Questa lettera è di una attualità sconcertante ed è una testimonianza di come i politici veri e di qualità sappiano vedere oltre l’orizzonte del futuro prossimo. Bettino chiede ai critici della Prima Repubblica cosa mai è la Seconda Repubblica. Nessuno risponderà perché la Seconda Repubblica è la negazione di ogni cultura politica come dimostrano i nomi dei partiti di oggi in Italia. Nomi sportivi, floreali, faunistici, fantastici o con nomi generici come il termine democratico che nella storia dell’Europa non trova termini simili.

«MEDIOCRITÀ IN PARLAMENTO» I partiti italiani di oggi, infatti, non trovano riscontro in nessun Paese dell’Europa continentale perché hanno perso ogni identità. Avendola smarrita l’hanno sostituito con il personalismo che ha trasformato in chiave autoritaria tutti i partiti. I partiti personali reclutano la classe dirigente con il criterio della cortigianeria e quindi promuovono la mediocrità. E di conseguenza il parlamento è diventato sempre meno autorevole e credibile.

«IL DEBITO PUBBLICO È TRIPLICATO» Ma queste sono opinioni mentre i fatti sono ancora più gravi. In 27 anni di Seconda Repubblica il debito pubblico è triplicato, la disoccupazione quasi raddoppiata e la crescita bloccata sin dal 1995. Il Paese ha svenduto le grandi eccellenze manifatturiere e l’intero sistema finanziario scegliendo per l’Italia sotto la guida di incapaci o di alcuni “agenti all’avana” un ruolo di Paese colonizzato.

«IRRILEVANZA INTERNAZIONALE DELL’ITALIA» Inoltre in questi 25 anni c’è stato un impoverimento di massa che ha colpito il ceto medio mentre quello operaio nonostante lavori si è paurosamente avvicinato alla soglia della povertà. E per completare  questa tragica carrellata che Craxi aveva visto, in verità assieme a pochi altri della Prima Repubblica, si è consolidata una totale irrilevanza dell’Italia sul piano internazionale come ha dimostrato il tragico caso della Libia. Siamo forse il primo Paese industrializzato scivolato in un nuovo Commonwealth in cui non c’è la regina ma la finanza internazionale».