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 2020  gennaio 19 Domenica calendario

Un inglese su tre sceglie una dieta vegetale

Nel Regno Unito è Vegan mania, con i sostituti della carne a base vegetale che stanno avendo un vero e proprio boom di vendite e quasi i due terzi dei britannici che li mangiano. Una sezione dedicata ai prodotti vegetariani si trova ormai in tutti i supermercati, da quelli economici come Iceland o Lidl, a quelli di più alta qualità come Marks & Spencer e Waitrose. Nei ristoranti del Paese, soprattutto a Londra, è ormai praticamente impossibile che nel menù non ci sia almeno un’opzione vegetariana o vegana. Addirittura Burger King ha lanciato l’hamburger vegetale, il Rebel Whopper, anche se avendo la maionese non va bene per i vegani e molti vegetariani non lo mangiano perchè cotto sulla stessa piastra di quelli normali. 
Probabilmente più che per una questione di rispetto verso questa scelta è il giro di affari che si sta creando che ha convinto le catene a questa svolta. Secondo un’analisi condotta da Mintel, società specializzata in ricerche di mercato, le vendite di prodotti vegetariani e vegani, che cercano di riprodurre la forma e il sapore degli originali di carne e pesce, sono aumentate del 40% passando da un profitto di 582 milioni nel 2014 a circa 816 milioni di sterline l’anno scorso, con un giro d’affari che in prospettiva è stimato a oltre un miliardo entro il 2024. Polpette, cotolette di pollo, bastoncini di pesce, schnitzel, ormai è possibile trovare ogni tipo di piatto nella sua versione cruelty free. Una delle linee più in voga, che vende prodotti sia surgelati sia freschi, è quella che fu creata nel 1991 da Linda McCartney, fotografa e attivista dei diritti animali, nonché moglie del cantante dei Beatles Paul, che morì per un tumore nel 1998.
«L’anno scorso abbiamo visto il veganismo e le diete a base vegetale farsi strada nel panorama mainstream e non vediamo segni di rallentamento di questo fenomeno. Per questo abbiamo deciso di raddoppiare la nostra gamma vegana e vegetariana», ha annunciato Waitrose.
In realtà il numero di vegani veri e propri è ancora molto basso, circa l’1% della popolazione, ma sono tantissimi quelli che hanno scelto di ridurre in maniera significativa il consumo di carne e pesce, i cosiddetti «flexitariani». Secondo la ricerca il loro numero nel Paese è aumentato dal 28 del 2017 al 39 per cento nel 2019, con le donne che sono più propense a fare questa scelta rispetto agli uomini (42 contro 36 per cento), e con la percentuale generale che arriva a quasi la metà negli under 45. «Se i benefici per la salute derivanti dal consumo ridotto di carne sembrano essere ancora la motivazione principale di una scelta vegetariana o semi-vegetariana, l’impatto ambientale degli allevamenti è diventato anche un motivo importante per cui in tanti scelgono di evitare la carne», ha spiegato Kate Vlietstra della Mintel. E sono soprattutto i giovani, forse spinti dall’«effetto Greta», a pensarlo. Il 54 per cento di quelli di età compresa tra 16 e 24 anni vede nella riduzione del consumo di prodotti di origine animale un buon modo per ridurre l’impatto dell’uomo sull’ambiente.
Proprio a inizio di questo mese, i vegani hanno anche vinto un’importante battaglia legale. Un tribunale del lavoro ha stabilito che il «veganismo etico» è una convinzione filosofica che deve essere protetta dalla legge contro le discriminazioni.