la Repubblica, 19 gennaio 2020
Il 2019 dei record per sei banche Usa
L’ultima settimana ha consegnato agli archivi lo stato di grazia delle maggiori banche Usa: una mezza dozzina baciata da 120 miliardi di dollari di profitti netti. Malgrado i tre tagli dei tassi Fed, che hanno ridotto i margini d’interesse sui crediti (e comunque restano all’1,75% mentre la Bce è a zero), i banchieri americani si sono puntellati sulla crescita dei consumi interni e le commissioni generate da quel potente volano che si chiama Wall Street. Gli indici hanno guadagnato circa il 30% polverizzando un record dopo l’altro, incuranti dei multipli stellari raggiunti dopo una corsa che continua dal 2008. Niente a che vedere con l’Europa e – peggio – l’Italia: consumi stitici, mercati in rimbalzo sugli indici ma avari di operazioni straordinarie come quotazioni, fusioni e altri fatti finanziari su cui la banca campa. Così si amplia il solco tra la finanza ai due lati dell’Atlantico, e le banche Usa spadroneggiano anche in Europa, ove ritengano. La classifica Dealogic dei primi nove mesi 2019 nell’area Europa, Medio Oriente, Africa, vede Goldman Sachs, Jp Morgan, Morgan Stanley, Citi, Bofa nei primi sette posti (insieme alla franco- americana Lazard e alla franco- britannica Rothschild) per ricavi incamerati nelle fusioni societarie; e i nomi ai primi posti non cambiano se si guarda alla nicchia italiana, dove Mediobanca figura al quarto posto con un 7% del totale, contro un 15,3% di Jp Morgan.
«Il consumatore americano è in gran forma, sia sul fronte del credito che su quello dei consumi», ha detto Jamie Dimon, portabandiera della categoria, guidando da 14 anni Jp Morgan che di miliardi ne ha guadagnati 36,4 nell’esercizio 2019. Dimon, newyorchese del 1956, è l’unico dirigente sopravvissuto alla tempesta che si portò via Lehman Brothers nel 2008: e ha appena rassicurato i suoi fortunati azionisti, cui ha offerto un rendimento 2019 (Roe) del 19%, che rimarrà per altri cinque anni, battendo nuovi record. La ricetta vincente di Jp Morgan, a guardarne i conti 2019, è basata per circa metà sulle attività commerciali (come mutui e carte di credito) da cui deriva metà degli utili e dei ricavi totali; e queste sono migliorate del 3% l’anno scorso, risentendo dei cali dei tassi. Il boom vero è stato per le attività su imprese e mercati, aumentate del 31% con profitti immensi sul trading di bond e reddito fisso. La situazione ha galvanizzato i compratori a Wall Street, che hanno portato Jp Morgan a capitalizzare 433,5 miliardi. Per dare un’idea, è circa uguale a 11 tra le maggiori banche europee: Barclays, Soc-Gen, Standard Chartered, Unicredit, Credit Suisse, Ubs, Bbva, Rbs, Ing, Lloyds e Crédit Agricole.
Dietro l’araldo Jp Morgan marciano convinte anche Bank of America, che ha realizzato nell’esercizio 27,4 miliardi di utili, Wells Fargo e Citi (oltre 19 miliardi a testa), Morgan Stanley con 9 miliardi e Goldman Sachs con 8,5, dato che ha deluso gli osservatori, anche frenato da una tra le (poche) grane legali pagate l’anno scorso, in Malaysia.