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 2020  gennaio 19 Domenica calendario

Trump cancella i menu di Michelle Obama

WASHINGTON Arriva la restaurazione nelle mense scolastiche americane. Ritornano le patatine fritte, la pizza, gli hot dog, gli hamburger, riprendendosi lo spazio occupato dalle verdure fresche, dalla frutta, dal pane integrale. Ci sono un po’ di «populismo alimentare» e, soprattutto, solidi interessi economici da tutelare nelle «linee guida» diffuse venerdì 17 gennaio dal ministero dell’Agricoltura. 
L’amministrazione ha deciso di smantellare la riforma promossa dall’allora first lady Michelle Obama, «The Healthy, Hunger-Free Kids Act» del 2010, un provvedimento che puntava a promuovere un nutrimento «salutare e appagante» per circa 30 milioni di bambini, distribuiti in 99 mila istituti scolastici. E proprio nel giorno del cinquantaseiesimo compleanno di Michelle, il sottosegretario Brandon Lipps ha spiegato che «le regole imposte dal governo Obama hanno avuto conseguenze non volute, impedendo alle scuole di adottare soluzioni innovative, come per esempio, la «colazione da asporto» («grab and go breakfast»). 
Sul sito del ministero si possono vedere le foto di laboriose riunioni con esperti nutrizionisti, dirigenti scolastici, psicologi e così via. Ma la decisione finale è stata pesantemente condizionata dalla lobby del Big Food. Solo per fare un esempio, i produttori di carne riuniti in organizzazioni come la «Livestock Marketing association», la «National Cattlemen’s Beef Association», «the National Chicken Council», «The National Pork Producers Council», «Smithfield foods», «the Texas Cattle Feeders Association» e la «United States Cattlemen’s Association» versano ogni anno circa 4,5 milioni di dollari di finanziamenti ai parlamentari, quasi tutti repubblicani. Somme più o meno equivalenti sono «investite» nella politica dalle industrie dello snack, delle pizze pronte, delle «french fries». 
Ecco allora che il segretario all’Agricoltura, Sonny Perdue, ha trasformato quello che dovrebbe essere un aperto confronto tra scienziati in una specie di campagna ideologica contro «lo snobismo» degli Obama. Perdue è la figura più adatta per gestire questa operazione. Ex governatore della Georgia, 73 anni, iper conservatore convertito al trumpismo, predica con i suoi modi sbrigativi il «ritorno al buon senso» per spazzare via i «ridicoli» allarmi sul «climate change», l’accoglienza degli immigrati e, naturalmente, i vincoli pubblici sull’alimentazione. 
Colazione da asporto 
Le regole imposte da Obama avrebbero impedito di adottare la «grab and go breakfast» 
Secondo le stime i trenta milioni di scolari, dai sei anni in poi, coprono metà del fabbisogno calorico quotidiano con i pasti serviti dalle mense. Il servizio è gratuito per circa 22 milioni di bambini provenienti da famiglie a basso reddito. Le statistiche mostrano che l’obesità infantile è dilagante soprattutto tra le popolazione più povera. 
Il motivo è molto semplice e da lì era partita Michelle Obama: le verdure fresche, un casco di banane, un cestino di fragole o di mirtilli, le farine integrali, il latte scremato costano molto di più di un cartoccio di patatine fritte o di una pizza surgelata da rianimare nel forno a micro onde. 
Il piano del 2010, quindi, teneva insieme la necessità di offrire un sostegno concreto ai meno abbienti e gli obiettivi di educazione alimentare fissati dall’Istituto di Medicina: ridurre i cibi ipercalorici, ricchi di grassi saturi e di sodio. 
Ora, invece, rischia di saltare tutto l’impianto. I manager delle scuole potranno fissare «con flessibilità» i menù, riabilitando le merendine, i burger, le «french fries» e altri prodotti industriali confezionati.