https://www.lettera43.it/cagliari-gigi-riva-rovesciata-vicenza/, 18 gennaio 2020
Gigi Riva e la storica rovesciata che compie 50 anni
Una rovesciata è un gesto di ribellione. Alle leggi della fisica, all’inerzia del pallone, alla direzione che sembra voler prendere una giocata. È un atto di rivolta, di quelle con cui il popolo ribalta la gerarchie. E la più famosa delle rovesciate della storia del calcio italiano, sebbene non sia stata ritratta sulla copertina dell’album Panini (come quella di Carlo Parola) e non abbia mai portato (come quella di Cristiano Ronaldo) al clamoroso trasferimento di un fuoriclasse, è la perfetta immagine di una storia che è ribellione allo stato puro. La palla che Gigi Riva sbatté in porta al 70′ minuto di una partita del 18 gennaio del 1970 contro il Vicenza allo stadio Romeo Menti è un capolavoro dadaista con cui il Cagliari dipinse i baffi sulla faccia della Vecchia Signora, confermandosi capolista di un campionato che ineluttabilmente andò a vincere di lì a qualche mese.
L’ITALIA CHE VENIVA DAL BOOM ECONOMICO
È una storia che nel 2020 compie 50 anni. Come quello scudetto irripetibile piombato in un’Italia che correva veloce e sembrava non dovesse fermarsi mai. Un’Italia che veniva dal boom economico e dal ’68 e che ancora non sapeva di essere in procinto di entrare nella crisi economica. Un mese prima, in piazza Fontana, la bomba piazzata dai fascisti di Ordine nuovo alla Banca Nazionale dell’Agricoltura aveva ucciso 17 persone, segnando l’inizio degli Anni di Piombo, anche se ancora non si chiamavano così. In quegli anni in cui l’Italia correva, il calcio andava a una velocità inversamente proporzionale. Più lento di oggi, più umano. Le partite non arrivavano dentro le case in diretta tivù, ma mediate dalle voci dei radiocronisti. Le parole di Enrico Ameri, Sandro Ciotti e Beppe Viola scolpivano nell’immaginazione degli ascoltatori le giocate dei campioni.
IL SILENZIO DI UN CAMPIONE DIVERSO DAGLI ALTRI
Fu la voce roca di Ciotti a raccontare quel gol: «La palla spiove dalla sinistra in piena area veneta, si impenna, Riva in rovesciata e rete!». Poi un secondo di silenzio, di quelli che sembrano interminabili, capace di descrivere lo stupore e la meraviglia del momento meglio ancora delle parole. Sembra perfetto per Riva, uno che prolisso, di certo, non lo è stato mai. Così simile al mare, che sa essere taciturno per lunghissimi istanti e riversare tutta la sua potenza in una mareggiata improvvisa. Riva era calmo fuori dal campo quanto furente al suo interno. Un uomo di straordinaria integrità morale, forgiato da un’infanzia fatta di responsabilità precoci e dolorose privazioni, che aveva scavato sul suo volto un’espressione contrita.
QUANDO RUPPE IL BRACCIO AL RACCATTAPALLE
Eppure a Riva non servivano le parole. Quando aveva bisogno di un po’ di tempo per sé saliva in macchina e guidava per ore, inerpicandosi lungo le stesse strade che al primo arrivo a Cagliari l’avevano spaventato, infilandosi nei paesi dell’entroterra sardo, per sedersi a mangiare a casa di qualche sconosciuto esponente di quel popolo che l’aveva abbracciato e che a lui era venuto istintivo ricambiare. Oppure si sedeva a mangiare il pesce con gli amici di Cagliari, sempre in silenzio. Poi risaliva in macchina e andava ad allenarsi, a piegare le dita al povero Reginato, portiere di riserva, una volta persino a rompere un braccio a un giovane raccattapalle incautamente posizionato dietro la rete e travolto da una delle solite pallonate esplose da quel sinistro ineguagliabile.
IL VIZIO DELLE SIGARETTE: ALTRO CHE RONALDO…
Nel calcio di oggi, così ossessionato dalla perfezione, uno come Riva sarebbe impensabile. Provate a immaginare uno che accende una sigaretta dopo l’altra e spegne l’ultima solo un attimo prima di cominciare l’allenamento. Confrontatelo con la maniacalità con cui Cristiano Ronaldo cura il suo corpo, con le diete pesate al bilancino, il rifiuto tassativo di ogni vizio. Nel mondo di oggi uno come Riva non potrebbe nascere. Non troverebbe spazio per il suo riserbo e il suo silenzio in un contesto che si è fatto sempre più chiassoso, e nell’era in cui ogni più piccola emozione deve essere condivisa con una storia su Instagram, la sua incapacità cronica di esprimere pubblicamente i suoi sentimenti finirebbe per penalizzarlo troppo. Probabilmente non attirerebbe le attenzioni di un club come la Juventus, che lo corteggiò fino ai limiti dello stalking e fu sempre respinta, e che oggi in uno così non potrebbe mai vedere il suo brand embassador perfetto.
Gigi Riva.
ORA INCROCIARLO È SEMPRE PIÙ DIFFICILE
Forse anche per questo oggi Riva si vede sempre meno. Incrociarlo è difficile persino per i cagliaritani, che hanno imparato a memoria gli itinerari ripetitivi delle sue passeggiate e gli orari di quei pasti al ristorante Stella Marina di Montecristo. Un tempo Riva camminava tra loro, e a loro tanto bastava. Nessuno ha mai violato la sua privacy, mai forzato un assalto per un autografo. Oggi, invece, le cose sono cambiate. Magari è anche colpa dei selfie, chissà, ma Gigi, che fu Rombo di tuono, varca molto difficilmente la porta di casa sua. E anche strappargli un’intervista è diventato sempre più difficile.
PRESIDENTE ONORARIO GRAZIE A GIULINI
«Papà è tornato sul fico», ha raccontato il figlio Nicola Riva in occasione della presentazione dello speciale che Federico Buffa gli ha dedicato su Sky. Il fico è lo stesso su cui si rifugiava da bambino, quando alla fine delle vacanze estive arrivava il pullmino che l’avrebbe riportato al collegio di Viggiù al quale la madre l’aveva iscritto dopo la morte del padre. Un tempo l’albero si stagliava di fronte a casa Riva, a Leggiuno, oggi è nella sua testa. A farlo scendere da lì ci ha pensato Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, che per i 100 anni della società e i 50 anni dello scudetto è riuscito a farsi dire sì alla richiesta di diventare presidente onorario. Perché pure da lì, sopra il fico, mezzo secolo dopo la rovesciata del Menti e uno scudetto che oggi sarebbe impossibile, l’amore per il Cagliari è troppo forte per potergli resistere.