Adesso per il 14 febbraio, festa degli innamorati, arriva addirittura un "Bestiario". Ma, attenzione, non un normale Bestiario: è un Bestiario d’amore. E così ecco che questa volta ci sono galli, asini, grilli, cigni, cani, serpenti, scimmie e poi donnole, aspidi, merli ma anche sirene, unicorni e draghi. Tutti (o quasi) appaiono in un fantastico (qui è il caso di dirlo) libretto. Al modo medievale tutti questi animali non parlano di animali. Parlano di noi.
L’hotel dove ci incontriamo è come Vinicio: ha il fascino di un mondo diverso. «È vicino a un teatro e a una stazione» , dice. Forse tutto ciò di cui ha bisogno insieme a un libro e a uno strumento da suonare.
Perché un Bestiario d’amore?
«Perché non si è mai così soli come da innamorati. E così pieni di mostri. E così pieni di bestie. L’amore è proprio come uno zoo interiore. Quello a cui mi sono ispirato è il primo e forse l’unico Bestiario d’amore creato da Richard de Fournival nel 1252. Nell’originale gli animali citati sono ben 57 e mi è venuta voglia di farne una riduzione in forma di poema musicale, una specie di piccola operina in cui gli stati d’animo delle creature citate vengono evocati in musica».
Tra l’altro de Fournival nella sua opera dice di aver fatto a sua volta ricorso al canto per cercare di coinvolgere la fanciulla amata…
«Esatto. Dice: "Meglio cantavo e peggio mi andava, allora faccio il mio ultimo tentativo e presento questi pensieri in forma di parole e di immagini". Dall’inizio dunque è un testo che aveva illustrazioni e quindi credevo che così dovesse essere anche questa mia riproposta. Il libro e il concerto Questo strano oggetto che è un disco ma anche un libro e pure un concerto che si terrà a Londra, si intitola Bestiario d’amore. Tutto succederà il giorno 14 febbraio, San Valentino. Spiega Vinicio: «Di questo bestiario abbiamo ricavato un libello con EP, in pubblica uscita a zampa libera il prossimo febbraio. Pertanto abbiamo scelto come fonte battesimale una magnifica cattedrale gotica nel cuore di Londra, che tante volte ha celebrato il divino in musica, la Union Chappel (Compton Terrace, Islington, London, N1 2UN), proprio nel giorno dedicato al martire. Mostriamo e mostrifichiamoci insieme. Buon San Valentine Day, imbestiati d’amore» Perché l’ho fatto? Non lo so. Perché era un testo bellissimo».
C’è voluto molto tempo?
«No. Mi sono chiuso per una settimana in una casa in Alta Irpinia d’inverno senza mai uscire. È stato molto difficile partire da un testo in prosa, una sorta di trattato e farne una canzone. Mi piaceva molto che avesse delle pretese scientifiche su una materia, l’amore, in cui non c’è niente di accertato anche se alcune regole sono ferree».
Lo raccontava Roland Barthes in "Frammenti di un discorso amoroso"...
«Barthes infatti fa un discorso su un linguaggio, quello amoroso, che vorrebbe uscire da sé proprio come il lupo mannaro esce dall’uomo. In amore l’umano diventa mostro, nel senso che supera il limite della normalità e la necessità di mostrificarsi è dunque anche quella di mostrarsi».
In molte occasioni nella letteratura classica questo si esemplifica nella metamorfosi, basti pensare ad Apuleio.
«Esatto. Nell’immaginario dell’epoca molti animali avevano la possibilità di trasformarsi oppure gli venivano attribuite caratteristiche folli. Ad esempio della donnola si dice che "dall’orecchio concepisce e dalla bocca partorisce". In origine i Bestiari avevano scopi religiosi, venivano usati per leggere il libro della natura, il libro di Dio. Noi oggi abbiamo perso il rapporto con l’animale ma prima di essere cibo, pelle, avorio questi è stato promessa e immaginazione. E simbolo».
Le illustrazioni del libretto che accompagna il disco da dove vengono?
«Ero in giro per cattedrali di pietra perché volevo usare gli animali delle sculture delle chiese romaniche per illustrarlo: Bitonto, Gravina posti così. Incontro delle persone, un gruppo che si chiama Organic, che stavano facendo un film e un disco su Papa Formosus, il papa umiliato, il cui cadavere venne messo a processo nell’897 e sottoposto a esecuzione postuma. A illustrarlo c’era Elisa Seitzinger: era perfetta.
Proprio come il racconto, il suo modo di disegnare nasconde moltissime preziosità: il cigno con la morte dentro, la scimmia calzata…».
Lo presenterete in un concerto a Londra a San Valentino...
«Ormai mi sono occupato di tutti i santi: da Nuove tentazioni di Sant’Antonio al Ballo di San Vito, San Valentino non poteva mancare. Abbiamo registrato a Sofia con l’Orchestra della Radio di stato in uno studio bellissimo che sembrava pre-caduta del muro».
Sarà un regalo prezioso dal momento che l’edizione avrà una cura speciale.
«Nell’epoca in cui la musica è diventata immateriale, slegata dal supporto, mi piaceva l’idea di andare controcorrente e fare un piccolo oggetto prezioso che sarà una sorta di libro illustrato che contiene anche un album musicale. Quindi i testi dei brani, che sono assai lunghi, e le illustrazioni che li accompagnano non sono un corollario ma parte dell’opera».
La figura del lupo ti affascina molto perché avevi il "pumminale" ne "Le canzoni della cupa" e il Loup garou in "Ballate per uomini e bestie" mentre in questo bestiario citi un particolare rapporto tra l’uomo e il lupo...
«Certo perché è interessante che alcune popolazioni prima dei romani abbiano a che vedere con questo animale totemico: il termine "irpini" viene per esempio da "hirpus" che nella lingua osca era "lupo" mentre "lucani" viene da "lykos" sempre lupo in greco».
Il Bestiario è come diviso in due parti.
«Sì, nella prima de Fournival impiega gli animali per spiegare il suo stato d’animo e per paragonare il comportamento della donna ad alcuni di essi. Mentre nella seconda, che è molto divertente, parla di "altre bestie d’amore che vi frodano il cuore", ovvero di altri innamorati sleali, il cosiddetto "falso amante". È come se dicesse all’amata: "il mio amore è il solo vero per cui state attenta perché il drago non morde ma con la lingua avvelena; alcuni si abbandonano a parole come sconvolti d’amore ma sono come la volpe che con la gazza si finge morta e si butta a terra, poi quando quella si avvicina lesta le mangia la testa e le fa la festa". O ancora," altri sono come balena che pare isola sicura ma quando sente il fuoco sulla schiena pronta si inabissa come sua natura"».
Lui però è disilluso: non sembra aver molte speranze...
«È questo il bello! Che "come l’asino selvaggio che solo quando è disperato alza il raglio ma così forte da sfidare la morte" così lui, folle innamorato, dice: "il mio estremo sforzo levo a voi Signora". Perché lo fa se è inutile? Perché comunque è una cosa bella, una cosa che anche nella sofferenza gli dà piacere per la bellezza che sta nel cantare».
Beh è un San Valentino che lascia aperta una porta sul dubbio...
«Non sappiamo. Forse non c’è lieto fine. Ma forse sì, anche se non è quello che ci si aspetterebbe. Io ho riflettuto su questo perché a me è successo che una volta baciato dalla dama mi sono trasformato in rospo. Mi spiego meglio: fino a che inventi tutto il castello - perché questo è un componimento straordinario, un continuo gioco d’artificio che il protagonista mette in moto perché non ha avuto concessione dall’oggetto del suo desiderio - c’è una tensione fortissima. Se ci fosse soddisfazione tutta questa meravigliosa costruzione crollerebbe e il principe perderebbe il suo fascino...».
Ma c’è qualcosa di autobiografico? Anche tu ti sei innamorato e quindi...
«Beh, ho constatato che in effetti è nella mia natura che dopo essere stato baciato mi sia trasformato in rospo. E tutto è crollato».
Però mi sembra un ottimo periodo per te: lo è?
«Sì, è un periodo di luce: in questi progetti mi sono perso e al di là di questo sono in un periodo della vita che potrei definire della "piena consapevolezza". Il che probabilmente condurrà al disastro finale ma effettivamente i favolosi anni 50 conducono a una serie di consapevolezze per cui la vita costa un po’ meno sforzo, si ha meno da dimostrare».
È finito il tormento?
«L’esperienza della vita è meno al fuoco vivo e quindi lascia spazio per assorbire cose che la rendono più bella: beni di conforto che servono per equipaggiarci per i tempi brutti.
La bellezza non è solo una categoria dell’estetica: è anche una categoria morale che dà consistenza alla vita».
C’è "La peste".
«Sì. È un momento storico in cui è importante la responsabilizzazione individuale perché non ci sono maestri e non c’è un sentire etico. Ci sono cose sconcertanti, un ritorno a codici primitivi veicolati attraverso mezzi ultramoderni che diffondono l’epidemia: la rete, i social. Si può fare tutto: ricoprire di insulti dei genitori che hanno appena perso un figlio, il revenge porn che in alcuni casi ha portato al suicidio: tu diffondi un contenuto privato contro la volontà della persona e non può più essere cancellato. Per cui qualunque cosa invece dia linfa e spessore è benvenuta. In questo senso credo che anche le canzoni possano fare la loro».
E infatti hai appena fatto un video de "La peste" insieme a un artista molto giovane, Young Signorino. Per alcuni controverso e per me invece interessante perché parla un linguaggio visivo e sonoro diverso dagli altri...
«Infatti questa è una versione più "pestilenziale" proprio perché si è contagiata con il "giovin Signorino" che è una voce dell’oggi: la trap. Di tutti lui è il più dadaista, quello che usciva anche dall’irregimentazione di quel linguaggio. Con il suo produttore FiloQ ha riarrangiato il pezzo con parole e suoni suoi».
Nei frammenti del video si avvicendano schermate di CasaPound, animali buffi, gente che sniffa, il Brasiliano e pure Salvini che bacia una coppa messa a stagionare...
«Non volevo fare come il gruppo del Decamerone che si raccontava storie mentre fuori infuriava la peste per cui, al contrario, ho cercato di fare storie che la affrontassero usando i miei strumenti e il mio linguaggio».
Contra pestem come diceva Eugenio Barba in un suo spettacolo, Oxyrincus Evangeliet...
«Esatto: Bestiario d’amore è un po’ un "contra pestem" perché è un modo per ripulirsi. Per cercare di non farsi contagiare».