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 2020  gennaio 18 Sabato calendario

Swae Lee, il rapper in rosa

«Gli artisti non si accontentano mai di quello che c’è. Un po’ come capita a me… Con quattro frasi magari poco comprensibili mi chiedono di creare le “loro” scarpe, perché non sono soddisfatti di quello che si trova in giro. Allora gliele invento, ma a modo mio, appunto». 
Giuseppe Zanotti da San Mauro Pascoli, Romagna doc, mette le scarpe ai piedi alle star del cinema: da Demi Moore a Vittoria Puccini, da Katie Holmes a Jennifer Lopez. Beyoncé per un suo concerto gli aveva commissionato stivali-guaina bianchi, ma lui ha preferito realizzarli in rettile e un po’ morbidi, «più adatti al suo corpo atletico. E alla fine mi ha ringraziato», racconta il designer, al quale va riconosciuto il merito di essere stato il primo a inventarsi le collaborazioni con celebrità già 15 anni fa, ben prima dell’era social. Si trattava di creare una relazione tra musica, arte e moda e Zanotti incontrava di persona questi suoi clienti speciali, spesso coronando l’invito in azienda con una cena in osteria sulle colline, com’è capitato con Kanye West (che apprezzava) e sua moglie Kim Kardashian – vegana – un po’ impietrita dalla cucina tradizionale cesenate. 
In questi giorni si prepara a volare a Miami per il lancio, il 31 gennaio, della capsule speciale «Giuseppe for Swae Lee», un’edizione limitata, con il rapper protagonista di una serie di eventi organizzati da Saks in occasione del Super Bowl. Racconta di aver conosciuto l’artista californiano l’anno scorso, quando è stato protagonista, con il fratello Slim Jxmmi – assieme al quale ha dato vita al duo Rae Sremmurd – di una campagna digitale per il lancio delle sneaker Blabber. Ma questa volta, niente bianco e nero: Giuseppe Zanotti ha voluto scarpe nei toni del rosa, colore prediletto dal rapper con le treccine. «Ho fatto disegnare i fiori a mano da mio figlio Riccardo, che si occupa del prodotto, ma ha un vero talento per la pittura», spiega l’imprenditore, affiancato in azienda anche dal primogenito Lorenzo, il nerd di famiglia che segue il web. 
Il momento è complicato. «Ogni mese sforniamo una nuova collezione. Oggi è molto difficile coniugare la manifattura con le maestranze, perché noi portiamo avanti una sfida romantica sul territorio. Siamo esperti di scarpe eleganti che in passato rappresentavano l’80 per cento delle vendite, ma oggi risultano penalizzate a vantaggio delle scarpe sportive, che richiedono tempi strettissimi. Grazie a Dio abbiamo una azienda di sneaker indipendente perché si tratta di un tema culturale con tecnologie e manifattura specializzate. Altri, però, sono più organizzati, per fortuna la flessione del formale è compensata dalla crescita del mercato asiatico e del digitale che ha registrato un più 30 per cento». 
Figlio di una sarta che ha lavorato anche in Francia e di un ebanista che si è ritrovato ad aprire una bar gelateria, Zanotti ha cominciato a produrre scarpe «per non finire a fare il gelataio». «Non ho mai studiato, ma ho sempre avuto molta curiosità, leggevo i fumetti di Flash Gordon e continuavo a disegnare bolidi e cavalli, facevo sculture con la plastilina che mettevo nel frigo dei gelati per evitare che si sciogliessero con il caldo (oggi arriverebbero i Nas)…». 
Nel 1991 apre la sua azienda, nel ‘94 crea la griffe: «Essendo di San Mauro Pascoli ho scelto le scarpe. Fossi nato a Montetiffi, un borgo di 80 persone dove si realizzano le teglie per le piadine, avrei progettato padelle molto interessanti. Ero contrariato dalla mediocrità… Mi ispiravo alle copertine dei dischi di Janis Joplin e dei The Who, e poi ai film visionari, Arancia Meccanica, Blade Runner, Odissea nello spazio». Oggi i suoi figli hanno una visione diversa, tutto sta cambiando, «ma il punto di partenza è sempre quello di riempire un vuoto, creare scarpe belle. Mentre il punto d’arrivo sta nel metterle ai piedi delle donne», puntando su quel mondo di mezzo (tra formale e sneaker) che Zanotti da sempre coltiva e che trova spazio grazie alla moda unisex: Chelsea boot fondo gomma, tronchetto stretch, rock biker, combat boots. E nell’ultima collezione gli anfibi sono in versione vegana: «Ormai da 20 anni non uso pellami trattati con prodotti chimici. In azienda utilizziamo solo materiali ottenuti dall’industria alimentare e biodegradabili». 
Le stringate e le sneaker dipinte a mano di Swae Lee segnano la nuova tendenza della moda sempre più a-gender? «La questione del sesso non interessa più a nessuno, oggi abbiamo problemi più seri come quello dell’Amazzonia. Dai tempi di Chanel e Greta Garbo i capi maschili indossati al femminile sono molto più affascinanti. Sette anni fa provocatoriamente ho fatto una paio di sneaker per Kanye West piene di strass. Oggi lo stile (ma anche il fatturato) parte dalle calzature, tanto che tutte le griffe di abbigliamento le hanno unite alla produzione. Le ultime collezione di scarpe da smoking sono piene di accessori (perle e borchie), quelle rosa di Swae Lee vanno a compensare un completo classico. Perché l’errato è più bello, una donna con una cicatrice è più bella, la perfezione ha rotto le scatole».