Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  gennaio 18 Sabato calendario

Il sorpasso delle donne con il bisturi

Lo strumento medico simbolo della chirurgia passa di mano. Gli uomini stanno cedendo il bisturi alle colleghe donne e presto nelle sale operatorie saranno loro a fare la gran parte degli interventi. I dati sulle iscrizioni alle scuole di specializzazione fanno vedere chiaramente una tendenza che appena cinque anni fa sembrava ancora lontana. Ci sono più giovani laureate iscritte a chirurgia generale rispetto ai colleghi maschi. L’anno scorso si sono aggiudicate il 57% delle borse, mentre tra il 2008 e il 2015 il dato è stato del 48%. I numeri salgono al 61% nella chirurgia toracica e al 76% nella ginecologia. Gli uomini continuano a prevalere in cardiochirurgia, neurochirurgia e ortopedia ma è solo questione di tempo. Già adesso, se si prende il totale delle borse assegnate l’anno scorso, il rapporto è di 4.000 a 2.800. Nella gran parte delle specialità non c’è partita. Ad esempio in oncologia, medicina d’urgenza, anestesia e geriatria le donne sono al 65%. A guardare i dati delle iscrizioni agli ordini dei medici il quadro è ancora più chiaro. Ormai tra gli under 60 ci sono più donne (125mila) che uomini (100mila) anche se c’è un problema di rappresentanza di vertice. I presidenti degli ordini provinciali infatti sono praticamente tutti maschi: 94 contro appena 11. E prevalgono anche tra i primari.
A realizzare la ricerca sul sesso di chi si è aggiudicato le borse di specializzazione l’anno scorso è stata la dottoressa Maria Gabriella Coppola, responsabile in Campania di Anaao giovani, il sindacato con più iscritti tra gli ospedalieri. «Nel mio lavoro c’è intanto la conferma che le donne prediligono le scuole di area medica, come pediatria o medicina interna perché, come dicono alcune ricerche, cercano lavori con carico programmabile e prevedibile». Però adesso c’è anche una novità. «È quella – dice ancora la dottoressa Coppola – della crescita in specialità che invece hanno carichi di lavoro imprevedibili come le chirurgie. Sicuramente si tratta di un trend che dà il segno di trasformazioni che investono la società. Ci sono fattori personali, economici e culturali che iniziano a produrre effetti anche sulla professione medica». Conosce bene questa tendenza Gaya Spolverato, giovane chirurga oncologica di Padova che si è perfezionata anche allo Sloan Kettering Cancer center di New York e presiede l’associazione Wis, cioè women in surgery, Italia. «Negli ultimi cinque anni – dice – c’è stata una crescita importante delle donne iscritte alle scuole di chirurgia generale». Il cambiamento porta con sé problemi. «La sensazione molto forte è che il mondo della formazione non sia preparato ad una tale ondata di donne. Chi vuole avere una famiglia, ad esempio, è penalizzata. La legge prevede infatti che dal momento in cui un medico resta incinta a quando partorisce non può stare in sala operatoria. La chirurga che fa un figlio non opera per un anno, cosa che impatta sulla formazione in modo pesante in un’età, tra i 30 e i 35 anni, nella quale è facile restare indietro». Poi c’è l’ambiente. «Le scuole chirurgiche italiane sono molto tradizionaliste, da sempre hanno preferito gli allievi maschili. La donna un tempo era considerata più un’infermiera o una strumentista». Si trattava di un grosso errore. «Noi siamo più attente, precise, e abbiamo l’umiltà di chiedere aiuto. Siamo molto diverse dalla vecchia generazione di donne medico, molte delle quali erano “baronesse”, in tutto simili ai maschi di potere». La carica delle giovani con il bisturi cancellerà anche quello stereotipo.