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 2020  gennaio 18 Sabato calendario

I furti nell’arte non pagano quasi mai

Rubare l’arte è un’attività sopravvalutata. Mi raccomando non fraintendetemi. Non sto dicendo che i furti di opere d’arte non sono un crimine gravissimo e un danno enorme per la società. Chi sopravvaluta questo tipo di crimine sono i criminali stessi. Per due precisi motivi aldilà del ritorno economico che spesso non è nemmeno così eccezionale da rischiare di rovinarsi la vita.
Il primo motivo è che spesso rubata l’opera d’arte il ladro non sa bene cosa farsene, lo dimostra il Klimt di Piacenza ammesso che fosse stato rubato e abbandonato in uno sgabuzzino. Il secondo motivo è che il capolavoro è un trofeo e i trofei hanno valore solo se si possono mostrare al mondo, rendendo invidiosi i possibili avversari che magari avrebbero voluto loro mettere le mani sulla stessa opera d’arte. Quindi il mafioso, il camorrista, il mercante d’armi o il dittatore che commissiona il furto di un Caravaggio quando poi ce l’ha si rende conto che se non può dire al mondo che ce l’ha, se ne fa ben poco.
Una volta fatto il grosso con gli amici del suo giro criminale il Caravaggio nella sua sala da pranzo non ha più veramente un senso. Del primo motivo un esempio assoluto fu il famoso furto della Gioconda. L’imbianchino Peruggia se lo tenne sotto il letto per un anno per poi farsi beccare come un pollo.
Quindi chi ruba un’opera d’arte senza che qualcuno glielo abbia chiesto oltre a essere un delinquente è pure un cretino come furono anche quelli che provarono a portar via l’Urlo di Munch ad Oslo. Sì, perché anche per fare i ladri di arte bisogna, come in molte altre attività, avere degli agganci. Il caso diPeruggia è la dimostrazione lampante. Non conoscendo nessuno alla fine della Gioconda non seppe che farne. C’è poi la follia di dividere in pezzi i capolavori illudendosi che dieci pezzi di un Caravaggio facciano dieci Caravaggio e non un Caravaggio a pezzi. Ancora più imbecilli sono coloro che si accontentano di un pezzetto di Caravaggio rubato.
L’unica scusante o meglio l’unica possibile ragione è proprio la malattia del rischio, la sindrome di Tom Cruise o di Arsenio Lupin. Il gusto sta nella sfida più che nell’oggetto del desiderio. Una perversione.
L’arte è fatta per essere vista o per essere fatta vedere, nasconderla è sempre, anche se non è stata trafugata, un crimine. Se uno se l’è comprata legalmente e decide di mettersela in caveau il crimine è morale, come quelli che dicono di aver comprato il Salvator Mundi di Leonardo e non rivelano nemmeno dove è. L’arte arrivata a certi livelli non è più un bene privato, anche se a possederla è un privato, ma un bene pubblico. Per questo per molti capolavori ed edifici storici pur rimasti in mani private c’è spesso l’obbligo legale di metterli ogni tanto a disposizione del pubblico.
Purtroppo il danno fatto alla comunità quando qualcuno ruba un dipinto o una scultura è molto maggiore del risultato che ottiene. È come quello che spacca il finestrino di una macchina di lusso per rubare un cellulare, magari vecchio. Il finestrino costa di gran lunga più del cellulare. La società è il finestrino e l’arte il cellulare. Il danno fatto alla società dai ladri di arte è sempre maggiore del valore effettivo dell’opera.