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 2020  gennaio 18 Sabato calendario

Scontro Usa-Corea sui baffi dell’ambasciatore

Se ne fa un baffo, giustamente, Harry Harris: «Pare che i miei baffi, per qualche ragione, siano diventati un punto di interesse qui», ha detto l’ambasciatore americano in Corea del Sud. Secondo molti cittadini, ecco la ragione, i suoi ben curati mustacchi da 63enne, poco sale e tanto pepe, sarebbero un affronto, perché ricordano quelli portati degli odiatissimi governatori giapponesi durante l’occupazione bellica. Hideki Tojo o Sadao Araki, nomi legati a efferati e mai dimenticati crimini, li esibivano tali e quali, come del resto tanti politici dell’epoca. Ma ci avrebbero mai pensato i sudcoreani, se lo stesso Harris non avesse sangue giapponese nelle vene? Mamma nipponica, papà ufficiale di Marina americano di stanza a Oriente, una carriera che ha intrapreso anche Harry prima di virare in diplomazia e, da rasato che era, lasciarsi crescere il pelo: «Se vengo criticato sui social è a causa del mio background etnico, perché sono un americano di origine giapponese».
Difficile dargli torto. Tra coreani del Sud e giapponesi la rivalità sconfina nell’odio, l’odio nel razzismo. E proprio in questi mesi i rapporti sono tesissimi, per una disputa sui crimini di guerra, sempre loro, che è prima degenerata in boicottaggio economico e poi ha messo perfino a rischio la collaborazione di intelligence. Nel frattempo, anche la relazione tra Seul e Washington si è complicata. Le trattative con Kim sono a un punto morto. Soprattutto, Donald Trump vuole che il governo sudcoreano contribuisca in misura maggiore al mantenimento dei 28.500 soldati Usa acquartierati sotto il 38esimo parallelo. Il conto è salato, da 900 milioni a 5 miliardi di dollari. A Harris è toccato fare la voce grossa con la Corea: pagate e fate la pace con il Giappone.
I giornali locali, per esempio il Korea Times, scrivono che quei mustacchi sono diventati l’immagine della più recente attitudine statunitense (o trumpiana) verso Seul, «irrispettosa e coercitiva». Molti chiamano Harris il “governatore generale”, come gli aguzzini nipponici, invece che l’ambasciatore. Ma lui non si piega, non ha nessuna intenzione di tagliarli: «Mi dovete convincere che danneggiano le nostre relazioni», ha replicato in un’intervista. Pure senza, resterebbe sempre il figlio di una giapponese e di un americano, al servizio degli Stati Uniti di Trump: «Io sono io».
Il generale Sadao Araki, generale ed ex ministro, leader della destra imperialista negli anni ‘30. Fu arrestato nel 1945 per crimini di guerra