Il Sole 24 Ore, 17 gennaio 2020
Biografia di Mikhail Mishustin
Nel momento in cui un deputato ha riferito le sue parole su Telegram, il titolo di Yandex ha spiccato il volo, toccando il massimo storico per la grande compagnia di internet russa. Mikhail Mishustin, il veterano del fisco scelto da Vladimir Putin per guidare il governo al posto di Dmitrij Medvedev, si stava presentando alla Duma quando – secondo il post di Serghej Obukhov – ha espresso apprezzamento per Yandex, promettendo di sostenerla.
L’attenzione al mondo digitale è il biglietto da visita del nuovo premier russo di cui pochi, fuori dal suo ambiente, conoscevano qualcosa prima che due giorni fa Putin ne facesse il nome. «Il governo dovrebbe essere una piattaforma digitale creata per la gente – ha detto Mishustin ai deputati -. È quello che abbiamo cercato di fare con il servizio imposte».
Tutto sta avvenendo molto velocemente a Mosca. La Duma, come previsto, ha convalidato la nomina di Mishustin con 383 voti a favore, 41 astenuti, nessuno contrario. Subito dopo Putin ha firmato il relativo decreto, presto si conoscerà la lista dei ministri: tra quelli uscenti, il titolare delle Finanze Anton Siluanov si è detto certo che il neopremier «metterà insieme una squadra di persone in sintonia con lui».
La grande sfida per Mishustin è replicare in una scala assai più grande e complessa il successo che tutti gli accreditano: essere riuscito a trasformare il fisco russo in un’agenzia moderna ed efficiente, tecnologicamente all’avanguardia, apprezzata dai contribuenti (anche se hanno meno scuse per dribblarla). Esattamente quel che serve al resto dell’economia.
«Mishustin sembra una scelta ideale per il ruolo – osserva Jacob Grapengiesser, partner e responsabile Eastern Europe per East Capital -. Non è un politico naturale, il suo profilo è da specialista della tecnologia che ha trascorso due anni come presidente di un rispettato asset manager russo, UFG». Chiamato da Putin nel 2010 a gestire il Servizio fiscale, continua Grapengiesser, Mishustin ha avuto un notevole successo nel trasformare la struttura da un organismo burocratico corrotto in una delle agenzie di riscossione delle imposte più avanzate al mondo: per esempio, tra il 2014 e il 2018, la riscossione dell’Iva è aumentata del 64% contro un aumento del 21% dei consumi nominali alle famiglie».
Leonid Bershidsky, opinionista dell’agenzia Bloomberg, vede nella decisione di Putin la conferma di un paradosso interno al sistema, che è «un modello di governance antiquato, bizantino, nepotistico, profondamente corrotto. Ma che tuttavia apprezza e ricompensa il genio tecnocratico». Come nel caso di Aleksej Kudrin, economista stimato da Putin malgrado le posizioni spesso critiche, oggi responsabile della Corte dei Conti russa e nel 2010 ministro delle Finanze. Con il suo protégé Mishustin (e peraltro anche con Putin), Kudrin – che non era affatto in sintonia con Medvedev – condivide la passione per l’hockey su ghiaccio, di cui è giocatore: «Il cambio di governo – ha dichiarato ieri Kudrin – rafforza la speranza di molti che la nuova squadra sia in grado di fare di più» per riforme ed economia: Mishustin «sa come bilanciare gli interessi del business e dello Stato».
Parlando alla Duma,il nuovo premier ha usato le parole giuste: priorità al miglioramento degli standard di vita, ricostituzione della fiducia tra autorità e imprese, miglioramento delle infrastrutture stradali e del clima in cui lavora il business, ritorno degli investimenti stranieri. La Russia, ha detto Mishustin, «ha bisogno di un management d’altro tipo».