Corriere della Sera, 17 gennaio 2020
Il prossimo James Bond sarà nero?
Forse avremo Ahmed Bond, ma sicuramente non ci sarà una Jemima Bond: perché i produttori dei film di 007 hanno annunciato che il prossimo attore chiamato a interpretare la parte dell’agente con licenza di uccidere potrebbe essere benissimo nero o asiatico, ma non sarà in nessun caso una donna.
Un James Bond di colore, hanno spiegato, è un’evoluzione naturale che rappresenta la realtà della società britannica attuale: «Si pensa a lui come a qualcuno proveniente dalla Gran Bretagna – ha sottolineato a Variety il produttore Michael J Wilson – ma la Gran Bretagna è un posto molto variegato».
Finora 007 aveva avuto sullo schermo il volto di attori inglesissimi (tranne Sean Connery, se vogliamo, che è arci-scozzese): e comunque, da Roger Moore a Pierce Brosnan a Daniel Craig, rappresentava uno stereotipo di britishnessbianca molto vecchio stile. Mentre ora i produttori hanno reso noto che non c’è ragione di continuare con questa convenzione: James Bond può essere «di qualsiasi colore», ha commentato la co-produttrice Barbara Broccoli.
E dunque il successore di Daniel Craig, che ha annunciato di voler dismettere i panni di 007, potrebbe diventare Idris Elba, visto nella saga degli Avengers e considerato il favorito, anche se si fanno pure i nomi di John Boyega, emerso con Guerre Stellari, di Daniel Kaluuya o di Henry Goulding, protagonista di Crazy Rich Asians.
D’altra parte, il pregiudizio per cui certi ruoli tradizionali possano andare solo a bianchi è già superato. A fine mese arriverà nei cinema britannici la nuova versione di «David Copperfield» diretta dal regista Armando Iannucci (che a dispetto del nome è pure lui inglese): e la parte dell’eroe dickensiano per antonomasia è andata a Dev Patel, l’attore di orgini indiane già protagonista di The Millionare. Quando Iannucci l’ha contattato per offrirgli il ruolo di Copperfield, Patel gli ha risposto: «Ma mi hai visto bene in faccia? Io sono indiano...». Al che il regista ha replicato: «No, sei britannico».
Allo stesso modo, se si frequentano i teatri londinesi è del tutto comune trovarsi di fronte attori e attrici di colore che interpretano i ruoli principali in lavori di Shakespeare o di Oscar Wilde: che ovviamente, in origine, erano stati pensati con personaggi solo bianchi.
Sono scelte che rispecchiano l’evoluzione della società britannica, ormai pienamente multietnica: la popolazione di colore raggiunge il 17% del totale, e spesso non si tratta di immigrati recenti, ma di britannici al 100%, qui da due o tre generazioni. È per questo che anche le pubblicità televisive o in metropolitana hanno sempre pure testimonial neri o asiatici, per riflettere la realtà dei consumatori: uno spot con soli bianchi rischierebbe forse di essere deferito all’Autorità di vigilanza...
In questo la società britannica è sicuramente più vicina, per composizione, a quella americana che non a quelle europee: qualcosa che si riflette anche a livello politico, se si pensa che il numero due del governo, il Cancelliere dello Scacchiere, è Sajid Javid, di origini pachistane, mentre la ministra dell’Interno è l’indiana Priti Patel. Un elenco che potrebbe continuare a lungo e che parte dal sindaco di Londra Sadiq Khan.
Dunque anche 007 ha ormai licenza di cambiare. Ma che ne è delle donne? Anche a loro si sono aperti ruoli finora tradizionalmente maschili: qui si è discusso molto del fatto che a interpretare Doctor Who, il protagonista della serie tv di viaggi nel tempo, sia adesso una attrice (dopo decenni di maschi). E le attuali produzioni shakespeariane al Globe Theatre sono gender fluid, con ruoli maschili e femminili spesso invertiti.
Ma James Bond no: maschio è e maschio resta, hanno detto i produttori: «Non sono interessata a prendere un personaggio maschile e farlo interpretare da una donna», ha tagliato corto Barbara Broccoli. In Skyfall il cielo può crollare, ma il soffitto di cristallo resta intatto.