ItaliaOggi, 17 gennaio 2020
Periscopio
Anno nuovo, soliti attriti. Triti e ritriti, senza attrizioni. Dino Basili, Uffa news.
In quale branca della psichiatria rientra la sindrome di quelli che prima vogliono una cosa e poi la distruggono? Ogni riferimento a Renzi è puramente voluto. Jena. La Stampa.
«Lo sai chi è il comunista più sfortunato della storia?». «No». «Yuri Gagarin, ha fatto per 17 volte il giro della Terra e poi è tornato in Unione Sovietica». Twitter.
Per me la politica è stata tutto, ho inflitto ai miei familiari anche atti di egoismo. Oggi mi diverto a insegnare all’università, a studiare la geopolitica, e a pensare un mio domani senza la politica. Ma non so se, sotto sotto, sto mentendo anche a me stesso. Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera. (Concetto Vecchio). il Venerdì.
Giampaolo Pansa ha sempre considerato Bocca un maestro. Sapeva a memoria l’attacco del suo reportage da Vigevano: «Fare soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, chiedo scusa, non ne ho viste. Di abitanti 57 mila, di operai 25 mila, di milionari a battaglioni affiancati, di librerie neanche una». Lo cita in Carte false, il libro del 1986 in cui Pansa punzecchia Bocca per non aver capito fin da subito che le Brigate Rosse erano davvero terroristi di sinistra, e non una montatura dei servizi segreti (che peraltro le infiltrarono e le usarono). Aldo Cazzullo. Corsera.
Gli invidiosi lo davano per spacciato il giorno in cui morì Sergio Galeotti, il socio che dirigeva la parte commerciale della casa di moda. Ma Giorgio Armani è come Charlie Chaplin: tanto bravo da non aver bisogno della spalla. Negli Stati Uniti, dove Time lo ha immortalato con una copertina che celebrava il «Giorgio’s gorgeous style», lo splendido stile di Giorgio, ha battuto in popolarità Gianni Agnelli, Luciano Pavarotti e Sophia Loren. Idem nel mondo. L’unico italiano che ancora gli tiene testa, nell’hit parade della fama, è Enzo Ferrari. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, I buoni e il cattivi. Marsilio, 2014.
Con la nascita dell’Ue e l’introduzione dell’euro (due costruzioni a cui l’Italia non ha quasi partecipato e quel poco non capendone nulla) la politica interna si è arenata. Per alcuni lustri degli anni Duemila, tanto sotto il berlusconismo che del prodismo, neanche ci accorgemmo che non potevamo più fare ciò che pareva utile a noi stessi. Ci cullammo così nell’idea che fossimo sempre in tempo per ideare un programma di risanamento materiale e civile e trovare l’uomo adatto per guidarlo. Con la crisi dello spread del 2011 toccammo invece con mano che non eravamo più padroni di niente. Giancarlo Perna. la Verità.
C’è uno strano paradosso: mentre sempre più gente scatta delle fotografie, si vendono sempre meno apparecchi fotografici: 110 milioni di macchine fotografiche sono state vendute nel 2008 nel mondo. Dieci anni più tardi se ne vendono solo 20 milioni, meno di un quinto. Dati dell’Associazione dei produttori Cipa (Camera & Imaging Pruduct Association).
Da bambino nella tenuta di mio nonno passavo ore, su un poggio, guardando e ascoltando, nel campo di sotto, il trattore con cui il vicino arava. Ero enormemente attratto dal rumore che faceva questo trattore. Quando veniva più vicino aveva un suono più nitido, si sentiva la ferraglia del motore. Quando si allontanava emetteva una specie di muggito. Era una cosa molto primitiva, arcaica. Paolo Conte, cantautore. (Dario Olivero). la Repubblica.
Arrivati al Nord mio padre ha faticato a trovare una casa. Non cercavano scuse, glielo dicevano in faccia: non affittiamo ai meridionali. Così divise uno scantinato con altri siciliani. Si fece accettare poco alla volta. Giravo per il paese e lui mi diceva con orgoglio: «Vedi quel balcone? L’ho fatto io. Guarda quel davanzale; la padrona di casa ancora mi ringrazia». Era un lavoro umile, ma mio padre ne era orgogliosissimo. Antonio Albanese, comico (Aldo Cazzullo). Corsera.
Italo Calvino era un timido che ha avuto storie importanti e burrascose. È il destino di certi timidi, piacciono a loro insaputa. Basti quest’episodio. Ero in casa editrice. A un certo punto irruppe una biondona con lo chignon. Mi accorsi che in mano aveva una pistola vera. «Dov’è Italo, dov’è?» gridò nel corridoio. «Ma lei chi è, che vuole? Sono Elsa De Giorgi, quel mascalzone dov’è?» Era male intenzionata. Un usciere senza un braccio, perso durante la resistenza, si avvicinò e le disse: ma signora perché urla, il dottor Calvino non è in sede. «Non ci credo, ditemi dov’è». Giulio Einaudi comparve sulla soglia del suo studio. Capì perfettamente cosa stava accadendo e impaurito si richiuse dentro. «Italo dov’è? continuava a gridare la signora». Effettivamente Calvino non c’era. Giunse anche Giulio Bollati che riuscì a calmarla. Alla fine la Giorgi se ne andò. Era ancora una bella donna appesantita nel corpo. Furiosa per il tradimento del suo amante. Guido Davico Bonino, operatore culturale. (Antonio Gnoli), la Repubblica.
L’orologiaio italiano di Carlo V di Spagna era un tale Janelo. Costui era un tipo rude e geniale che, spuntato dal contado cremonese, arrivò abbastanza in alto da meritarsi nelle corti europee l’appellativo di Nuovo Archimede. Ingegnere, fabbro, matematico, stupì il secolo con marchingegni di dimensioni ciclopiche oppure minuscole; di massima utilità o meravigliosamente superflue: diavolerie idrauliche capaci di «trascinare i cieli sulla terra e i fiumi in cielo» come pure cagnetti idraulici che «abbaiavano, scherzavano e qualche volta mordevano». A Madrid c’è una fondazione scientifica intitolata a Janelo. In Italia è pressoché dimenticato, ma nella sua Cremona lo stanno riscoprendo dedicandogli mostre, studi e convegni. Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza, 2017.
Preferito Galangoni, appena arrivato in treno a Milano, ha il tempo di fare una bella camminata. La leggendaria nebbia milanese che veniva definita come quella di Londra, deve essere una vanteria o una storia d’altri tempi. Fa freddo, ma il cielo è limpido, nel crepuscolo brillano i vividi colori dei semafori. Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia, 1991.
Diedi la mano a Wagner, il ragazzo handicappato dell’osteria, e lui, che aveva la bocca piena di chiodi, mi accennò muto l’altro sgabello. Heinrich Böll, E non disse nemmeno una parola. Mondadori, 1977.
Se vuoi sorprendere gli automobilisti che mentre ti vedono nei pressi di un’auto in un parcheggio, ti chiedono: «Sta uscendo?», con un : «Mah, ultimamente, poco». Sul web.
La castità rafforza il carattere. Rendendolo insopportabile. Roberto Gervaso. Il Giornale.