Libero, 16 gennaio 2020
Una banca su quattro è già morta
Un quarto delle banche europee è composto da zombi: morti che vagano nel buio senza coscienza di sè stessi. A lanciare il pittoresco allarme è Margarita Delgado, vice governatore della Banca centrale di Spagna. Parla nel corso di un evento a Madrid spiegando che «il 25% degli istituti di credito in Europa» ha una redditività più che modesta. La differenza fra costi e ricavi non supera il 3%. Troppo poco per sostenere un modello di business assediato da competitori sempre più affamati ed efficienti. Servirebbero grandi matrimoni internazionali di cui, però, non si vede traccia. «A mio avviso -dice Margarita Delgado- la mancanza di fusioni transnazionali può essere parzialmente spiegata dalla sovraccapacità del settore finanziario in Europa». Secondo la numero due della Banca centrale spagnola solo una fase intensa di fusioni potrebbe dare agli istituti di credito europei la forza di affrontare le sfide dell’innovazione: un po’ come sta accadendo nel mondo dell’auto. Gli investimenti in ricerca e innovazione sono molto alti: nessuno dei grandi gruppi è di fare da solo.
RESISTENZE CULTURALI
Niente di simile nel mondo del credito. Margarita Delgado lamenta le resistenze culturali e normative che bloccano le unioni internazionali. Molto spesso sono i gruppi dirigenti che si oppongono. Sanno che unendosi a qualche altra banca rischiano ruolo e potere. Preferiscono perciò restare aggrappati al loro schema senza occuparsi di quello che potrà accadere. Risultato? La redditività continua a scendere trasformando il credito europeo in una folla di «zombie». Morti che camminano. Margarita Delgado considera le banche spagnole, insieme a quelle svedesi e olandesi le migliori con una redditività che arriva al 4,5%. Comunque insufficiente per dare solidità al futuro. Non fa cenni alle banche italiane e mette nella lista nera il sistema tedesco che presenta margini inferiori all’1%. Per salvare il conto economico le banche continuano tagliare personale. Secondo Delgado è solo un modo per allungare l’agonia. Niente di risolutivo. Lo dimostra il fatto che nonostante i cinquecentomila tagli fatti in tutta Europa a partire dal 2012 la situazione non mostra segni di miglioramento. Casomai peggiora. Per quest’anno l’agenzia Bloomberg stima di altri 63 mila esodi. Se la previsione dovesse essere rispettata il 2020 sarebbe l’anno nero dei bancari. Peggio ancora del 2015.
RECORD DI TAGLI
Sembra infatti che nessuno dei gruppi bancari europei riuscirà a sottrarsi alla tagliola. Santader ha previsto la chiusura di 140 filiali in Spagna. La Caixa taglierà 2.000 posti. Deutsche Bank, ancora scossa dall’impatto dei derivati tossici e della crisi di Lehman Brothers, procederà con il licenziamento di 18.000 persone entro il 2022. La prima banca polacca, Bank Pekao, ha approvato un piano di tagli di 900 persone e la francese SocGen subirà un ridimensionamento consistente, con 1.600 addetti in meno. Unicredit che lascerà a casa ottomila persone di cui seimila entro il 2023. Chiuderà cinquecento sportelli. Il mondo mobile e i servizi che offre stanno scalzando sportelli, uffici, personale.