ItaliaOggi, 16 gennaio 2020
Sui treni i tedeschi si vergognano
Impuniti questi tedeschi. Come se la cava l’Ice in un confronto internazionale? È, questo, il titolo di un articolo della Welt. Il treno veloce tedesco riesce a fronteggiare la concorrenza? Il quotidiano cita il Tgv francese, l’Ave spagnolo, il Shinkansen giapponese, e il Crh cinese, ma si dimentica dell’Alta velocità italiana tra l’altro realizzata da due società con il Frecciarossa e Italo in concorrenza fra di loro. Si può ammettere che giapponesi e cinesi siano forse meglio dei prussiani, ma sarebbe troppo umiliante confessare che perfino gli italiani ormai battono l’Ice?
Il paragone con la Frecciarossa o Italo sarebbe umiliante. I nostri treni veloci sono più moderni, comodi, perfino più puntuali. Il servizio a bordo sull’Ice praticamente non esiste, e viaggiare in treno in Italia costa circa la metà che in Germania. Sulle peripezie di alcuni viaggi sull’Ice ho già scritto: vetture inesistenti, impossibile ottenere un caffè o un bicchiere d’acqua, passeggeri che bivaccavano nei corridoi, per non parlare della puntualità. Un Ice su tre arriva in ritardo. Io non sono mai arrivato puntuale, sarò stato iellato. Per i pendolari il discorso è diverso. In Italia si sono sempre trascurato i collegamenti locali. In Germania, milioni vanno in ufficio in treno ogni mattina, e viaggiano seduti.
È una vecchia storia. Quando Michael Schumacher vinceva al volante di una Ferrari era merito suo. Se perdeva, la colpa era delle rosse, e dei meccanici di Maranello. Un meccanico italiano? Come dire un chirurgo turco, fece lo spiritoso anni fa un comico televisivo. Altri tempi, oggi in pieno ossessione del politically correct non la passerebbe liscia. Sospetto, perché preoccupati delle reazioni dei medici di Istanbul.
Alla fine degli anni Ottanta, la Deutsche Bahn comprò il nostro Pendolino, considerato il miglior treno per i percorsi con molte curve. È ancora in servizio in molte tratte in Baviera, ma nessun tedesco dopo oltre 30 anni sa di viaggiare su un treno italiano: lo hanno ribattezzato per pudore DB 610.
L’Ice è entrato in servizio nel lontano 1991, un anno dopo la riunificazione tedesca. Oggi i tratti superveloci raggiungono i 6.600 chilometri, e il tempo di percorrenza tra Bonn, la vecchia capitale sul Reno, e Berlino, circa 600 km si è dimezzato a poco più di tre ore. La velocità massima è di 300 km all’ora. Ma, il settore a alta velocità è in crisi. Secondo un recente rapporto, appena il 20% dei convogli è in ordine. Mancano 5.800 dipendenti, e la manutenzione è trascurata. Per anni gli investimenti sono stati rimandati, e si è risparmiato troppo. Il materiale è obsoleto, vanno sostituiti migliaia di chilometri di binario, decine di ponti sono in condizioni pietose, le stazioni sono invecchiate.
Quasi fuori tempo massimo, martedì, il governo ha deciso un investimento gigantesco: 86 miliardi di euro in dieci anni per la Deutsche Bahn, ma l’opposizione ritiene che non siano abbastanza. Una rivoluzione che dovrebbe ringiovanire la rete ferroviaria e renderla ecologica, come impongono i tempi. Non è un caso che come Unwort dell’anno, letteralmente la «non parola» più che parolaccia, sia stata scelta Klimahysterie. I clienti della Deutsche Bahn sono stati l’anno scorso 148 milioni e, secondo il piano, dovrebbero raddoppiare entro il 2029. E per invogliarli si cominciano a ridurre i prezzi sui treni veloci tra il 10% e il 15%. Basterà per rinunciare all’auto e all’aereo?