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 2020  gennaio 16 Giovedì calendario

Un astronauta curato a 27 mila chilometri

All’inizio si trattava di fare una semplice ecografia del collo. Un piccolo particolare: l’esame si è svolto nella stazione spaziale internazionale (Iss) lanciata a 27 mila km / h intorno alla Terra e chi teneva la sonda era un astronauta, in orbita da due mesi. Il risultato ha sorpreso i medici della Nasa che non si aspettavano di trovare un problema. Quando l’immagine dell’ecografia del collo è arrivata sulla Terra, il radiologo che supervisionava il programma di ricerca «Vessel imaging» (immagini dei vasi) non poteva credere ai suoi occhi: un grosso coagulo ostruiva la vena giugulare interna di uno dei dieci astronauti volontari. Un caso piuttosto raro sulla Terra, a maggior ragione in adulti in perfetta salute.L’episodio è riportato sulla rivista internazionale The New England Journal of Medicine del 2 gennaio, ripreso da Le Figaro, senza mettere la data dell’evento in maniera da preservare l’anonimato del paziente.
I medici della Nasa si sono chiesti immediatamente se il coagulo doveva essere lasciato così com’era dal momento che il sangue venoso dalla testa può ritornare attraverso altre vene. Questo se il paziente non lamentasse mal di testa, ma c’era il rischio che il coagulo potesse sganciarsi e propagarsi al cervello provocando una embolia polmonare potenzialmente mortale. L’altra opzione era quella di tentare di dissolvere il coagulo con degli anticoagulanti, ma questo avrebbe aumentato il rischio di sanguinamento. Cosa che avrebbe diffuso il nervosismo a Houston per i restanti quattro mesi che mancavano alla conclusione della missione.
Tentare di dissolvere il grosso coagulo nella vena giugulare dell’astronauta a bordo della Iss è stata la sfida affrontata dai medici della Nasa. Ma restava da convincere l’astronauta. L’ematologo Stephan Moll, docente alla facoltà di medicina dell’università della Carolina del Nord aveva proposto di utilizzare dei flaconi di un anticoagulante presente sull’Iss per fare iniezioni sottocutanee.
Il trattamento è stato spiegato all’astronauta, ma il problema era che le dosi dell’anticoaugulante della stazione spaziale non erano sufficienti per l’intero ciclo di trattamento che doveva durare oltre 90 giorni. Allora è stato organizzato un rifornimento grazie alla collaborazione con diverse agenzie.
Una volta che l’astronauta è rientrato sulla Terra un’ecografia ha mostrato che il coagulo si era ridotto, ma per scomparire ci sono voluti dieci giorni dal rientro sulla Terra. Il coagulo potrebbe essere stato influenzato dall’alterazione dell’ambiente per la mancanza di gravità dal momento che si è dissolto, poi, dopo il ritorno dell’astronauta alla gravità terrestre. Ma per capire bene questo fenomeno, però, i ricercatori hanno detto che sono necessari altri approfondimenti.