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 2020  gennaio 16 Giovedì calendario

Fondi europei all’agricoltura, 5.620 casi sospetti

Tra il 2006 e il 2018 su 5.620 casi sospetti segnalati dall’Italia alla Commissione Ue, sono state accertate 21 frodi sui fondi europei diretti e indiretti destinati all’agricoltura. «Uno numero marginale» scrive la Guardia di Finanza nell’ultimo rapporto del Colaf, l’organismo italiano per la lotta alle frodi sul bilancio comunitario. Degli altri casi, 922 si sono subito rivelati “non irregolari” e i rimanenti presentavano irregolarità amministrative, molto spesso conseguenza di normative complesse e stratificate che moltiplicano le possibilità di errore. I casi di frode accertata nei 13 anni considerati, valgono 2,55 milioni di euro, su un ammontare totale di aiuti agricoli di diverse decine di miliardi di euro: ai circa 40 miliardi del Feasr (con il cofinanziamento nazionale) bisogna infatti aggiungere gli aiuti diretti (Feaga e Feoga garanzia).
Per dare il senso delle proporzioni, è bene ricordare questi numeri ogni volta che la cronaca porta alla luce casi come quello siciliano (si veda articolo a fianco) che ha condotto in carcere 94 persone in provincia di Messina con l’accusa di aver intascato indebitamente fondi europei per oltre 5,5 milioni di euro, con centinaia di truffe all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).
Il rapporto 2019 dell’Olaf, l’organismo antifrode europeo, dedica all’agricoltura un capitolo che si apre proprio con il caso italiano dei “falsi agricoltori”, quelli cioè che chiedono sussidi senza averne diritto «perché a nome di persone decedute, con falsi contratti di affitto e su terreni per i quali non sono previsti gli aiuti». L’Olaf e le autorità italiane, si legge ancora nel rapporto, «non solo hanno scoperto uno schema di frode ad ampio raggio e molto elaborato, ma anche possibili legami con organizzazioni mafiose». Uno schema che «è stato esportato anche fuori dai confini italiani». Infatti, abusi sui pagamenti diretti (quelli che non transitano dalle regioni) sono stati scoperti anche in Francia, con casi che l’Olaf definisce di «agro-pirateria», cioè richieste di finanziamento per terreni di cui non si ha il diritto di proprietà. In Corsica, per esempio, gli aiuti europei venivano chiesti da persone che non ne avevano titolo, nonostante la forte opposizione dei legittimi proprietari dei terreni (casi che ricordano molto da vicino quello siciliano). Un altro esempio è quello delle «greggi fantasma: animali mai correttamente identificanti e probabilmente inesistenti». Alla fine, le richieste di recupero di fondi percepiti in modo illegittimo sono state però soltanto di 536mila euro. Senza contare, come mette in evidenzia sempre l’Olaf, che oltre alle frodi, le inchieste «hanno evidenziato come la complessità di livelli successivi di legislazione, aggiornati ogni anno, sono un importante fattore di incertezza legale che rende difficile monitorare e controllare dove esattamente finiscono i soldi».
Al di là delle cifre,dunque, le autorità di controllo smentiscono il luogo comunque che troppo spesso e in modo ingiustificato associa i fondi europei alla truffa, per finanziamenti che difficilmente sfuggono a tre diversi livelli di controllo: regionale, nazionale ed europeo.