Francesco è all’opposto di questo pensiero e ciò spiega perché trova alcune voci contrarie alla sua anche nella religione cristiana. Ma lui va ben oltre. Il Dio unico da lui individuato va ben oltre. Ma tutto questo è ben noto a chi si interessa di queste questioni di tipo teologico, che abbia fede o non sia credente (come capita a me), ma sia interessato a problemi teologici che hanno ripercussioni sulla cultura in genere e perfino in certi casi sulla vita intellettuale delle persone.
Qualche settimana fa avevamo stabilito di incontrarci e di riprendere a tu per tu i nostri colloqui su quanto interessi il mondo religioso. Sua Santità mi propose le 4 del pomeriggio del 14 di questo mese e in quella data ci siamo incontrati in Vaticano a Santa Marta, il palazzo dove abita. Nel frattempo, il Papa che si è dimesso dalla carica dopo averla gestita per oltre otto anni aveva ricevuto dal cardinal Sarah la richiesta di un testo sul celibato sacerdotale. Sarah riteneva di contrastare le posizioni di Francesco e aveva sperato che Ratzinger si associasse alla sua posizione. Benedetto aveva fornito un suo testo e sulla base di questo Sarah aveva dato alle stampe un libro a doppia firma dal contenuto molto polemico. Quasi tutti i maggiori giornali italiani avevano fornito con molta evidenza questa notizia la quale se fosse stata vera avrebbe prodotto una crisi notevole radunando sotto le bandiere d’un cardinale e d’un Papa dimissionario ma ancora pienamente attivo una quantità di vescovi più o meno malcontenti del pontificato in corso e mettendo quindi papa Francesco in notevole difficoltà.
Questa essendo la situazione, Ratzinger aveva fatto sapere di non essersi schierato affatto con Sarah né di avere mai autorizzato un libro a doppia firma con lui. Benedetto ha dunque fatto arrivare a Francesco tutta la sua solidarietà. Il nostro Papa non aveva affatto preso sul serio il tentativo d’un gruppo di porporati alle spalle di Sarah ed ha accolto l’offerta amichevole e addirittura fraterna di Ratzinger il giorno prima del nostro incontro. Quanto a me, conoscendo il tentativo di Sarah ho domandato all’inizio del nostro incontro con quale reazione interiore stava osservando l’esistenza di un gruppo all’opposizione del suo pontificato. La risposta è stata che c’è sempre qualcuno contrario in un’organizzazione che abbraccia centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. La questione con Ratzinger era dunque chiusa e quel poco o tanto che resta in piedi di oppositori va considerato un fenomeno abbastanza normale in strutture del genere.
Così è cominciato il nostro discorso, con una questione ritenuta priva di interesse. Ci siamo stretti la mano e abbracciati anche nella sala di Santa Marta in Vaticano, dove il Papa tiene i suoi incontri e poi, dopo esserci scambiati reciproche notizie sul come stiamo e cosa pensiamo di quanto accade intorno a noi abbiamo cominciato con una mia domanda: "Santità, lei mi disse nel nostro ultimo incontro quali sono i Santi del passato che lei venera più degli altri. Le dispiacerebbe ripetermi questa sua speciale devozione?".
«Ricordo bene questa sua domanda e anche la mia risposta che vale tuttora: sono i santi che hanno contribuito fortemente alla storia della Chiesa. Sono Paolo di Tarso, Agostino vescovo di Ippona, sant’Ignazio, fondatore dei gesuiti, l’ordine dal quale provengo, e Francesco d’Assisi, il santo da cui ho preso il nome. Per quale ragione lei mi ha fatto questa domanda? ». "Soprattutto, Santità, per quanto lasciò detto Agostino. Tra le tante cose delle quali Agostino si occupò nel corso della sua vita, ci fu il tema della Grazia. Agostino era parzialmente un mistico. Il tema della Grazia affondava infatti nel misticismo. Aveva detto che la Grazia poteva essere concessa da Dio a tutti i cristiani che l’avrebbero portata con loro fino alla morte salvo che commettessero gravi peccati nel corso della vita perdendo in tal modo la Grazia ricevuta. Questa era una prima versione ma ce n’era una seconda: Dio affidava la Grazia soltanto ad una par te dell’umanità, l’altra ne era priva, ma nel corso della vita chi aveva la Grazia rischiava di perderla e chi non l’aveva riusciva ad ottenerla. Questa fu la teoria della Grazia di Agostino; apparentemente erano due ipotesi diverse e in realtà lo erano perché la seconda rendeva gli uomini più impegnati nei loro comportamenti. La Grazia in partenza non l’avevano e dovevano conquistarsela; la conquista è molto più faticosa della perdita e quindi, secondo Agostino, era un mettere molto alla prova l’umanità. Lei come vede questa questione?".
«Sono pienamente d’accordo con quello che lei dice. Agostino è un grandissimo santo di grand issimo intelletto. Ha avuto anche alcune ondate di misticismo che hanno ravvivato la sua fede e ne hanno reso grande la figura, sia per la sua teoria della Grazia, sia per la fatica che mise quando tentò e riuscì almeno tre o quattro volte a vivere un rapporto mistico con il Dio creatore che ci sovrasta. Ma Agostino non può esser definito mistico, non come non può esserlo Ignazio da Loyola che pure esperienze di questo tipo con Dio ebbe».
"Lei Santità non ha mai avuto ondate di misticismo? Francesco d’Assisi le ebbe".
«Francesco, dopo le sue disavventure di giovanotto rissoso con il prossimo, si trasformò in un mistico e pagò con la propria dissennata giovinezza la vita che ebbe. Fu un mistico totale, pregava, si identificava con il Padreterno mentre con il suo corpo e la sua anima radunava con sé quelli che come lui pensavano e pregavano, zappava la terra del convento, incontrava il Papa dell’epoca e chiedeva che i suoi seguaci fossero concepiti a Roma come una compagnia religiosa. Andò perfino in Terra Santa e incontrò anche il Sultano che la governava. Tutto ciò non scalfiva minimamente il suo misticismo. Lo esercitò non solo con le persone ma addirittura con gli animali. Ammansiva i più feroci a cominciare dai lupi selvaggi i quali si avvicinavano a lui fino a leccargli le mani come fossero dei cani fedeli al padrone. Morì disteso su un prato con la mano sulla mano di Chiara che poi fu proclamata anch’essa santa ».
"Ma lei di mistico non ha nulla, o mi sbaglio?".
«No, non ho nulla e per questo ho preso il nome di Francesco. Non già perché io voglia diventare mistico ma perché ho ben chiaro nella mia mente e nell’animo mio in che cosa consiste il misticismo. Io sono mosso, come lei già sa perché ne abbiamo parlato più volte, dal desiderio di una sopravvivenza attiva della nostra Chiesa, di aggiornare il nostro spirito collettivo alla società civile e moderna. Le religioni, e non soltanto quella cattolico-cristiana, debbono conoscere molto bene e nella sua profondità culturale, spirituale, attiva, la società moderna. Una modernità che comincia quattro o cinque secoli prima di ora. Questi furono i nostri colloqui sui quali lei scrisse anche un libro che mi è molto piaciuto: "Il dio unico e la società moderna". Ho messo da parte anch’io un libro da darle e glielo darò quando tra un po’ ci saluteremo ». "Santità…".
«Non mi chiami sempre così. Preferisco papa Francesco o addirittura semplicemente Francesco. Siamo amici, no?».
"Non le garantisco che ci riuscirò ma la ringrazio molto. Vorrei discutere con lei quali sono i sentimenti profondi che ognuno di noi ha dentro di sé e che ne indirizzano la vita nel bene e nel male. Come chiama lei questi sentimenti?".
«Sa qual è il primo e più importante di questi sentimenti o sensazioni o modi di esistere dell’anima nostra? Il Sé e l’Io. Praticamente si identificano e questo è uno dei sentimenti fondamentali: l’Io o il Se stesso. È Dio che li ha creati. È Lui il creatore dell’universo ma noi umani abbiamo ricevuto questa particolarità: l’Io, noi stessi, consapevoli d’essere creature che però hanno tra le varie facoltà che il Dio creatore ci ha attribuito anche questa, essere a nostra volta creatori delle infinite ma microscopiche creazioni che noi stessi siamo in grado di fare».
"Sono tutte creazioni ma non sempre positive. Questo significa che il Dio creatore non entra nel merito ma concede la facoltà creativa nel bene ma anche nel male. È quella che i cattolici chiamano malvagità. Alla base della questione Io c’è Cartesio: cogito, ergo sum. Fu una rivoluzione quella di Cartesio con queste tre parole che ci distinguono dagli animali ma comunque furono una creazione divina. Posso chiederle caro Francesco, il senso di questa nostra auto-creazione?".
«Dio ci ha creati e tra le altre attribuzioni c’è quella della responsabilità. Quindi religiosità, responsabilità, consapevolezza ma anche ambizione, collera, amore ma anche odio del prossimo, nella sostanza l’anima nostra contiene aspetti positivi ed altri negativi. Rispetto a chi? Al prossimo che rappresenta spesso i più deboli e più poveri rispetto ai ricchi e ai forti».
"Battezziamo dunque l’anima che insieme a molte altre qualificazioni ha anche quella della cattiveria?".
«Accanto alla cattiveria c’è anche la bontà e la facoltà della libertà e dell’eguaglianza».
"C’è anche la politica?".
«Sì, c’è anche la politica».
"Buona o cattiva?".
«Buona o cattiva, il giudizio è anch’esso buono o cattivo».
"Dunque Dio subisce?"
«Questa mattina ho detto una messa a Santa Marta e tra le varie questioni che ho affrontato ce n’era una in cui dicevo questo: l’autorità non è comando ma coerenza e testimonianza. Gesù aveva autorità perché era coerente in quello che insegnava e quello che faceva, nel come viveva. L’autorità si fa vedere in questo: coerenza e testimonianza ».
"Posso porle Santo Padre il tema del meticciato da lei affrontato più volte?" .
«È un tema assai importante ai tempi d’oggi ma in qualche modo il meticciato c’è sempre stato. Si tratta di popoli che cercano in giro nel mondo luoghi e società in grado di ospitarli e addirittura di trasformarli in cittadini del paese nel quale sono arrivati. Probabilmente ad avere figli e moglie in quel paese. In questo modo i popoli della nostra specie tendono a creare un popolo nuovo dove le qualità e i difetti dei popoli originari concorrono a produrne uno che si spera sia migliore. È il tema delle emigrazioni e immigrazioni, sempre stato attuale e non ora soltanto: la popolazione del nostro pianeta è cambiata continuamente nelle sue caratteristiche fisiche, mentali, di personalità. La stessa cosa si può dire del mondo in cui abitiamo. Adesso per esempio c’è il problema del clima. In alcune zone l’altezza del mare è in aumento, in altre è in diminuzione. È uno dei temi di maggiore interesse del quale tutti dobbiamo farci carico».
"Ci furono nella storia battaglie e stragi motivate dalla differenza religiosa. La religione in certi casi ha scatenato guerre e stragi, una delle quali ancora ricordiamo storicamente: la notte di San Bartolomeo. Avvenne a Parigi nel 1572 e le guardie francesi mosse dal governo fecero strage dei ventimila calvinisti. Questo fu soltanto uno dei casi che si distinse dagli altri per l’epoca e per la massa delle persone coinvolte. Il Dio unico non intervenne per impedire un delitto collettivo di questa misura? Come si spiega?".
«Il Dio unico aveva lasciato alle creature mortali la libertà di comportamento ».
"L’uomo dunque era sovrano di se stesso: non le sembra, carissimo Francesco, che l’uomo creato è a sua volta creatore?"
«Evidentemente Dio ha creato una specie libera nel bene e nel male. L’uomo, se vogliamo definirlo con una parola, è libertà e Gesù ne è l’esempio per quel che di lui sappiamo. Il Vangelo di Marco ci narra di Gesù che insegna nel Tempio e la reazione che tra la gente suscita il suo modo di insegnare. La differenza è nell’avere autorità interiore come appunto Gesù: è quello stile del Signore, quella signoria, diciamo così, con la quale il Signore si muoveva, insegnava, guariva, ascoltava. Coerenza. Gesù aveva autorità perché c’era coerenza tra quello che insegnava e quello che faceva, cioè come viveva. Quella coerenza è l’espressione di una persona che ha autorità. L’autorità si fa vedere in questo: coerenza e testimonianza ». Ci salutiamo. Lui, come sempre fa quando ci incontriamo, mi accompagna fino al portone esterno e mi aiuta ad entrare nell’automobile che mi aspetta.
Ci salutiamo, lui in piedi fuori dal portone e io con la macchina che lentamente se ne va. Spero di rivederlo presto e comunque lo penso con grande affetto e lui me lo rinvia con il medesimo sentimento.