la Repubblica, 15 gennaio 2020
Leclerc s’è lanciato col paracadute. Ferrari irritata
La faccia d’angelo ma mica un santo, Charles Leclerc. «Cos’ho fatto quando è finito il Mondiale di Formula 1? Niente di straordinario, ho sciato e sono stato con la famiglia e gli amici. Ah sì, mi sono lanciato col paracadute a Dubai». Prego? «Ah no, non ho chiesto l’autorizzazione alla Ferrari come generalmente faccio quando ho in mente di dedicarmi a qualcosa un po’ fuori dall’ordinario. Ma in questo caso ho fatto un’eccezione perché ho pensato che se fosse finita male non avrebbero potuto rimproverarmi». Divertente, divertito, ma insomma: «Quando in Ferrari lo hanno saputo, si sono un po’ arrabbiati. Quindi anche se è stata un’esperienza strordinaria, non la ripeterò». Seduto su un trespolo sul palco, ospite dell’Autosport International Show di Birmingham domenica scorsa, il 22enne pilota monegasco cui la Rossa dopo l’esordio l’anno scorso ha prolungato il contratto fino al 2024, risponde alle domande dei tifosi scritte su dei fogliettini depositati dentro un’anfora. Risponde alle curiosità («come ho iniziato? Con una bugia a mio padre, mi finsi malato per saltare la scuola, mi portò su una pista di karting»), viene sollecitato sulle ambizioni future («il titolo nel 2021? E perché non nel 2020?») e poi su quella domanda un po’ per sciogliere la conversazione, ecco che Charles si lancia. Letteralmente.
Bravo ragazzo Leclerc lo è senz’altro, ma è anche un giovane uomo di carattere, forte e cattivo quanto e quando serve. E al pilota serve sempre. Lo si è visto in pista alla sua prima stagione con Maranello terminata in classifica 4°, davanti al compagno Sebastian Vettel col quale più di una volta ha avuto attriti in pista diventati vere scintille nello scontro fratricida nel Gp del Brasile. «Seb? Ho imparato molto da lui, è un pilota estremamente professionale. Ed è pure una persona simpatica. Sì ci sono stati anche momenti di tensione in pista tra di noi, ma speriamo di non vedere più episodi come in Brasile, credo che siamo abbastanza maturi da poter lavorare insieme e sviluppare la macchina nella giusta direzione per il bene del team. Lui è incredibilmente attento ai dettagli, a volte ho ascoltato per un’ora la sua analisi di una sessione di prove ed è sempre molto interessante. Il mio idolo? Ayrton Senna». Quella faccia d’angelo.