15 gennaio 2020
Sanremo punta a più di 31 milioni di pubblicità
La cifra è tonda: 70. Tanti sono gli anni trascorsi dall’epopea di Grazie dei fiori, mito di fondazione del Festival di Sanremo. Per la 70esima edizione della kermesse, in programma dal 4 all’8 febbraio, l’obiettivo della Rai è naturalmente ambizioso: superare i 31 milioni di ricavi pubblicitari dell’anno scorso. Per farlo ci si affida al nuovo direttore artistico Amadeus che in conferenza stampa annuncia, come ospiti, un bel po’ di amici illustri – da Fiorello a Roberto Benigni, passando per Tiziano Ferro – e promette «l’imprevedibilità come chiave». Non prima di aver ringraziato Teresa De Santis, direttore uscente di Rai 1, a suo giudizio «la persona che assieme all’ad e al presidente di Rai Pubblicità Antonio Marano mi ha chiamato e voluto alla guida del Festival».
Ed è proprio Marano a fissare gli obiettivi di questa edizione che, tra le altre cose, si avvarrà della presenza di Georgina, moglie di Cristiano Ronaldo, e della giornalista di origine palestinese Rula Jebreal. Il festival – con Tim sponsor unico, che lo scorso anno è costato 18 milioni e che, secondo i dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi, ha incollato alle Tv quasi 10 milioni di spettatori di media con un 50% di share – quest’anno «punta a superare i 31 milioni di raccolta del 2019, investendo con forza sulla “brand integration”», sottolinea Marano al Sole 24 Ore. Una novità è il palco di piazza Colombo che permetterà ad alcune esibizioni di trasferirsi in esterna. «Con l’amministratore delegato di Rai Pubblicità, Gian Paolo Tagliavia, abbiamo deciso di puntare con decisione sul tema della brand integration, nella consapevolezza che ci sia un valore maggiore rispetto alla semplice inserzione commerciale». All’obiezione che questa strategia possa funzionare solo per Sanremo, Marano replica citando «le varie opportunità, alcune proprio quest’anno: dal Giro d’Italia, agli Europei di calcio alle Olimpiadi». C’è poi il tema della «multicanalità», una strada che «abbiamo deciso di percorrere con decisione». Da qui il protagonismo di Raiplay, piattaforma streaming che ospiterà “L’Altro Festival”, dopo essere stata la casa di “Viva Rai Play!”, format di un Fiorello grande sponsor di Amadeus al Festival.
Le case discografiche hanno avuto l’opportunità di portare al 24 concorrenti per la categoria Big e cinque Nuove proposte. Se si guarda al concorso principale, c’è una netta prevalenza delle major con 16 artisti in gara rispetto agli indipendenti (otto). E tra le major, come da tradizione, prevale Sony Music che quest’anno porta a otto i propri concorrenti (Achille Lauro, Anastasio, Enrico Nigiotti, Marco Masini, Junior Cally, Piero Pelù, Pinguini Tattici Nucleari, Riki ): uno in più rispetto all’anno scorso. Guadagna un artista anche Universal che ne presenta cinque (Alberto Urso, Elodie, Giordana Angi, Elettra Lamborghini, Rancore), mentre Warner si farà bastare la sola Levante. Alza la posta Bmg che affianca a Francesco Gabbani, vincitore del 2017, il ritorno di Rita Pavone. Quindi la galassia indie, con Sugar (Raphael Gualazzi), Carosello (Diodato), Artist First che produce le Vibrazioni ma distribuisce altri quattro artisti in gara e cura il management di un quinto, Mescal (Bugo e Morgan), Starpoint (Michele Zarrillo), Alba Bianca (Paolo Jannacci), Cose da Grandi/Otr (Irene Grandi) e Leave (Tosca). Nella categoria giovani, quindi, due concorrenti per Sony, uno a testa per Universal e le indie Picicca e Divas. «C’è una certa sintonia tra il lavoro della Rai per il festival e le case discografiche», commenza Enzo Mazza, ceo di Fimi, l’associazione confindustriale delle major. «Qualche anno fa – prosegue – lamentavamo un’eccessiva distanza dal mercato. Al contrario, negli ultimi dieci anni Viale Mazzini si è sforzata di interpretare dinamiche e tendenze della discografia».
Se è vero che Sanremo, a livello di vendite, vale l’1,5% del mercato italiano, guardando le classifiche del 2019 emerge che l’album più venduto è Colpa delle favole di Ultimo, secondo classificato al Festival, mentre il vincitore Mahmood, con la sua Soldi, è quarto. «In dieci anni – prosegue Mazza – è cambiato Sanremo, come è cambiato il mercato discografico, rivoluzionato dallo streaming che ci ha permesso di superare la crisi». L’overlook sul 2019 è positivo: i primi nove mesi sono stati contrassegnati da 103,7 milioni di ricavi, per una crescita del 6,6% sullo stesso periodo dell’anno scorso e una punta di incremento del 27,8% sullo streaming. Questo Sanremo non puù non dirsi «web-centrico».