ItaliaOggi, 15 gennaio 2020
Per incassare un euro devi guadagnarne tre
Qualche settimana fa il presidente della Repubblica, parlando agli studenti, ha definito «indecente» l’evasione fiscale. Un’espressione ripresa da molti media e spesso utilizzata per la tradizionale filippica contro i lavoratori autonomi, considerati responsabili di gran parte dell’evasione (perché le imposte dei dipendenti sono pagate in gran parte dal datore di lavoro, quindi sarebbero impossibilitati a evadere).Tutto vero, tutto corretto. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia, che si preferisce tralasciare: secondo una recente ricerca di Federcontribuenti, il carico fiscale complessivo sopportato da una partita Iva con un reddito tra i 40 e i 50 mila euro è superiore al 60%. Vuol dire che, per portare a casa un euro, ne deve guadagnare tre, gli altri vanno allo stato.
Non è un caso se nel 2016 i lavoratori autonomi erano 8,6 milioni e nel 2019 sono scesi a 5,3 milioni. E se il reddito medio di una partita Iva è calato di 7 mila euro negli ultimi 10 anni. Tanto che solo il 25% di loro riesce a tenere aperta l’attività fino all’età pensionabile. Una vera e propria strage che, a pensar male, sembra essere voluta e pianificata, soprattutto dai governi di sinistra (forse perché questi elettori difficilmente danno il voto a loro).
Se l’equazione lavoratore autonomo uguale evasore viene considerata talmente ovvia che nessuno si prende la briga di dimostrarla, i dati reali dicono che il 98% di questi lavoratori ha in corso rateizzazioni per debiti fiscali o previdenziali. Il novantotto per cento! Eppure ogni anno si inventa qualche nuovo marchingegno giustificato dalla necessità della lotta all’evasione, che si trasforma in nuovi adempimenti e nuove armi nelle mani dei verificatori (alla fine, in accertamenti e sanzioni), tanto che ormai ogni autonomo subisce mediamente ogni anno 100 controlli da parte di 15 enti diversi.
Nel frattempo, secondo un rapporto pubblicato da Fair Tax, società specializzata in indagini fiscali, Amazon, Facebook, Google, Netflix, Apple e Microsoft hanno eluso negli ultimi 10 anni circa 100 miliardi di dollari, sfruttando i paradisi fiscali sparsi per il mondo, riuscendo a giustificare un carico fiscale medio intorno al 10%, contro il 60% di una partita Iva, l’evasore per antonomasia.