ItaliaOggi, 14 gennaio 2020
Periscopio
Oltre ai bulloni, stringere i bulli. Dino Basili, Uffa news.
Il 2020 visto da Conte: «Non ci posso credere, sono ancora premier». Jena, la Stampa.
Non si criticheranno mai abbastanza i guasti del capitalismo del gettabile, del portabile e dell’instabile. Richard Sennett, Le travail sans qualitè. Albin Michel, 2019.
Per me l’uomo del decennio che rappresenta la grandezza dell’Italia, la sua storia e il suo futuro è... una donna. Si chiama Fabiola Gianotti. È stata confermata qualche settimana fa alla guida del Cern di Ginevra, uno dei più importanti centri di ricerca scientifica del mondo. Fabiola è un’italiana orgogliosa, una scienziata, una donna di valori e qualità. È poco conosciuta perché i media preferiscono troppo spesso evidenziare solo ciò che non va e mai le storie di successo. Ma la storia della Gianotti dimostra che c’è un’Italia che funziona, che forma talenti, che compete nel mondo, che eccelle nella scienza e nell’innovazione. Matteo Renzi. E news.
Umberto Agnelli era bravo, intelligente, dinamico, dotato di lungimiranza e di bernoccolo gestionale. Viene spontaneo chiedersi: chi decise di tenerlo per tutta la vita in seconda fila, relegato in quella specie di limbo rappresentato dall’Ifil. Avevo un buon rapporto con lui. Nel 1996, dopo che Luca Cordero di Montezemolo era venuto apposta di domenica fino a Bergamo per sondare la mia disponibilità ad assumere la direzione del Corriere della Sera, m’invitò a pranzo alla Mandria, la tenuta torinese dove viveva. A tavola sedevano due amici comuni: Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, e Tony Damascelli, che avevo trovato al mio arrivo all’Indipendente e che mi ero portato al Giornale, molto apprezzato da Umberto come cronista sportivo. Si parlò ovviamente di calcio e anche di giornali, ma non delle sorti del Corriere. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, I buoni e il cattivi. Marsilio. 2014.
I commissari del Mose hanno chiesto alla procura di Venezia come comportarsi. Noi abbiamo risposto che non avevamo alcuna intenzione di immischiarci nel loro lavoro o di dare direttive o prescrizioni. Carlo Nordio, ex magistrato. (Stefano Zurlo). Il Giornale.
Se non avessi due figli e quattro nipoti, mi sentirei meno felice. Non pensavo che fosse così bello fare il prete. Sei in relazione continua con la gente. Durante la confessione, che io chiamo riconciliazione, colgo al volo i dilemmi del penitente. Problemi dei figli? Li conosco. Problemi di morose? Li conosco. Problemi di lavoro? Li conosco. Problemi politici? Li conosco. L’essere stato sposato crea occasioni di dialogo. Sono finito al pronto soccorso. L’infermiera: «Reverendo, l’accompagnatrice non può entrare». E io: è mia figlia. «Ma come?». «Poi le spiego». Don Angelo Curti, (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Parlare di diffondere l’odio sui social per poter chiudere alcuni siti è abbastanza vago e potrebbe coinvolgere praticamente quasi tutti. Questa infatti è un’accusa ridicola che serve a Facebook per costruirsi una propria immagine democratica finalizzata a pagare meno tasse. Ernesto Galli della Loggia (Alessia Gozzi). Quotidiano Nazionale. QN.
Ancora non lo sapevamo, ma quel ponte di Mostar in Bosnia Erzegovina buttato giù a cannonate dell’artiglieria croata e della sua inutile resurrezione senz’anima. Il ponte di Mostar era la porta simbolica che univa Ovest ed Est: un sottile arabesco di pietra, quasi un’astrazione, una metafora architettonica che permetteva all’Europa di gettare lo sguardo a Levante. Un arabesco di pietra sulla Neretva. Maurizio Pilotti. Libertà.
Chiunque in Italia subisca un processo non è nelle mani della Giustizia, che è inceppata, ma in quelle della sorte. Ora sono 30 anni, entrò in vigore il Codice di procedura penale che sostituì quello fascista. Bè, non è mai andato a regime. Eraldo Stefani, penalista fiorentino, dice che non si è colto lo spirito «americano» del codice. Quello che rese famoso in tv, Perry Mason, il legale yankee terrore degli attorney che, imbattibile nelle indagini, riusciva a scagionare il cliente. Pare non ci entri in testa che il nucleo del processo sta nel confronto tra l’investigazione del pm, che punta alla condanna dell’imputato, e la contro indagine del difensore tesa a scagionare il cliente. Da un lato, il Procuratore con i suoi poliziotti e consulenti; dall’altro, il Penalista con i propri detective. Poi, sciabolate senza quartiere come in un torneo medievale. Sopra le parti, il giudice che ignora tutto del caso e aspetta di capire ascoltando le tesi, se sia più convincente l’accusa o la difesa. Da ciò dipende la sorte dell’imputato. Scenario, come si vede, altamente drammatico. Giancarlo Perna. la Verità.
Il Pd, che ha guidato Torino alla de-industrializzazione, si appresta a farlo con il Conte bis in Puglia e Liguria. Il modello con cui Torino e la sua area metropolitana sono andati in declino, è basato su una ideologia in cui campeggiano le tasse e le manette, insieme alla preferenza per le spese correnti rispetto agli investimenti, e la diffidenza per le grandi opere e le procedure semplificate, per attuarle. Un pizzico di anti capitalismo e la nostalgia per lo statalismo completano il quadro. Francesco Forte, il Giornale.
Hemingway alternava momenti di grande allegria a una profonda cupezza. Mi parlava con nostalgia dell’Africa e dell’Italia. Una volta lo sentii dire che non sarebbe morto di vecchiaia. Beveva tantissimo e nel caldo asfissiante non era l’ideale. Per difendersene, diceva, basta avere i piedi nell’acqua e un bicchiere di whisky in mano. Avevo vent’anni e lui sessanta. Lorenzo Capellini, fotografo (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Di burka in burkini, gli agitatori dell’islam politico testano (attraverso questi vestiti falsamente tradizionali) la resistenza della società francese. Alternando senza soste, provocazione e lamenti vittimistici, gesti di conquista e afflizioni da perseguitati, essi trasformano una tenuta culturale in un manifesto. Vincent Trèmolet de Villiers. Le Figaro.
Uno stormo di corvi, in un campo, sta spolpando una Giulietta T rovesciata, con otto ruote divaricate e contorte. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1969.
Mike Bongiorno sposò Daniela Zuccoli che aveva conosciuto, nuda, su una copertina di Novella 2000 ed ebbe da lei tre figli che vennero chiamati Quiz, Quoz, Quaz. Gino & Michele.
A volte, portando a Lourdes un film muto, si mette a parlare. Romano Bertola.
All’uomo pesa di più la superiorità altrui che la propria inferiorità. Roberto Gervaso.