ItaliaOggi, 14 gennaio 2020
I 240 anni della Neue Zürcher Zeitung
Si passa per snob, se confessi di leggere la Neue Zürcher Zeitung, che gode la fama di giornale più serio d’Europa, quindi del mondo. E anche il più noioso, almeno fino a un recente passato. Devo ammettere che è diventato più leggero, a volte,sacrilegio, quasi divertente. Sarà stato l’effetto dell’online, che non perdona chi si scrive addosso. Sempre informato e preciso. Ci vuol poco, commenta chi non lo ama, se si esce sempre in ritardo, di un giorno, anche di due o di tre, sui concorrenti. Ma la fretta a Zurigo non viene considerata una virtù, meglio arrivare per ultimi, e non sbagliare.
Tra gli addetti ai lavori, cioè noi giornalisti, ci si divideva in due partiti, quelli che parteggiavano per il britannico Times, e i francofoni che si informavano su Le Monde, più facile, almeno in apparenza, da leggere. Chi comprava anche la enzeze, la Nzz, come viene chiamato per comodità il quotidiano di Zurigo, apparteneva a una minoranza. Snob, per l’appunto.
Se lo sono, mi trovo in una piccola ma confortante compagnia. Anche il cancelliere Helmut Schmidt, socialdemocratico, confidava maligno che preferiva informasi per la politica estera leggendo la enzeze piuttosto che i dispacci del Bnd, il servizio segreto. La Nzz domenica ha compiuto 240 anni, il primo numero uscì qualche anno prima della rivoluzione francese, il 12 gennaio del 1780, quando Napoleone era uno scolaro inquieto. Gli svizzeri, soprattutto a Zurigo, sono precisi, e avevano programmato di far uscire il giornale, allora semplicemente Zürcher Zeitung, il 1° gennaio, ma ci furono problemi tecnici con la tipografia, e anche politici. Il fondatore Salomon Gessner, pittore e scrittore, desiderava un «foglio politico», il che era una sfida all’ordine del tempo.
All’inizio, i redattori, uno dopo l’altro, finivano nei guai con la censura, e perdevano il posto. Già agli inizi, il giornale pubblicava notizie dall’estero grazie a una fitta rete di corrispondenti, e di informatori volontari, commercianti, diplomatici, intellettuali, che mandavano dispacci su quanto avveniva in Europa, e nel resto del mondo. La Zürcher Zeitung veniva letta con diffidenza dai conservatori e non piaceva neanche ai rivoluzionari. Dopo la fine dell’era napoleonica, il giornale si presenta con una veste rinnovata e aggiunge alla testata il Neue, la nuova Nzz. Fu creata una società per azioni, che sopravvive ancor oggi, con 1.400 azionisti di cui nessuno può detenere più dell’1% del capitale, una garanzia di indipendenza.
Un giornale per «pochi» ha naturalmente oggi problemi di vendita e di pubblicità, ma si difende bene, sia pure in discesa: oggi la tiratura supera di poco le 111mila copie, dieci anni fa era intorno alle 145 mila, e ha circa 240 mila lettori. Nel 2006, la Nzz è stata aggiornata ai tempi, lanciando l’edizione online, ma non è stato cambiato lo storico formato cartaceo, e gli svizzeri si sono opposti alle nuove regole di scrittura del tedesco decise in Germania. L’edizione internazionale raggiunge le 7.409 copie. In effetti, siamo in pochi, direi superstiti più che snob.