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 2020  gennaio 13 Lunedì calendario

Stewart a 80 anni torna nello spazio

Il 13 luglio Sir Patrick Stewart compirà 80 anni. Il suo alter ego, Jean-Luc Picard, il capitano della nave stellare USS Enterprise, deve ancora nascere. La storia vuole sia venuto alla luce a La Barre, in Borgogna, lo stesso giorno di Sir Patrick Stewart ma del 2305. In Star Trek: Picard, la nuova serie dal 24 gennaio su Amazon Prime Video, si riparte da qui: il luogo dove il Capitano si è ritirato dopo la fine, nel 1994, dell’ultimo capitolo, Star Trek: The Next Generation.
Stewart, che dal 1987 “esplora strani mondi alla ricerca di nuove forme di civiltà per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima” (questa la frase d’apertura della serie) nell’immaginario si confonde costantemente con Picard. Quando fu scelto come protagonista di uno dei franchise più seguiti al mondo, il Los Angeles Times lo definì poco generosamente “uno sconosciuto attore britannico shakespeariano”. E forse sarebbe potuto restare tale. Il suo migliore amico, l’altro Sir, Ian McKellen, come lui tra i massimi protagonisti della Royal Shakespeare Company, aveva forti dubbi su Star Trek : «Ian porta un certo peso sulle spalle», esordisce sogghignando Stewart, «infatti quando ottenni il ruolo fu l’unico a dirmi di non accettare: “Non è una buona mossa. Comprometterà tutto il lavoro che stai facendo”, m’incalzò. Non c’era invidia da parte sua ma naturalmente poi lui finì per fare Gandalf ne Il Signore degli Anelli e Magneto negli X-Men ». Le cose poi sono andate diversamente rispetto a una defilata carriera teatrale: Stewart ha abbracciato la cultura pop prima con Star Trek, poi con l’universo Marvel diventando il Professor X, acerrimo nemico di Magneto. Nemmeno Shakespeare avrebbe potuto escogitare un piano più perverso: «Tutta questa attenzione nei miei confronti continua a sorprendermi» ammette, «però non c’è nulla che cambierei della mia vita, né personale né lavorativa. Con una sola eccezione: vorrei tornare indietro per essere più sfrontato».
La serie è incentrata proprio su di lui. Picard ha ormai attaccato la divisa al chiodo. Vive in Francia e produce vino nella sua tenuta. Ha lo sguardo cupo, ha accanto l’amato pitbull: «Mia moglie e io siamo pazzi dei pitbull, razza incompresa. Ai produttori ho detto: ne voglio uno. Mi hanno dato De Nero, dolcissimo”. Le giornate di Picard sono lente. Finché non incontra l’altro personaggio-chiave, Dahj, interpretato da Isa Briones. Spiega: «In quel momento è deluso, frustrato e pieno di sensi di colpa per le azioni del passato. Non importa che abbia una bella casa e un business. Non si trova dove vorrebbe e non fa ciò a cui ambisce. La via d’uscita da una vita da pensionato è lei, Dahj». La serie, probabilmente, verrà ricordata come una delle più politicamente attuali. Un po’ per volontà dell’autore Alex Kurtzman che non ha tradito la natura originale di Star Trek (nel 1968 mandò in onda il primo bacio interrazziale della tv, ndr ), un po’ per una triste coincidenza.Star Trek: Picard affronta infatti la questione migratoria che oggi riempie le cronache: «Non dimenticherò mai l’orrore delle 39 persone morte nella cella frigorifera di un camion nel Regno Unito», spiega Stewart. «Il tema è alla base di questa stagione e credo che in futuro si inasprirà ulteriormente».
Cresciuto in una famiglia povera, un padre alcolista che picchiava la madre, promotore di campagne contro la violenza domestica sulle donne e sostenitore del suicidio assistito, Stewart dice che i politici imparerebbero molto da Picard: «Dovrebbero guardarlo. Una delle nostre più grandi fan è Madeleine Albright, l’ex segretaria di Stato Usa sotto Clinton. Non è l’unica: parecchi politici mi hanno confessato che Star Trek è per loro un’ispirazione». Picard for President, dunque. Ma dopo tanto tempo, si è mai stancato del suo personaggio? Con limpido accento britannico, risponde come se stesse recitando Shakespeare: «Neanche lontanamente. Ero già pronto ad andare avanti dopo il capitolo finale della serie cinematografica Star Trek: La nemesi. L’ho interpretato per trentadue anni ma cerco sempre la diversità in ciò che faccio». Pausa. «Ecco perché amo essere lui ora: perché non è più lo stesso uomo di tanti, tanti anni fa».