Il Sole 24 Ore, 12 gennaio 2020
L’auto tedesca investirà 75 miliardi sull’elettrico
«Arriverà la tempesta. E quando arriverà, sarà dirompente, sconvolgente». La tempesta che si sta abbattendo sull’industria dell’auto tedesca non proviene soprattutto dalla guerra dei dazi che Donald Trump ha lanciato contro la Cina e che ha minacciato contro l’Europa, né da Brexit. Lo stravolgimento in arrivo, strutturale e permanente, è invece principalmente quello dell’intreccio tra e-mobility e lotta al cambiamento climatico. L’industria dell’auto in Germania sa bene che il mondo automotive sarà rivoluzionato nei prossimi dieci anni dall’auto elettrica e dai tetti in continua ascesa dalle riduzioni delle emissioni di Co2. E questa doppia sfida sta montando ora in un contesto difficile, a livello domestico e internazionale, con immatricolazioni, produzione ed export in calo.
Così si presenta il 2020: un’annata difficile, né la prima né l’ultima, per l’industria dell’auto, che tuttavia i colossi tedeschi potranno affrontare da una posizione di forza, data dalle loro strategie globali, dai volumi delle vendite, dalla solidità reputazionale, dalla leadership tecnologica, dai ricavi: mentre chi rischia di arrivare impreparata a queste sfide è la Germania e l’industria domestica manifatturiera.
«La lotta al cambiamento climatico nelle regole del Green New Deal di Bruxelles è il game changer per l’industria dell’auto e siamo solo all’inizio. A questo si aggiunge la rivoluzione dell’auto elettrica e a seguire la guida autonoma», ha commentato Klaus Schmitz, esperto di auto e partner di Arthur D. Little. Clima ed e-mobility sono la «tempesta che arriverà e rimarrà», ammonisce.
Volkswagen, Daimler e Bmw, i tre colossi tedeschi, sono tuttavia riusciti a chiudere il 2019 con vendite da capogiro, nonostante la contrazione della domanda mondiale: 2.339.562 le auto vendute da Mercedes-Benz e 2.168.516 quelle di Bmw, entrambe cifre record; 10,8 milioni sono attesi dal gruppo Vw, in crescita sul 2018. È una posizione di forza per affrontare il 2020, sottolinea Schmitz, nonostante margini e cashflows in calo.
L’ambizione di Vw, Daimler e Bmw è sicuramente quella di confermarsi leader nel “new normal automobilistico”. Per il 2023, il mercato mondiale delle auto elettriche potrà contare su 150 e-modelli tedeschi dagli attuali 50. Volkswagen ha capito che puntando con aggressività nella leadership dell’auto elettrica si riscatterà dal Dieselgate: da un milione di auto elettriche prodotte entro il 2023 è passata ora al nuovo traguardo di 1,5 milioni per il 2025. Mentre Bmw e Daimler puntano sulla transizione e l’ibrido.
L’auto elettrica e l’auto ibrida sono anche la chiave per centrare in futuro i tetti alle emissioni di Co2 imposti da Bruxelles. Il 2020 non sarà un’annata traumatica, perché sono state concesse molte esenzioni ed esclusioni e sono ammessi veicoli in coppia. A partire da quest’anno le auto vendute nell’Unione europea hanno un nuovo limite di 95 grammi di emissioni di Co2 per chilometro: questa soglia può essere facilmente rispettata dalle auto ibride, perché iniziano con il motore elettrico con emissioni zero e poi passano a quello a benzina. Il 2021 sarà sotto questo profilo un’annata ancora soft per i produttori di auto, ma dal 2022 le multe saranno salate e difficilmente evitabili: «Le case automobilistiche tedesche proveranno a non subire le sanzioni e i danni reputazionali che ne conseguono», pronostica Schmitz.
Quale che sia l’anno della svolta, non è detto che i marchi tedeschi che ambiranno alla leadership in futuro lo faranno trainando l’intera produzione domestica, che intanto sta calando. «I grandi produttori tedeschi hanno una prospettiva globale sulla produzione e la competitività è il loro principale obiettivo, indipendentemente da dove verrà prodotta l’auto del futuro», ha commentato un esperto del settore, per il quale la delocalizzazione sarà determinante. La Germania rischia di diventare una piattaforma di assemblaggio di pezzi prodotti altrove.
Lenta come un bradipo nel cambiare rotta, ma veloce come una gazzella quando c’è da battere la concorrenza, l’industria dell’auto tedesca sta aumentando gli investimenti in innovazione (50 miliardi nella mobilità elettrica e 25 miliardi nella digitalizzazione entro il 2024), sta puntando sulle joint venture per economie di scala. Ma la Germania pagherà un conto salato in termini occupazionali. Il professor Ferdinand Dudenhöffer, dell’autorevole Car-Center Automotive Research alla Universität Duisburg-Essen, prevede un taglio complessivo di 125mila dipendenti a tempo pieno dell’industria dell’auto in Germania per il 2030, rispetto agli attuali 835mila. «Questo taglio occupazionale sarà inevitabile nel corso delle due ondate di cambiamento. Nella prima ondata 2020-2025, i tagli si concentreranno sugli ingegneri specializzati nel motore a combustione. Nella seconda ondata, 2025-2030, i posti di lavoro nel settore manifatturiero saranno i più colpiti. In totale, saranno 125mila», spiega. I primi modelli tra l’altro hanno margini di profitto ridotti, come per esempio la i3 della Bmw, mette in chiaro Dudenhöffer. Questo modello è molto costoso, la carrozzeria è in carbonio non in alluminio o in acciaio e i margini sono ridotti.
«L’industria dell’auto in Germania dipende per il 40% del suo giro d’affari da quanto vende in Cina», sottolinea l’esperto di Car Research, e aggiunge: «Ritengo che la Germania debba avvicinarsi alla Cina. Le nostre aziende ora possono insediarsi in Cina con le loro controllate senza più partner cinesi, gli spazi si ampliano».
La Vda (Verband der Automobilindustrie), l’associazione di categoria del settore automobilistico in Germania, non fa giri di parole nel denunciare le altissime tasse societarie e i costi del lavoro e dell’energia molto elevati che frenano la competitività e l’industria manifatturiera domestica tedesca. La Vda chiama il governo GroKo di grande coalizione Cdu-Csu e Spd a fare la sua parte. Non è un caso se dal 1° febbraio l’associazione sarà guidata da una ex-politica, la 52enne Hildegard Müller, ex parlamentare della Cdu ed ex-dirigente di Innogy.
I numeri complessivi sul mercato dell’auto forniti dalla Vda sono preoccupanti. Le immatricolazioni e la produzione su scala globale sono crollate dal 2017 al 2019 e caleranno anche quest’anno per colpa della contrazione in Usa e Cina: veicoli passeggeri 2019 a quota 80,1 milioni, un calo del 5% (4,1 milioni in meno rispetto al 2018) e 2020 previsto a 78,9 milioni (-1% rispetto al 2019 e poco sopra il 2015).
Anche per la Germania, il 2020 dell’auto corre il rischio di chiudersi con il segno meno: le immatricolazioni nel mercato domestico tedesco sono aumentate del 4% nel 2019, ma la Vda prevede che caleranno del 4% quest’anno.
L’export risente del rallentamento globale: per le auto tedesche il calo è stato del 12% nel 2019 (scese a 3,5 milioni) rispetto al 2018, -20% dal 2017 al 2019 (da 4,4 milioni a 3,5). La produzione domestica dell’automotive in Germania ha contribuito a frenare il Pil l’anno scorso, che ha sfiorato la recessione tecnica e che risente della recessione del settore manifatturiero dalla fine del 2018: -8% nel 2019 (4,7 milioni) rispetto al 2018 (5,1 milioni) e meno 17% dal 2019 al 2017 ( da 5,6 milioni a 4,7 milioni). Per Vda, sarà un miracolo se esportazioni e produzione di veicoli per passeggeri nel 2020 manterranno i valori del 2019.