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 2020  gennaio 12 Domenica calendario

Il padre di Vasco Rossi internato nel lager nazista

ZOCCA (Modena) Novella Corsi un poco preoccupata lo è: «Ho quasi novant’anni, cammino male. Sarebbe più comodo se mi facessero ritirare la medaglia di mio marito in Comune a Zocca». 
Novella è la mamma di Vasco, e da qualche giorno ha saputo che suo marito Giovanni Carlo Rossi, camionista, deceduto nel 1979 a 56 anni - quando il loro figlio già era abbastanza spericolato ma non ancora di successo - è stato insignito della Medaglia d’Onore per il suo passato di internato militare (era artigliere) in un lager nazista, a Dortmund: era tra i settecentomila soldati italiani che dissero no al nazismo dopo l’armistizio dell’8 settembre, pagandola cara come tutti quelli come lui. Carlino (così lo chiama Novella) fu catturato all’Isola d’Elba il 17 settembre. Aveva vent’anni. In migliaia morirono nei lager, mentre il signor Rossi riuscì a portare a casa la pelle: quasi solo quella però, perché quando tornò dalla Germania a Zocca nell’ottobre del 1945 pesava 43 chili. «Non ha mai aperto bocca su quello che aveva passato», dice la signora Novella.
E’ stata lei a firmare la domanda per l’onorificenza, prevista da una legge del 2006 per gli ex deportati, accolta e completata con la firma del presidente Mattarella a fine dicembre. Probabilmente la medaglia con il nome di Giovanni Carlo Rossi sarà già in viaggio verso la Prefettura di Modena, ma ancora non si conoscono le decisioni del nuovo Prefetto sulla cerimonia di consegna, che pure potrebbe aver luogo anche presto, nel Giorno della Memoria il 27 gennaio. La mamma di Vasco ne è felice, a dir poco: anche se la impensierisce la storia di questo viaggio che deve fare da Zocca a Modena («In macchina, con tutte quelle curve»). 
Ma ci sarà anche Vasco con lei signora, vi farete compagnia... «Io non vado, con tutte quelle curve. E poi Vasco deve partire non so se ci sarà». Ma se non andasse darebbe a suo figlio un grosso dispiacere no? «Non voglio dargli un dispiacere. Una volta nella vita debbo andare, per quell’uomo che ha sofferto tanto. Certo, me l’avessero data prima quand’ero un po’ più giovane... ma si sa che lo Stato ci mette tempo a fare le cose. E pensare che la medaglia l’aveva avuta anche il papà di Carlino, che aveva combattuto in Africa». Tre generazioni di medaglie, i Rossi. Per un motivo o per l’altro. 
In realtà lo Stato non ci ha messo molto, per una volta. Vasco aveva raccontato la storia di suo padre su Facebook. L’anno scorso l’ha letta Elisa Bonacini, presidente dell’Associazione «Un ricordo per la pace». A mettersi in contatto con il team Vasco Rossi ci ha messo più lei che non lo Stato a dare la medaglia: la aiutò un articolo sul Resto del Carlino, al quale finì per rivolgersi: «Stiamo facendo altre ricerche sulle peripezie del signor Rossi. Vorrei poter avere l’assenso di Vasco per poter intitolare a suo padre il "Museo per la Pace" che avrà una sezione dedicata agli internati militari italiani». 
Bonacini è di Aprilia, annusa le storie dei figli rock con un fiuto implacabile: da una testimonianza diretta, riuscì a scoprire che il padre dell’ex Pink Floyd Roger Waters era stato ucciso nella sua Aprilia e non ad Anzio come credeva lui. Lo contattò, ebbe risposta con celerità anglosassone, e Roger partecipò all’inaugurazione di un memoriale intitolato appunto a Eric Fletcher Waters. «Ma quando Carlino era deportato io non lo conoscevo neanche. Quand’è tornato avevo 15 anni - riprende la signora Novella - l’ho conosciuto dopo, eravamo della stessa frazione di Zocca. Ma adesso le passo la Ivana, lei sa tutto più di me, ha allevato Vasco e dopo di lui anche Luca, il figlio di Vasco, sempre il nostro bimbo anche se ha già 28 anni». Ivana è l’amica del cuore di Novella, vivono in simbiosi da quando gli ormai coniugi Rossi andarono ad abitare dalla frazione a Zocca: «Loro sopra, e io con mio marito al piano di sotto - dice la Ivana - e ancora è così».
Che figlio è Vasco Rossi, signora Ivana? «Un bravo figliolo, attento e affettuoso. D’estate, quando è qui, è sempre dalla mamma tutti i giorni. L’ho visto nascere». Lui ha potuto fare la strada che gli piaceva: «Sì, adesso non è più così, è molto più brutta per i giovani. Non li capisco più adesso i governi. Una volta era diverso, di tante cose non si sapeva nulla». 
Però lei deve dire alla sua amica Novella che 90 anni non sono più tanti com’erano una volta, a Modena a ritirare la medaglia di suo marito ci dovrebbe proprio andare, la deve convincere... «Il guaio è che due anni fa è caduta, s’è rotta anzi maciullata il femore e ora fa fatica». 
Che coppia erano, Novella e Carlino? «Bella coppia, molto uniti. Con Vasco erano una bella famiglia, vivevano per quel figlio. Peccato che Carlino non ha visto niente del successo di Vasco. Aveva fatto appena il primo disco, lui tornava a casa con il camion e diceva: «Mi pare di aver sentito parlare di Vasco per radio». 
Vasco, tra l’altro, si chiama così in onore di un compagno di prigionia che aveva molto aiutato Carlino: anche su di lui la Bonacini sta indagando. E intanto Novella sospira: «Sarà contento di lassù, Carlino. Speriamo che lo veda, il suo Vasco».