Corriere della Sera, 12 gennaio 2020
Così sarà riorganizzata Casa Windsor
C he cosa c’è dietro la scelta di Harry e Meghan di dimettersi da «Senior Royal»? C’è l’insofferenza per i riflettori puntati ogni istante, una sovraesposizione che è il destino dei reali. Ma c’è dell’altro. E quel passaggio in cui la coppia dice di volersi «mantenere da sé» lo conferma. Da mesi a Londra si ragiona infatti su una riorganizzazione in Casa Windsor, una «ristrutturazione» aziendale. In fondo per una famiglia reale definita da Filippo, duca di Edimburgo, la «Firm», ditta, nulla di male. Nell’incertezza globale – non solo nella Londra della Brexit – quante società hanno dovuto riorganizzarsi, o peggio tagliare dipendenti, «snellire» i processi decisionali?
È quanto può accadere a Palazzo. Uno sfoltimento della «Firm» accelerato dal caso Epstein che ha travolto il duca di York, Andrea. E dall’annuncio di Harry e Meghan. Tra i temi da tempo sul tavolo della regina c’è infatti quello dei nuovi confini della famiglia reale: oggi ricevono appannaggi in tanti e si discute su come contenerne il circuito. Perché pesa sui contribuenti (anche per la sicurezza). Ma è pur vero che rende ben di più. Quanto? Nel 2017 la monarchia ha generato un volano per l’economia di 1,8 miliardi di sterline. E in fondo, per i contribuenti, la monarchia ha un prezzo low cost: 4,50 sterline a persona, l’anno, per Brand Finance. Il giro d’affari della Corona vale 68 miliardi. E oltre a Crown Estate (migliaia di metri quadri di pregio, da Regent Street a St James’s), i ducati di Lancaster e Cornovaglia, i tesori della Royal Collection e i gioielli per 25,5 miliardi, ci sono Intangible assets per 42 miliardi. Ma anche se rendono i reali, al crescere della famiglia, va delimitato il circuito di «prima linea».
Carlo ha fatto capire che, quando toccherà a lui, vuole una struttura ai minimi termini, con William dedicato agli affari interni, Harry al Commonwealth e pochi altri impegnati col mestiere di Royal. Al vertice Nato lo schieramento era già minimal: la regina, Kate (William era all’estero), Carlo e Anna. E se Eugenie di York disse sì in pompa magna a Windsor (criticata per i costi di sicurezza),le nozze della sorella Beatrice nel 2020, saranno low profile.
Carlo ha fatto capire che quando toccherà a lui
ha in mente una struttura ai minimi termini,
con William agli affari interni, il secondogenito
al Commonwealth e pochi altri membri
della famiglia dedicati al mestiere di Royal
Da tempo Her Majesty, 94 candeline ad aprile, s’interroga sul «dopo di lei». The Way Ahead Group, comitato semi-segreto, indaga sul futuro della Corona con riunioni periodiche. Una sorta di think tank Royal del quale fanno parte Elisabetta II, Carlo, William. Si dice che la regina in queste riunioni abbia fatto capire di non voler andare oltre i 95 anni. Ma come fare se il giuramento della Corona del ‘53 la vincola fino all’ultimo respiro? Così si sono infittite le voci di una reggenza di Carlo (sempre più presente nella vita istituzionale) che si è premurato a rassicurare che la madre resterà al timone a lungo.
«Staffetta anticipata? Non credo a meno che la regina si ammali. Piuttosto sono certo che Carlo farà fare una cura dimagrante alla Firm», conferma al Corriere Laurence Bristow-Smith, diplomatico britannico di lungo corso. Quanto alla regina, dopo il caso Harry e Meghan, sembra decisa a trasformare il problema in un’opportunità: l’occasione per definire gli assetti della Corona per le future generazioni. «Ho lavorato con i royals – continua il diplomatico —: se non sei nella prima linea, come loro, sei fuori dalla successione e la vita è solo protocollo e doveri. Harry ha avuto una carriera militare, lei sul set. Sognano un futuro». Per il Times Meghan ha già firmato un accordo con Disney in cambio di una donazione.
«Harry e Meghan hanno agito in modo genuino ma senza pensare alle conseguenze, quanto a una reggenza non ci credo», risponde da Londra lo storico vicino ai Windsor, Hugo Vickers. Mentre The Atlantic li accusa di «ipocrisia, il peggiore peccato per gli inglesi». Perché «come possono fare un passo indietro da Royal e continuare a sostenere the Queen?» Dopo una lettera-dichiarazione di guerra? Già, la guerra. Quando Harry parlò con il Corriere a Roma, tempo fa, apparve chiaro come l’esser stato sotto il fuoco in Afghanistan l’avesse cambiato. Le manca quell’adrenalina? Con gli occhi azzurri attraversati dal ricordo delle azioni contro i Talebani rispose: «Oh no, servire il proprio Paese è molto importante ma a nessun essere umano può mancare la guerra». E anticipò l’idea degli Invictus Games «come le para-olimpiadi ma per soldati feriti in missione. Ho guardato agli Usa, l’idea viene da lì». Anche ora Harry guarda Oltreoceano per il domani. Apertura al mondo presa da Diana. Ma la scelta sul futuro dei Sussexes sarà presa domani nella tenuta di Sandringham dove la regina ha convocato per un vertice straordinario Harry, William e Carlo.