La Stampa, 11 gennaio 2020
Intervista a Cesare Cremonini
È un anno speciale questo per Cesare Cremonini. Il 21 giugno da Lignano parte il suo nuovo, grande Tour negli stadi, per poi proseguire a Milano (27 giugno San Siro), a Padova, a Torino, 7 luglio a Firenze (Artemio Franchi), il 10 luglio a Roma il 14 luglio a Bari prima di chiudersi il 18 luglio all’autodromo Internazionale Enzo E Dino Ferrari di Imola.
Siamo finalmente arrivati nel 2020 e questo significa grandi emozioni in arrivo, visto che il suo "Cremonini 2C2C The Best Of" sarà celebrato con un tour negli stadi.
«Per ragioni tecniche dobbiamo chiamarlo disco ma per me è un inchino al pubblico e a chi sono stato. È un momento di enorme passaggio della mia vita e ne avevo proprio bisogno. È una grande raccolta dei miei primi vent’anni di carriera ma ci ho messo anche diciotto rarità, demo originali, home recordings e alternative takes che non avevo mai pubblicato e svelano la magia della nascita delle canzoni cogliendone il processo creativo».
In pratica segna una linea di demarcazione fra il suo passato e il futuro prossimo.
«Fare interviste per me è come fare psicanalisi ma non è sempre stato facile poter spiegare questa intenzione musicale visto che solo oggi metto insieme tutti i pezzi».
"Al Telefono" è il singolo scelto per fare da apripista a "2C2C" ed è figlio del processo evolutivo che lei ha iniziato grazie a un brano intitolato "Poetica" incluso nel procedente album.
«È così. Oltre a quello anche le altre cinque novità, tra le quali spicca una strumentale scritta a quattro mani con il mio miglior amico/fratello/bassista Ballo, sono importantissime. È stato come scrivere un nuovo album e anche anagraficamente, ora che compio 40 anni e sono un uomo maturo, ha molto da dire».
Ci parli degli inediti.
«Sono canzoni sull’amore una sull’amicizia estremamente a fuoco su di me. "Al telefono" parla della fine e della sopravvivenza dopo una grande relazione. Ora sono fidanzato con una ragazza molto più giovane di me e nei pezzi nuovi cerco di capire dove sta il vero e il falso; l’amore è diventato importante per decifrare la realtà. In "Giovane Stupida" subisco e soffro grazie allo scontro generazionale. Con piccole provocazioni racconto cose di oggi e gioco quando scioccamente e in modo un po’ retorico chiedo alla mia ragazza: "ma come chi è Mick Jagger"? L’amore è lo specchio dei nostri tempi. Facciamo i conti con l’autorevolezza delle donne e del modo in cui ci correliamo».
Walter Mameli è il nome forte che le ha permesso di diventare l’artista che è oggi.
«Non vedo più la riva da dove sono partito ma pur essendo in mare aperto ora navigo sicuro e veleggio insieme a uno skipper eccezionale».
Il 30 novembre scorso Bologna ha acceso le luminarie di via d’Azeglio con le parole del testo di "Nessuno vuole essere Robin". Il fiume di persone che hanno accolto l’avvenimento era impressionante. Bologna si è fermata per lei.
«Sono ancora in estasi per quello che è successo i bolognesi sanno che amo la mia città e sanno quanto quello che è successo mi abbia fatto piacere. È stata come un’investitura. In più "Robin" è forse la canzone più italiana che ho scritto ed è bello aver ricevuto un omaggio così».
Che idea si è fatto della musica che ci gira intorno?
«Amo la musica che sta nascendo oggi, mi piace la forza di Tha Supreme e ci sono anche altre cose che amo e osservo con attenzione. Certo, prendo quello che mi piace ma sono fedele a me stesso e alla cultura musicale dalla quale provengo. Oggi si parla tanto di streaming ma abbiamo vissuto la stessa cosa con iTunes e prima ancora con altro. Non mi spaventa il supporto ma mi piace la coerenza artistica. I supporti cambiano velocemente nel tempo. Spesso dicevo ai discografici che volevano cambiarmi: mi dispiace ma io sono così e se quest’anno farò un tour negli stadi è per coerenza nei confronti di quello che sono da sempre».
Siamo all’alba di un decennio importantissimo dal punto di vista tecnologico, sociale, comunicativo. Qual è, a oggi, il suo bilancio umano?
«Sono un uomo smarrito nella vita ed entusiasta di non aver più catene. Mi sono perso ma si sta benissimo qui dove sono ed è il territorio ideale per scrivere la seconda parte della mia vita artistica»
È vero che per il prossimo live negli stadi ha dovuto fare delle rinunce?
«Ho rinunciato a un tour invernale indoor per il prossimo Natale che stavano già vendendo ai promoter locali perché voglio concentrarmi sugli stadi. Il centro dello show saranno i 5 inediti e all’estate arriveremo con tre singoli già conosciuti. Credo sarà bello ascoltare i diversi stili musicali dai quali sono passati. Non posso non portare dal vivo questa cosa. Sarò a Imola e quello che faremo all’autodromo è nato dall’esigenza di trovare uno stimolo molto grande per la mia città e la regione in cui vivo che è poi il centro della mia vita. Sono molto grato alla mia terra e le voglio regalare un grande evento di chiusura a un grande tour che sto sentendo come uno dei punti cardine della mia vita professionale».