Corriere della Sera, 11 gennaio 2020
«The New Pope», il Vaticano teatro dell’assurdo
Papa Belardo (Jude Law) è in coma, e il Vaticano rischia di andare alla deriva. A mantenere l’ordine e a far funzionare le cose è il Segretario di Stato Voiello (Silvio Orlando) che, dopo una parentesi tanto imprevedibile quanto misteriosa, riesce nell’impresa di far salire al soglio pontificio Sir John Brennox (John Malkovich), un aristocratico inglese moderato, affascinante e sofisticato che prenderà il nome di Giovanni Paolo III.
Dopo le bizzarrie del giovane Papa, quello nuovo sembra semplicemente perfetto, cita il teologo John Henry Newman, ma in realtà anche lui cela una particolare fragilità e molti segreti. The New Pope, è il sequel di The Young Pope la serie Sky-Hbo-Canal+, firmata da Paolo Sorrentino e prodotta da Wildside. In realtà, questa seconda stagione vive di luce propria (Sky Atlantic).
L’innesto in sede di sceneggiatura di Stefano Bises, accanto a Sorrentino e a Umberto Contarello, ha rafforzato la scrittura degli episodi (in The Young Pope la trama era quasi assente), permettendo al regista di raccontare il suo Vaticano con furibonda impudicizia, quasi fosse un teatro dell’assurdo: le suore con tacchi e rossetto che lavano il Papa in coma, i cardinali faccendieri, la sensualità diffusa, il feticismo di certi prelati, la teologia narrativizzata. Nelle sigle, nella musica, nella rappresentazione del Conclave, Sorrentino compie un sontuoso sforzo figurativo, raccontando una vicenda insieme drammatica e farsesca, popolata di personaggi affascinanti e crudeli (Sofia, la responsabile della comunicazione), vanagloriosi e geniali, devoti e boriosi (lo splendido cardinal Voiello, innamorato di Maradona), spirituali e mondani (non è poca cosa che un Papa si confronti con Marilyn Manson e Sharon Stone, invitando quest’ultima a non accavallare le gambe). La serie è anche una gara di recitazione fra Jude Law e John Malkovich, sfida che la preserva dal rischio della dissacrazione.