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 2020  gennaio 11 Sabato calendario

Quasi 3 milioni di anziani italiani vittime di violenze

Dovremmo provare vergogna tutti. Invece, quando va bene, ci indigniamo per cinque minuti. Altrimenti tiriamo dritti, tanto siamo abituati a notizie del genere. Dopotutto, quella per l’ospizio degli orrori di Palermo è solo l’ultima di una lunga lista di denunce. In Italia un anziano su tre ha subito (o subisce) violenza, e questo è un dato agghiacciante. Nel calderone c’è la qualunque: maltrattamenti fisici, insulti, sberleffi. Che non fanno meno male delle pedate, anzi. Ma come si fa a offendere una persona di ottant’anni, magari costretta su una sedia a rotelle? Con cadenza quasi giornaliera ci troviamo davanti quelle immagini, riprese dalle telecamere a circuito chiuso di turno e con sopra il logo dei carabinieri. Nel bolognese quattro operatori di una struttura sono finiti agli arresti per violenza sessuale sui nonnini che dovevano curare. Anziché accudirli, nelle settimane del bisogno gli urlavano in faccia: «Tanto stai per morire». Di storie simili ne è piena la cronaca. Oramai l’andazzo è questo, cosa siamo diventati? Chiariamoci, perché a generalizzare si fa sempre peccato (e si prendono anche delle belle cantonate). Non tutte le case di riposo del Paese sono così.

INCHIESTE IN AUMENTO
E vivaiddio, verrebbe da aggiungere. Infermieri e badanti onesti ce ne sono: sono la maggioranza e svolgono il loro delicatissimo lavoro con passione.Ma non è questo il punto. Fossero tutte così, le Rsa (le residenze sanitarie assistite), non ci sarebbe nulla da obiettare. Non ci sarebbero, cioè, le centinaia di inchieste che ogni anno impegnano i magistrati italiani. E così i faldoni in procura raddoppiano mentre sui furbetti della (non) assistenza piombano i guai giudiziari. Gli episodi arrivati all’orecchio dell’autorità inquirente (con quel che ne comporta), sono esponenzialmente cresciuti nell’ultimo decennio. Non significa che prima non c’erano violenze, significa che forse adesso qualcosa si muove. Certo: il grosso è, con ogni probabilità, ancora sommerso. Tuttavia bastano i numeri ufficiali del fenomeno per farsi venire la pelle d’oca. Qui, in ballo, ci siamo tutti. Un anziano maltrattato è una tacca sulla coscienza collettiva. Nel 2018 (dati più aggiornati e completi non ce ne sono, quelli dell’anno passato sono ancora in fase di elaborazione) i Nas, i nuclei antisofisticazioni e sanità dell’Arma, hanno controllato 1.936 centri socio assistenziali e 474 rsa da Sondrio a Catania: 657 strutture sono state definite non conformi agli standard minimi per il servizio assistenziale, 574 nella prima categoria e 83 nella seconda. Quindi via con una pioggia di misure e contromisure che la metà basta (a sentire lo schifo di tutta la faccenda): solo quelle penali ammontano a 741 per i centri socio assistenziali e ad altre 133 per le residenze della terza età. Le sanzioni amministrative (al secolo, multe sonanti) si aggirano sulle 863 nel primo caso (per un valore complessivo di mezzo milione di euro: 581.890 euro per essere precisi al centesimo) e sulle 85 (64.972 euro) nel secondo. Alla faccia della legalità. Dice la Fipac, ossia la Federazione italiana dei pensionati, e la tendenza sembra purtroppo confermata dalle statistiche del 2019, che nel biennio 2017-18 nello Stivale è stata chiusa una casa di riposo ogni tre giorni per problemi legati al maltrattamento dei suoi ospiti. Prima la media era di una ogni cinque giorni. Non ci fa onore, neanche un po’. 

CIFRE IMPRESSIONANTI 
La Sigg, la Società italiana di gerontologia e di geriatria, l’insieme di medici che si focalizzano sui pazienti “anta”, sostiene che in Italia ci siano la bellezza di 2,9 milioni (due virgola nove milioni!) di nonnini vittime di violenze psicologiche. «Maledetto vecchio», «Stai zitto, non rompere», «Hai già un piede nella fossa». Robe così, a dir poco raccapriccianti. Che fanno male due volte: una perchè non si dicono proprio e una perchè, a maggior ragione, non si dicono alle persone anziane. Che dovrebbero rappresentare la nostra memoria, non lo sfogatoio di chissà quali deliri di (supposta) superiorità. Invece ci sono altri 400mila nonnini che oltre alle minacce si prendon persino le botte: calci, pugni, sberle in pieno viso. Facile, tra l’altro, accanirsi su un 90enne che ha la reattività di un bradipo e la stazza di un fringuello. Tra di loro ci sono 100mila vittime di stupro, può sembrare strano ma è così: in Emilia Romagna, per esempio, lo scorso febbraio, alcuni anziani sono stati costretti a praticare del sesso orale. Il 68,7% degli ospiti delle case di riposo, secondo un’indagine della Ipasvi, la Federazione nazionale dei collegi degli infermieri, è in stato di contenzione fisica, cioè non può nemmeno muoversi. In Europa, fa sapere l’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono quattro milioni di violenze all’anno a danno degli anziani e si registrano in tutto il continente circa 2.500 morti conseguenti. C’è chi perde la vita per delle complicanze fisiche (colpire ripetutamente un over85 le cui ossa sono di cartapesta non gli fa di certo bene, lo capirebbe anche un bambino) e chi si suicida per la vergogna. È che siamo tristemente in linea con il resto del mondo “civilizzato”. Non che questa sia una scusa accettabile.