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 2020  gennaio 11 Sabato calendario

Il reggiseno al posto della cravatta

La moda come cartina tornasole di questo nostro inquieto presente, gli stilisti come analisti ed esperti di una scienza che non c’è: la futurologia. È successo due volte tra ieri e l’altro ieri sera: la prima alla strepitosa sfilata organizzata da Stefano Pilati alla stazione Leopolda di Firenze, la seconda per l’indimenticabile show che Alessandro Sartori ha magistralmente orchestrato per Ermenegildo Zegna in uno spazio industriale dismesso della Bovisa. In entrambi i casi attraverso i vestiti si sono aperte le porte della percezione sulle trasformazioni dell’uomo in corso nella nostra società. Pilati indaga sull’identità sessuale che non è più così certa e facilmente identificabile. 
La sua collezione giustamente titolata Random Identities supera quindi le barriere del no gender grazie all’innata eleganza del designer che riesce a rendere plausibili perfino gli stivali a tacco alto e un reggiseno da donna al posto della cravatta su una passerella maschile. Lo show si svolge in una sorta di ring disegnato da un potente gioco di luci rosse. Il pubblico sta in piedi tutto intorno godendosi si fa per dire il suono ossessivo e poco gradevole di una viola suonata dal vivo su cui sfilano uomini che sembrano donne e viceversa: un casting fatto al 70 per cento da amici dello stilista. Lui stesso chiude la sfilata mostrando uno dei capi più belli un elegantissimo cappotto cammello con una sorta di ripresa del tessuto al posto della martingala. «Sfilo da quando avevo 18 anni» dirà poi lui nel backstage con quella sua inconfondibile inflessione da enfant gatè di buona famiglia milanese che poteva fare qualsiasi cosa nella vita essendo anche bello come il sole e simpaticamente snob, ma poi ha deciso di lavorare nella moda con esperienze a cinque stelle da Prada, Armani, Yves Saint Laurent e lo stesso Zegna. Da tempo il nostro eroe si è trasferito a Berlino aggiungendo quel certo non so che di underground al suo blasonato background. Il risultato sono due pannelli che fanno l’effetto di una gonna sui pantaloni cargo, le ruche a forma di cresta di dinosauro sulle maniche del biker di pelle, la giacca da smoking sui pantaloni larghissimi e quella voluta confusione di generi e cose che è già avvenuta nelle camere da letto e che non può più essere relegata al fenomeno da baraccone tipo i femminielli raccontati da Malaparte. Sartori applica invece i più avanzati diktat di sostenibilità, riciclo ed economia circolare alla grande tradizione sartoriale italiana. «Sono partito dalla materia spiega il 95 % di quel che produciamo può essere riciclato e questo farà nascere nuovi prodotti a basso impatto ambientale, ma anche una nuova filiera produttiva e nuovi posti di lavoro». 
La sfilata si svolge attorno a un’installazione costruita dall’artista Anne Pattenson con 37 chilometri di nastri ottenuti dagli avanzi (il nome tecnico sarebbe leftover) delle sei collezioni che il bravissimo designer piemontese ha firmato per Zegna. I 52 modelli indossano cappotti che partono dall’idea del loden con lo sfondo piega sulla schiena e arrivano dove gli pare: al parka, all’oversize, al car coat, i capispalla di oggi. Le giacche a 3 bottoni diventano a un petto e mezzo, il doppiopetto ha un solo bottone oppure la cintura e non c’è un solo materiale che non provenga da un lavoro certosino di capi recuperati dagli scarti produttivi dell’azienda, dall’invenduto di outlet e negozi oppure dai campionari delle varie collezioni. 
I capi vengono smontati, fibre e componenti vengono separati prima e rigenerati poi con un sapiente lavoro che prevede una cultura tessile di cui pochi si possono fregiare quanto Zegna. Il risultato? Un uomo che entra nel futuro a testa alta. Ieri a Milano si è svolta anche la sfilata co-ed (uomo e donna) per i 25 anni di moda dei gemelli Dean e Dan Caten. I loro storici capi che fanno dal jeans al montone canadese, dal giaccone a quadroni da ranger a tutta una teoria di giubbotti diventano sulle donne micro che più micro non si può: una specie di bolero sulla classica sventolona in mutande di lana e tacchi alti che ha sempre abitato essenzialmente nell’immaginario di Dean e Dan. Per i maschi, invece, tutto raddoppia, perfino il jeans. Insomma un quarto di secolo e non sentirlo. Blauer presenta oggi B+Plus una capsule di 15 capi co designed da Enzo Fusco e un designer top secret fino all’ultimo momento. Peggio per lui...