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 2020  gennaio 10 Venerdì calendario

Trump-Bloomberg, la sfida inizia al Super Bowl



Trump e Bloomberg si sfidano al Super Bowl, per ora. Entrambi hanno speso 10 milioni di dollari, per comprare uno spot televisivo di 60 secondi da trasmettere durante la diretta più seguita negli Usa. Sarebbe sbagliato però liquidare questa notizia come una curiosità di colore, perché dietro c’è un messaggio molto importante sulla strategia presidenziale dei due miliardari.
La finale di football è il 2 febbraio, giorno prima del caucus in Iowa. L’anno scorso fu seguita da 98,2 milioni di spettatori, e quindi si capisce l’interesse di raggiungerli. In primavera l’ex sindaco di New York aveva commissionato un sondaggio interno per valutare se candidarsi. Il responso era stato negativo per tre motivi: primo, il suo nome fuori da Manhattan non era noto; secondo, con la svolta progressista tra i democratici non era il momento giusto per un miliardario; terzo, gli Usa non sono pronti per un presidente ebreo. A ciò andava aggiunta la diffidenza dei neri, che rimproverano a Bloomberg politiche discriminatorie a New York. Michael aveva rinunciato, ma le difficoltà di Biden lo hanno convinto a tentare il tutto per tutto. Per antipatia verso Trump, ma anche per divergenze politiche fondamentali che vanno dall’ambiente all’economia, dove Bloomberg è più globalista, per finire con l’immigrazione, la razza, il diverso approccio ai valori fondanti della democrazia americana. 
L’ex sindaco repubblicano resta però indietro con la base democratica, e qui entra in gioco il patrimonio personale. Secondo Forbes ha 57,9 miliardi di dollari, nono più ricco al mondo, surclassando Trump che ne ha solo 3,1. Poi è capo di una compagnia specializzata nei dati, decisivi per vincere le elezioni. Prima di candidarsi, si era impegnato ad investire 100 milioni in spot televisivi e digitali contro Donald, ma secondo Advertising Analytics ne ha già spesi 170. Ha puntato sulle promesse non mantenute da Trump su infrastrutture, sanità, e disfunzionalità a Washington. Lo accusa di aver alimentato un boom economico falso, perché la disoccupazione è bassa ma i posti di lavoro non pagano. La sua strategia elettorale prevede di non partecipare ai primi voti, Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina, partendo dal Super Tuesday del 3 marzo. Non si aspetta di trionfare, ma se nessun candidato emergerà, e i democratici andranno ad una «brokered convention», lui farà questa proposta al Partito: io finanzio tutta la campagna con i miei soldi, spendendo almeno il doppio di Trump. Voi girate le donazioni che raccogliete ai candidati per il Congresso. E’ vero che la Casa Bianca non si conquista solo con i dollari, però aiutano. E i 10 milioni del Super Bowl sono l’anticipo di un’offerta non facile da rifiutare.